ex Rifugio Bolettone

Il Rifugio Bolettone è situato a pochi passi dalla vetta dell'omonimo monte (m. 1320) sul quale sono stati eretti un altare, una nicchia con una madonnina e una grande croce.

Un pannello riporta la sagoma, il nome e l'altezza della cime visibili verso nord. Arrivando qui in una limpida giornata potremo ammirare partendo da sinistra (ovest): Monviso (m. 3841), Gran Paradiso (m. 4061), Grivola (m. 3969), Boletto (m. 1236), Corno Bianco (m. 3320), Gnifetti (m. 4554), Dufour (m. 4834), Campo dei Fiori (m. 1227), Cervino (m. 4478), Alphubell (m. 4206), Dom (m. 4545), Weiss Miess (m. 4023), Bisbino (m. 1325), Leone (m. 3583, Bietschorn (m. 3934), Generoso (m. 1701), Finsterarhorn (m. 4274), Sasso Gordona (m. 1410), Basodino (m. 3274), Colmegnone (m. 1383), P. di Vogorno (m. 2442), Costone (m. 1441), Pizzo Camoscè (m. 2226), M. di Lenno (m. 1589), P. di Gino (m. 2245), Galbiga (m. 1698), Preaola (m. 1417), Bregagno (m. 2107), S. Primo (m. 1685), Gruf (m. 2936), Palanzone (m. 1436), Legnone (m. 2609), Disgrazia (m. 3678), Grigna Settentrionale (m. 2410), Grigna Meridionale (m. 2184), P. Diavolo di Tenda (m. 2914), Carrè Alto (m. 3482), Corno di Canzo Occ. (m. 1373), P. Arera (m. 2512), Resegone (m. 1875), Guglielmo (m. 1949), Albenza (m. 1424).

Primo itinerario: dal Parco del Viceré (diretto)

Alla rotonda di Erba prendiamo la provinciale n. 639 in direzione Como.
Dopo due chilometri circa, giriamo a destra in Via Don Orione. Arrivati ad una rotonda proseguiamo sulla destra verso Albavilla.
Alla successiva rotonda andiamo ancora a destra seguendo le indicazioni per l'Alpe del Viceré e il Buco del Piombo.
Attraversando Albavilla, arriviamo in Piazza Fontana e giriamo a sinistra attorno alla chiesa di S. Vittore Martire. Raggiungiamo così due piazze unite: Roma e Garibaldi. In fondo a quest'ultima prendiamo alla destra Via XX Settembre.
La strada poi cambia nome, diventa dapprima Via Roscio e poi Via Partigiana, e sale con vari tornanti fino al Parco del Vicerè (m. 900).
L'accesso al parcheggio del parco costa per le autovetture € 3 per le prime quatto ore, € 6 oltre; per i motoveicoli € 1 per le prime quatto ore, € 2 oltre. C'è posto gratuito per una diecina di vetture sulla sinistra prima dell'ingresso.
Da qui partono vari sentieri per i rifugi della zona. Quello di seguito descritto è il più diretto per il Rifugio Bolettone; un altro risale il Monte Bolettone dalla destra (est) passando per il Rifugio Capanna Mara (vedi il secondo itinerario); un terzo da sinistra (ovest) passando per il Rifugio Baita Patrizi (vedi il terzo itinerario).

Lasciata la macchina, in piano attraversiamo il parcheggio con una sterrata tra gli alberi.
Superiamo una stanga, alla destra della quale c'è un pannello con una cartina della zona.
Poco dopo arriviamo ad un bivio dove un grande cartello mostra una foto del Villaggio Alpino al Parco Alpe del Vicerè risalente al 1935. Alla sinistra prende avvio la stradina per il Rifugio Bolettone.
Prendiamo questa stradina e, poco dopo, lasciamo a destra alcune costruzioni, tettoie e bagni, di servizio al parco.
Ora il bosco è più fitto e, in leggera salita, raggiungiamo un'altra stanga. Anche qui, alla sinistra, troviamo un pannello con una cartina della zona (m. 920).
Subito dopo arriviamo ad un bivio dove trascuriamo la stradina alla sinistra e continuiamo diritto. Un cartello infatti indica davanti il Rifugio Bolettone. Un segnale stradale vieta il passaggio agli automezzi. Alla destra c'è una baita.

