Rifugio Casera Vecchia di Varrone

Il Rifugio Casera Vecchia è situato nella conca dell'Alpe Varrone alle pendici meridionali del Pizzo Mellasc.

Primo Itinerario: dalla zona industriale sotto Premana

Lasciamo la statale 36 al km. 50 (ponte sull'Adda a Lecco) per prendere la nuova ss 36 dir che sale in Valsassina.
Giunti alla rotonda di Ballabio, all'uscita dell'ultima galleria, continuiamo diritto con la provinciale 62 che percorre il fondovalle fino a Taceno. Qui prendiamo a destra la provinciale 67 verso Premana con la quale arriviamo fino al ponte che precede la salita al paese.

Prima del ponte una stradina scende a sinistra e passa sotto le arcate oppure dopo il ponte un'altra strada scende a destra.
In questo punto un cartello indica: "Partenza itinerari escursionistici e sci alpinistici. Alta Val Varrone e Val Marcia. Località ponte di Bonom. Parcheggio in zona artigianale".
Poco dopo i due percorsi si uniscono. Raggiungiamo i capannoni della zona industriale oltre i quali inizia la stradina che seguendo il torrente risale tutta la valle fino alla Bocchetta di Trona.
Questa stradina è chiamata anche "strada del ferro" o di Maria Teresa perché il suo ampliamento si deve all'imperatrice austriaca che nel 1700 decise di dare un maggiore impulso all'attività estrattiva di questo minerale per l'importanza che esso aveva nell'economia dell'Impero Asburgico.

Parcheggiata l'auto (m. 765) iniziamo la nostra escursione passando accanto ad un cartello che segnala il Rifugio Casera Vecchia di Varrone a nove chilometri e l'agriturismo Giabi a uno.
Tra vecchie baite ci incamminiamo in piano alla sinistra del Torrente Varrone e arriviamo al primo ponte in pietra.
Recentemente (giugno 2012) è stata costruita un'area pic-nic con fontana, tavoli e panche. Quest'area si raggiunge proseguendo alla sinistra del torrente per qualche diecina di metri e attraversandolo con un nuovo ponte. Al termine dell'area pic-nic torniamo ad immetterci sulla strada sterrata.
Se invece attraversiamo il Varrone con il vecchio ponte, giunti sull'altra sponda troviamo due cartelli che indicano gli itinerari che possiamo percorrere.
A sinistra si va in Val Varrone: Alpe Forni-Casarsa (m. 1180) a ore 1, Vegessa (m. 1200) a ore 1.10, Alpe Barconcelli (m. 1415) a ore 1.30, Alpe Artino (m. 1500) a ore 2, Alpe Varrone Rifugio Cai Premana (m. 1670) a ore 2.15, Rifugio Santa Rita (m. 1988) a ore 3.30, Bocchetta di Varrone Rifugio FALC (m. 2120) a ore 3.30, Pizzo Tre Signori (m. 2554) a ore 5.30.
A destra invece si va in Val Marcia: Alpe Chiarino (m. 1560) a ore 2.10, Piz d'Alben (m. 1867) a ore 3, Bocchetta d'Olino (m. 1639) a ore 3, Pizzo Cornagera (m. 2048) a ore 4, Pian delle Betulle (m. 1485) a ore 4.30.
Altri segnavia indicano a sinistra il Lago di Losa a ore 0.45 e l'Alpe Chiarino con una strada a.s.p. in ore 2.30.

Riunitisi i due itinerari, troviamo un torrente che scende dalla destra e attraversa passando sotto in un tubo.
Pochi metri più avanti ci sono un segnale stradale che indica il divieto di transito agli automezzi ed una sbarra metallica che chiude l'accesso. Alla sinistra ci sono delle robuste protezioni in legno (m. 780).
La strada alterna tratti sterrati ad altri con il fondo in cemento.
Camminiamo in leggerissima salita. Alla destra troviamo dei gradini che salgono verso una casa ed una nicchia con la statuetta di una madonna. Superiamo alcune case.
Ignoriamo una sterrata che scende a sinistra verso il Varrone; alla destra invece un altro torrente scende ripidamente e attraversa la strada passandole sotto in un tubo.
Una sterrata si stacca alla destra e retrocede in salita. Un cartello informa che diritto si va verso: Agriturismo Giabi, Rifugio Casera Vecchia di Varrone, Rifugio Santa Rita; a destra verso: Piz d'Alben.
Alla sinistra oltre il torrente vediamo una casa nel bosco.
Passiamo sotto una roccia sporgente (m. 800).
Troviamo poi altre case ed un prato alla sinistra con delle rudimentali panche di legno.

Raggiungiamo l'agriturismo Giabi. Davanti all'edificio c'è una fontana.
Subito dopo con un altro ponte in pietra torniamo alla sinistra del torrente (m. 835).
Ora cominciamo a salire in un bosco di castagni. Superiamo alcuni tornanti e, guadato un ruscello, arriviamo a Gebbio (m. 875).
Dalla sinistra scende il sentiero che proviene da Premana segnalata a ore 0.20 (vedi il secondo itinerario). Altri segnavia indicano proseguendo con la strada: Alpe Forni a ore 0.45, Rifugio Casera Vecchia di Varrone a ore 2.15, Rifugio Santa Rita a ore 3.
Anziché continuare con la strada, che aggira l'abitato sulla destra, preferiamo addentrarci tra le baite per poterle osservare da vicino.
Superiamo così un cartello che indica se il Rifugio Casera Vecchia di Varrone è chiuso o aperto e, dopo due passi in salita, giriamo a destra accanto ad un lavatoio.
Troviamo poi una santella contenente una madonna e, terminate le abitazioni, riprendiamo la strada.

Poco più avanti una stradina sale a sinistra; i segnavia indicano in quella direzione: Premana a ore 1, Alpe Rasga a ore 1.10, Alpe Fraina a ore 2. Proseguiamo diritto.
Dopo aver lasciato a sinistra una casa in cemento e una croce nera a ricordo di una persona deceduta, percorriamo un tratto in leggera discesa con alcune curve e, in alcuni punti, con delle vecchie protezioni di ferro.
Continuiamo poi in leggera salita (m. 865).
Poco dopo troviamo un sentiero che scende a destra. I segnavia indicano in quella direzione: Lago di Losa a ore 0.15, Alpe Chiarino strada a.s.p. a ore 2, Pizzo d'Alben a ore 2.40. Continuiamo diritto.

Più avanti arriviamo alla "Deleguasche". Da sinistra scende dell'acqua incanalata accompagnata da una scala in cemento.
Con un tratto in discesa perdiamo una diecina di metri e raggiungiamo una cappellina dedicata a S. Antonio all'interno della quale, oltre all'immagine del santo, c'è una panchina.
Poco dopo arriviamo al ponte con il quale superiamo il torrente che scende dalla Val Fraina (m. 885).
Prima del ponte un cancello chiude un sentiero che inizia con delle passerelle in ferro sospese sopra il torrente.
Saliamo con alcuni tornanti e poi continuiamo alternando alcuni tratti in leggera salita o discesa.
Di fronte in alto vediamo la chiesetta del "Pignadur" che più avanti raggiungeremo.
Superiamo una statuetta della madonna chiusa in una gabbietta di ferro e iniziamo a salire con alcuni tornanti su fondo in cemento.
Passiamo accanto al muretto di contenimento di un torrente che scende da sinistra e, con un tratto ben lastricato, arriviamo alla chiesetta (m. 1005).
Dopo un tratto quasi in piano riprendiamo a salire con alcuni tornanti passando accanto ad un crocefisso e ad una cappellina dedicata a S. Uberto, patrono dei cacciatori.
Sulla destra c'è anche una fontanella mentre sull'altro lato ci sono un tavolo e delle panche.
Continuiamo con altri tornanti e superiamo un rivolo d'acqua che attraversa la strada e va poi a gettarsi nel Varrone.