Gli abeti lasciano il posto ai faggi. Continuiamo in salita con due strisce di cemento ai lati della stradina.
Più avanti la pendenza aumenta e diventa abbastanza ripida (m. 945).
Di tanto in tanto troviamo una cunetta per lo scolo dell'acqua. Troviamo anche dei pali o delle traversine infilate in verticale come protezione sul lato verso valle, principalmente all'inizio dei tornanti.

Alla destra c'è una grotta con la statuetta di una madonnina. Su di un cartello leggiamo: "Madonna della Salute" (m. 960).
Percorriamo un tratto con poca pendenza. Alla destra troviamo una piccola croce in memoria di una persona scomparsa nel 2007. Torniamo a salire (m. 985).
Per un centinaio di metri il fondo stradale è formato da un misto di pietre e cemento (m. 1000) poi proseguiamo su sterrato con le due strisce di cemento ai lati.
Nuovamente con un fondo di pietre e cemento percorriamo un tornante destrorso ignorando un sentiero che prosegue diritto. Vediamo una freccia rossa (m. 1025).
La pendenza aumenta un poco.

Ignoriamo un sentiero che sale a sinistra segnalato da un segmento rosso dipinto su di una radice scoperta (m. 1040).

La stradina diventa sterrata e raggiungiamo un tornante sinistrorso (m. 1060). Un cartello indica il Rifugio e il Monte Bolettone a ore 0.30 seguendo il tornante. Un altro cartello indica con un sentiero che continua diritto il Monte Broncino (dove ci sono i ruderi di un'antica torre di avvistamento raggiungibile in cinque minuti).
Seguiamo il tornante e dopo pochi passi troviamo un altro cartello che indica il "Sentéé di Carej" che scende a destra. Continuiamo diritto verso il Bolettone.
Alla sinistra ci sono degli alberelli e alla destra degli abeti.

Poco dopo una freccia rossa indica un sentiero a sinistra, che scorre parallelo e rientra più avanti. Proseguiamo in leggera salita con la stradina.
Da questo punto in avanti tutti i tornanti hanno il fondo in cemento e pietre. Nella parte iniziale del tornante, il lato a valle è protetto con delle vecchie traversine ferroviarie sistemate in verticale. Tra un tornante e l'altro la stradina è sterrata ma con due strisce di cemento ai lati.

Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 1085), uno destrorso (m. 1095) e uno sinistrorso (m. 1110).
In modo abbastanza ripido arriviamo alla curva a destra presso la quale ritroviamo il sentiero della freccia rossa che qui attraversa la stradina. Continuiamo con la stradina come indicato da un'altra freccia rossa (m. 1120).
La pendenza diminuisce un poco. Troviamo altre protezioni sulla sinistra (m. 1125).

Presso un tornante destrorso il sentiero della variante (descritto più sotto) prosegue diritto (m. 1150). I segnavia indicano il Rifugio e il Monte Bolettone a ore 0.30 seguendo il percorso principale e dietro l'Alpe del Vicerè a ore 0.25. Continuiamo con la stradina.

Raggiungiamo una curva a sinistra (m. 1155) dalla quale ci affacciamo sul versante nord e possiamo così vedere le Grigne, il Resegone, i Corni e il Cornizzolo.
Più avanti riusciamo a vedere anche il Palanzone e la Capanna Mara. Il bosco è terminato; ora camminiamo tra prati e radi alberi (m. 1165).

La pendenza aumenta. Raggiungiamo un tornante sinistrorso, rinforzato all'esterno da un basamento di pietre. Qui troviamo anche un masso piatto che può fungere da sedile. L'assenza di alberi a valle consente una bella veduta panoramica sui monti e sui laghetti del Triangolo Lariano (m. 1190).
Presso un tornante destrorso ignoriamo un piccolo sentiero che prosegue diritto (m. 1200).
Dopo un tornante sinistrorso la pendenza diventa abbastanza ripida (m. 1215).
Percorriamo un ampio tornante destrorso.
Ora la pendenza è minore (m. 1230). In fondo vediamo il rifugio.
Superiamo una semicurva verso sinistra molto ampia (m. 1260).
Continuiamo con un lungo traverso mentre la pendenza, poco alla volta, si affievolisce.

Raggiungiamo uno slargo. Davanti, poco lontano, c'è il cancello chiuso e la recinzione del rifugio, anch'esso chiuso da diverso tempo.
Con pochi passi a destra in salita raggiungiamo una panca di legno e un pannello con un cartellone che parla della Bocchetta del Bolettone (m. 1300). Un sentiero scende a destra protetto sul lato a valle. I segnavia indicano in quella direzione: Bocchetta di Lemna, Capanna Mara. Bella la vista sul Lario e sui monti.