In vista delle case dei Forni, troviamo un bivio e, ignorata la stradina di sinistra, continuiamo diritto lungo il torrente.
Tra le case, una palina segnavia informa che ci troviamo ai Forni di Sopra (m. 1105). Inoltre vengono indicate le antiche miniere a ore 1.45 e il rifugio S. Rita a ore 3.
Troviamo anche una fontana e vediamo il torrente compiere due piccoli salti artificiali. Un rivolo attraversa la strada.
Verso le ultime case ignoriamo sulla destra un sentiero che scende al torrente e poco dopo lo supera con un piccolo ponte di ferro. I segnavia indicano in quella direzione Barconcelli e Casarsa.
Continuiamo con la strada, che in questo tratto è ben lastricata, trascurando un sentiero a sinistra e due stradine che scendono a destra verso un ponticello di legno con il quale è possibile attraversare il torrente.
Un cartello informa che stiamo per arrivare a Vegessa (m. 1180). Qui le case sono quasi tutte uguali con il piano terra in pietra a vista e il piano superiore bianco.
All'inizio della frazione troviamo un bivio e andiamo a sinistra passando accanto ad una croce, una madonnina e una fontana.
Superate le ultime case troviamo un altro crocefisso e un'area pic-nic con alcuni tavoli. C'è anche un cartellone che parla della "strada del ferro" che stiamo percorrendo.

In lieve salita superiamo un bosco di larici e vari cespugli di rododendro.
Più avanti troviamo una fontanella sulla sinistra (m. 1250) e poi guadiamo un ruscello che attraversa la strada. Qualora l'acqua fosse abbondante è possibile passare su un mezzo tronco messo ai bordi della strada a modo di rudimentale ponticello.
Continuiamo in piano. Dopo una curva ignoriamo una stradina sulla sinistra e osserviamo il torrente effettuare qualche piccolo salto artificiale.
Raggiungiamo un bivio (m. 1270); nei pressi di un immagine della madonna, dei cartelli indicano a sinistra l'Alpe Varrone e il rifugio, mentre a destra si va ad Artino.
Più avanti uno sbarramento del torrente forma un piccolo laghetto poi, superata un'altra fontanella continuiamo nel bosco e riprendiamo a salire.
Dopo un paio di tornanti raggiungiamo il Ponte del Dente. Sulla destra il torrente forma una piccola cascata (m. 1360).

A questo punto alcune frecce, che si riferiscono ad una gara podistica, indicano un sentiero a sinistra in ripida salita. Ci sono anche dei segnavia che segnalano un'area pic-nic e un punto panoramico a 5 minuti.
Prendendo questo sentiero possiamo tagliare il successivo tornante accorciando un poco il cammino ma soprattutto possiamo arrivare nei pressi di una bella cascata (m. 1415).
Più avanti ci immettiamo nuovamente sulla strada e saliamo abbastanza ripidamente con alcuni tornanti.
Lasciamo a destra un sentiero segnalato che conduce all'Alpe Artino in ore 0.30, all'Alpe Barconcelli in ore 1.00 e ai Laghitt in ore 2.00 e continuiamo con altri tornanti, uno dei quali, ben transennato, si sporge come un balcone sulla vallata (m. 1515). La strada in alcuni punti è lastricata.
A sinistra, oltre un'area pic-nic, vediamo una piccola cascata. Poco dopo troviamo una piccola croce.
Fiancheggiamo poi una valletta nella quale il torrente seguita a scorrere impetuoso anche se con minore portata.

A questo punto ignoriamo un sentiero sulla sinistra con il quale, guadato il torrente si risale la montagna (m. 1595). I segnavia indicano in quella direzione: Bocchetta di Lareggio a ore 1.30, Alpe Fraina a ore 2.40, Premana a ore 4.00. Continuando diritto invece vengono segnalati: Rifugio Casera di Varrone a ore 0.15, Rifugio Santa Rita a ore 1.10, Bocchetta di Trona a ore 1.30.
In fondo, davanti a noi, già vediamo il Pizzo di Trona e il Pizzo Varrone che chiudono la testata della valle.
Superiamo un'altra fontana la cui acqua attraversa il cammino e arriviamo ad un incrocio (m. 1655). I segnavia indicano a sinistra: il Rifugio Casera Vecchia di Varrone a 0.10, la Bocchetta di Trona a 1.10 e il Pizzo dei Tre Signori a 2.40; a destra: le miniere di ferro a 0.10, il Rifugio Santa Rita a 1.00 e la Val Biandino a 1.30; diritto: le miniere di ferro a 0.30, gli antichi forni fusori a 0.45 e il S. Rita a 1.45.
Camminando quasi in piano superiamo un piccolo ponte con il quale ci immettiamo nell'ampia conca di Varrone. Il rifugio è sulla sinistra.

Tempo impiegato: ore 3.00 - Dislivello: m. 940 -30
Data escursione: dicembre 2008

Secondo itinerario: da Premana (Via Risorgimento)

In questo caso proseguiamo in auto con la provinciale 67 fino a Premana.
Percorrendo la via principale del paese, dopo aver lasciato a sinistra il parcheggio sopraelevato, prendiamo sulla destra Via Risorgimento e la seguiamo per km. 1.2 fino a trovare sulla destra l'inizio del percorso.
Un grande cartello marrone indica: Alpe Forni-Casarsa (m. 1180) a ore 1, Vegessa (m. 1200) a ore 1.10, Alpe Barconcelli (m. 1415) a ore 1.30, Alpe Artino (m. 1500) a ore 2, Rifugio Casera Vecchia di Varrone (m. 1670) a ore 2.15, Rifugio Santa Rita (m. 1988) a ore 3.30, Bocchetta di Varrone Rifugio FALC (m. 2120) a ore 3.30, Pizzo Tre Signori (m. 2554) a ore 5.30.
Conviene proseguire per altri 200 metri fino al tornante sinistrorso dove inizia la sterrata per la Val Fraina. Qui all'interno del tornante c'è il parcheggio della Cooperativa di Consumo nel quale però, dalle ore 8 alle ore 20 dei giorni feriali, la sosta è consentita solo per due ore (m. 990).

Lasciata la macchina e tornati al grande cartello marrone prendiamo una stradina in discesa con il fondo in cemento (m. 985).
Lasciamo subito a destra una vecchia stalla-fienile.
Alla destra ci sono delle protezioni di ferro mentre alla sinistra c'è un muro.
Ignoriamo dei gradini che scendono a destra verso un prato mentre alla sinistra troviamo una fontana incassata nel muro sopra la quale leggiamo: "Bruuch".

Lasciamo a destra una casa, superiamo una grata per lo scolo dell'acqua e continuiamo con un sentiero quasi in piano (m. 975).
Entriamo nel bosco. Superiamo una semicurva verso destra.
Proseguiamo in discesa. Alla sinistra c'è una santella con la statua di S. Padre Pio. Per un tratto il sentiero diventa una mulattiera (m. 970).
Continuiamo in leggera discesa su sentiero (m. 965).

Proseguiamo in discesa con una bella e pietrosa mulattiera. In basso alla destra vediamo un baitello tra i castagni.
Superiamo una semicurva verso sinistra.
Scendiamo dei gradini, in modo abbastanza ripido (m. 960).
Percorriamo un ampio tornante sinistrorso.
Continuiamo con due curve destra-sinistra vicine tra loro.
Quasi in piano percorriamo una curva verso destra.
Saliamo due gradini.
Superiamo una semicurva verso sinistra.

Con un breve tratto in piano su fondo sterrato e con protezioni di ferro ai lati, percorriamo una curva verso destra e su di un ponticello in cemento attraversiamo il Torrente della Val Creghencighe che vediamo scendere a cascata dalla sinistra (m. 945).
Alla sinistra, subito dopo c'è una statuetta di S. Antonio chiusa in una gabbietta di ferro e poco più avanti una vecchia stalla sulle cui pareti è stato dipinto un segnavia a bandierina con il numero 2.
Troviamo un tronco alla destra, collocato raso terra a rinforzo del sentiero.
Dopo un tratto su mulattiera, proseguiamo su sentiero e superiamo due semicurve verso sinistra.
Continuiamo in leggera discesa. Alla sinistra abbiamo un muro di pietre a secco (m. 935).
Riprendiamo a camminare su mulattiera.
Scendiamo alcuni gradini (m. 930).

Dopo un tratto in leggera discesa, quasi in piano percorriamo un tornante destrorso presso il quale attraversiamo un torrente (m. 920).
In leggera salita superiamo una semicurva verso sinistra e proseguiamo in leggera discesa.
Ignoriamo un sentierino che sale a sinistra e continuiamo quasi in piano.
Percorriamo una curva verso destra e un ampio tornante sinistrorso.
Proseguiamo in discesa con una parete di roccia alla sinistra (m. 915).
Quasi in piano superiamo una semicurva verso destra (m. 905).

In modo abbastanza ripido scendiamo dei gradini.
Percorriamo tre tornanti: sx-dx-sx vicini tra loro (m. 900).
Presso un ampio tornante destrorso attraversiamo un ruscelletto (m. 890).
Continuiamo in leggera discesa su sentiero sterrato.
Superiamo una semicurva verso sinistra e un curva verso destra (m. 880).
Presso una curva verso sinistra, poco sotto alla destra vediamo due baite.
Percorriamo una semicurva verso destra e con una passerella in cemento attraversiamo un torrente.

Ci immettiamo sulla sterrata che proviene dalla zona industriale sotto Premana. Siamo a Gebbio (m. 875). I segnavia indicano, dietro: Premana a ore 0.20; verso sinistra: Alpe Forni a ore 0.45, Rifugio Casera Vecchia di Varrone a ore 2.15, Rifugio Santa Rita a ore 3. Andiamo a sinistra, passando tra le case di Gebbio o aggirandole alla destra, e proseguiamo come descritto nel primo itinerario.

Tempo impiegato: ore 2.50 - Dislivello: m. +830 -145
Data escursione: settembre 2007 - agosto 2021

Terzo Itinerario: da Laveggiolo

Lasciamo la statale 38 a Morbegno per prendere sulla destra (sud) la statale 405 della Val Gerola che, all'uscita dell'abitato, diventa la provinciale 7.
Dopo 14 chilometri arriviamo a Gerola. Superato l'abitato prendiamo sulla destra la strada per la frazione Laveggiolo e la percorriamo interamente.
Dopo km. 4.5 raggiungiamo il piccolo borgo e lasciamo la macchina nel grande parcheggio al termine della strada (m. 1471).

Sulla sinistra c'è una grande bacheca con tettuccio alla quale è affissa una cartina della zona.
I segnavia all'inizio del percorso indicano: Sentiero della Memoria; Rifugio Trona Soliva a ore 1.30, Rifugio Falc a ore 2.30.
Ci incamminiamo su di una sterrata in piano con alcune case sulla destra.
Poco dopo cominciamo a salire tra alberi e prati. In alcuni punti sulla sinistra c'è una staccionata in legno.
Più avanti sulla sinistra si stacca un sentiero (m. 1505). I segnavia indicano a sinistra: sentiero n. 148; Rifugio Trona Soliva, Rifugio Falc a ore 2.30 E, Pizzo Tre Signori a ore 3.45 EE.
Possiamo proseguire diritto con la sterrata oppure prendere il sentiero che ci farà risparmiare una quindicina di minuti. (a=sentiero b=sterrata)

a) Il sentiero inizia con un breve tratto in discesa ma subito procede in piano.
Camminiamo accanto a una recinzione che chiude una proprietà privata, entriamo nel bosco e superiamo due baite ed un baitello.
Troviamo poi un capanno di legno, un'altra baita, un rudere e un baitello in un tratto in lieve salita.
Il sentiero ora si restringe, superiamo altre due baite e raggiungiamo una fontana e un bivio. Alcune scritte su dei massi indicano il rifugio Trona Soliva a sinistra in piano e Vedrana a destra in salita.
Superiamo un ruscelletto che attraversa il sentiero.
Proseguiamo con lievi saliscendi fino al guado di un torrente (m. 1515).
Dopo una breve salita, con protezioni di legno sulla sinistra, continuiamo quasi in piano tra i prati.
Una freccia bianca su di un masso indica il Rifugio Trona davanti a noi. Proseguiamo tra i larici.
Raggiungiamo un torrente e lo superiamo con un rudimentale ponticello realizzato con sei tronchi (m. 1520).
A sinistra c'è una piccola area pic-nic con un tavolo in legno e due panche e, sempre a sinistra, si stacca anche un sentiero per Castello.
Procediamo diritto lungo il nostro sentiero che ritorna a salire. Troviamo alcuni gradini che agevolano il cammino.
In leggera salita, superiamo il letto in secca di un torrente che scende dalla montagna alla nostra destra (m. 1550).
Ora saliamo ripidamente fino ad un tornante destrorso.
Dopo un tratto con minore pendenza, con alcuni ripidi tornanti, raggiungiamo la strada sterrata che avevamo precedentemente abbandonato (m. 1605). Una freccia su una pietra indica il Rifugio Trona Soliva verso sinistra.

b) La sterrata prosegue alternando tratti con pochissima pendenza ad altri in salita. In alcuni punti è attraversata da canaline per il deflusso dell'acqua.
Troviamo sulla destra una fontana con l'acqua che scende in una piccola vasca scavata in un tronco di legno.
Più avanti raggiungiamo una stanga di ferro, di colore verde, che chiude il transito agli automezzi.
Superiamo alcuni ruscelli che bagnano il cammino e ignoriamo una stradina che si stacca sulla destra.
Arriviamo così alla base della testata della valle dove possiamo scegliere se guadare un torrente o superarlo su tre lunghi tronchi di legno (m. 1640).
La strada, disegnando una “V” rovesciata, inizia a percorrere l'altro versante della vallata.
Dapprima in leggera discesa e poi con maggiore pendenza scendiamo a raggiungere una casa che troviamo sul lato destro della strada.
Dopo due tratti quasi in piano, interrotti da una breve discesa, troviamo il sentiero precedentemente descritto che si innesta dalla sinistra (m. 1605).

Continuiamo in salita con la sterrata; ignoriamo un sentiero che sale a destra e, dopo un tornante, un altro a sinistra.
Passiamo sotto i fili dell'alta tensione. Un ruscelletto da destra attraversa la strada.
Nuovamente sotto dei fili dell'alta tensione e poi in piano, dopo aver ignorato un sentiero a destra, arriviamo ad una baita.
Riprendiamo a salire e dopo un tornante, in un tratto in piano, troviamo sulla sinistra un sentiero e l'indicazione "rifugio" (m. 1760).

Lasciamo la sterrata e saliamo ripidamente, attraverso un bosco di larici. Alcuni gradini di pietra e di legno agevolano il cammino.
Superato questo deciso strappo usciamo dal bosco nei pressi di un tavolo con panche che invita ad una breve sosta (m. 1840).
Sul versante opposto possiamo vedere le due dighe che chiudono a valle i laghi di Pescegallo e di Trona.
Il percorso prosegue in piano protetto a valle da una staccionata di legno.
Un sentiero proveniente dalla nostra destra si unisce al nostro.
Ora si può vedere lassù in alto anche la terza diga, quella che chiude il lago d'Inferno. Davanti a noi cominciamo a vedere il rifugio Trona Soliva.
Passiamo accanto a un traliccio dell'alta tensione. Un segnavia indica, nella nostra direzione di marcia, il Pizzo dei Tre Signori e il rifugio Trona Soliva, quest'ultimo a 10 minuti di cammino.
Una breve discesa ci fa abbassare di una quindicina di metri fino a un fontanino, poi proseguiamo in piano a mezza costa seguendo i poco panoramici tralicci dell'Enel.
Superiamo un baitello e due muretti a secco.
Incontriamo il sentiero che sale ripido da Gerola; qui una rudimentale mappa su un masso indica le tre direzioni: Laveggiolo, Gerola, Trona.
Raggiungiamo un torrente e dopo averlo seguito per pochi metri, lo attraversiamo.
Pochi passi in salita e poi, in piano, raggiungiamo il rifugio Trona Soliva (m. 1907).

Proseguiamo in lieve salita tra i prati.
In piano passiamo ancora sotto i fili dell'alta tensione e superiamo due rivoli d'acqua.
Dopo aver oltrepassato tutto l'altopiano, riprendiamo a salire con pendenza lieve.
Poi un deciso strappetto ci porta in un punto panoramico (m. 1975) dal quale possiamo vedere bene la diga e il lago di Trona.
Dopo un tratto in piano, riprendiamo a salire verso una baita.
Superiamo un rivolo d'acqua e, dopo una breve ripida salita, raggiungiamo a una grande vasca per l'acqua.
Poco dopo arriviamo ad un bivio (m. 2040): i segnavia indicano a sinistra il Pizzo dei Tre Signori e a destra la bocchetta di Trona. Prendiamo quest'ultimo.

Seguendo tracce di sentiero e radi bolli bianco rossi a bandierina, saliamo dapprima lievemente e poi in modo più ripido verso la bocchetta di Trona.
Incontriamo una pozza d'acqua e poi un sentiero che proviene da sinistra.
Su una pietra vediamo delle frecce che indicano il rifugio FALC davanti a noi e Laveggiolo/Trona nella direzione opposta.
Arriviamo alla bocchetta di Trona (m. 2092).
Davanti a noi ci sono i ruderi della Casa Pio XI, rifugio-colonia estiva della Federazioni Oratori Milanesi, distrutta dai nazifascisti nel 1944, per togliere ai partigiani un punto di appoggio.
Alla nostra sinistra, a monte della bocchetta ci sono invece i ruderi di un ex-fortino trasformato in seguito in cappella (m. 2122).
Vari segnavia indicano:
alle nostre spalle: rifugio Trona a ore 0.20, Val Gerola a ore 2;
a sinistra: rifugio FALC a ore 0.30, Pizzo Tre Signori a ore 2, Trincee Militari a ore 0.10, rifugio Grassi a ore 2.15
davanti a noi: rifugio Casera Vecchia di Varrone a ore 1, Alpe Forni a ore 2
davanti ma un poco a destra: Bocchetta di Lareggio a ore 1.20, Pizzo Mellasc a ore 2.40, Monte Rotondo a ore 4.30

Passiamo sotto i cavi dell'alta tensione e iniziamo a scendere con poca pendenza su di una stradina sterrata situata sul lato destro della Val Varrone.
Ripassiamo sotto altri cavi e, dopo il primo tornante a sinistra, proseguiamo in piano.
Al tornante successivo troviamo un abbeveratoio.
Ora possiamo continuare in leggera discesa con altri tornanti o tagliarli con un sentiero accorciando un poco il percorso.
Il sentiero torna poi a immettersi sulla stradina nel punto in cui salendo questa si biforca (m. 1910). Alcuni segnavia indicano nella direzione dalla quale proveniamo la Bocchetta di Trona a ore 0.30 e il rifugio Trona a ore 0.50. L'altro ramo invece torna a salire verso il centro della valle e conduce al rifugio FALC a ore 0.30, al rifugio Santa Rita a ore 1 e al Pizzo Tre Signori a ore 1.50.
Ignorata questa deviazione continuiamo a scendere con maggiore pendenza lungo una serie di tornanti.
Superiamo due tratti con il fondo in pietre e cemento attraversati da due rivoletti d'acqua.
Dopo altri tornanti, continuiamo in lieve discesa con un tratto rettilineo.
Lasciamo poi la stradina per prendere un sentiero sulla destra che tra i prati conduce al rifugio.

Tempo impiegato: ore 3.00 - Dislivello: m. +621 -417
Data escursione: giugno 2005

Escursioni partendo dal Rifugio:


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