Mantenendoci sul crinale proseguiamo verso sinistra tra alberelli.
Troviamo una palina con altri segnavia che indicano dietro, da un lato: Bocchetta di Lemna, Capanna Mara a ore 0.30; dall'altro (quello che abbiamo percorso): Alpe del Viceré a ore 0.50, Albavilla a ore 1.50.
Passiamo dietro al rifugio. Il sentiero si biforca, a sinistra costeggia la rete di recinzione in leggera salita mentre alla destra sale con maggiore pendenza.
Al termine del boschetto raggiungiamo la croce sulla vetta del monte.

Tempo impiegato: ore 1 - Dislivello: m. 410
Data escursione: gennaio 2012 - novembre 2019

- Variante.
Al tornante destrorso, dove i segnavia indicano il Rifugio e il Monte Bolettone seguendo la stradina, prendiamo invece il sentiero, indicato da una freccia, che esce subito dal bosco (m. 1150).
Agevolati da alcuni piccoli tronchi che fanno da gradino percorriamo un tratto in leggera salita seguito da uno con maggiore pendenza.
Poi, nuovamente in leggera salita, terminati i gradini, troviamo sulla sinistra una staccionata che fa da protezione a valle (m. 1180).
Proseguiamo in piano tra radi alberi. Sulla destra troviamo un rudimentale tavolo di legno e due panche.
Continuiamo con poca pendenza tra i prati. Alla sinistra ci sono alcuni alberi.
Dopo un tratto in salita (m. 1205), percorriamo un lungo traverso, praticamente in piano passando a valle del rifugio, tra prati e alcune giovani betulle.
Prima di raggiungere una fila di abeti, ad una biforcazione, prendiamo il sentiero sulla destra che, poco dopo, piega ancora a destra e comincia a salire ripidamente mantenendosi ad una diecina di metri di distanza dagli alberi (m. 1225). Anche alla sinistra degli abeti sale un sentiero parallelo.
Poi la pendenza aumenta ancora. Alla destra c'è la palizzata che fa da recinzione al rifugio.
Raggiungiamo un boschetto e lo attraversiamo camminando sulle radici degli alberi che fanno da gradino.
Sbuchiamo poi nel prato di fronte alla croce sulla vetta. Il rifugio è sulla destra.

Secondo itinerario: dal Parco del Viceré per la Capanna Mara

Raggiungiamo il Parco del Viceré e parcheggiamo la macchina (vedi il primo itinerario).
Nei giorni di minore affluenza conviene proseguire con una strada asfaltata che, aggirando il parco sulla destra, dopo 400 metri conduce ad un parcheggio gratuito, sotto gli alberi, nei pressi di un bar.

Lasciata la macchina, in ogni caso dobbiamo raggiungere quest'ultimo piccolo parcheggio e incamminarci in piano sulla stradina asfaltata. Un cartello segnala il Rifugio Cacciatori a 150 metri.
Fatti alcuni passi, troviamo altri segnavia che indicano: Rifugio Cacciatori a ore 0.10, Capanna Mara a ore 1, Monte Palanzone a ore 2.10.
Camminiamo tra due recinzioni: alla sinistra c'è una staccionata e alla destra dei semplici cavi metallici,
Dopo pochi passi in salita, sulla sinistra troviamo una fontana. Continuiamo quasi in piano.
Lasciamo a destra un sentiero segnalato che scende alla Scala di Legno, Caino e alla Scala di Ferro. Un cartello segnala alla destra il confine della Riserva Naturale; altri cartelli simili li troveremo in seguito.
Poco dopo, sulla sinistra, poco visibile tra gli alberi, c'è una madonnina.

Ancora pochi passi e raggiungiamo il cancello, generalmente aperto, che precede il Rifugio Cacciatori (m. 910).
La strada ora si restringe, diventa sterrata e procede in leggera salita. Di tanto in tanto troveremo una canalina per lo scolo dell'acqua. Un cartello indica il divieto di accesso agli automezzi. Un altro segnala il percorso n. 23 per la Capanna Mara raggiungibile in ore 0.40.
Successivamente lasciamo a sinistra un garage in lamiera.
Sulla destra invece, poco più avanti, troviamo una bacheca in legno con incisa la frase: "La montagna ci accoglie, viviamola con serenità". La stessa frase la troveremo anche al bivio che precede la Capanna Mara.
Percorriamo un tratto in salita con il fondo in cemento e pietre, inizialmente con protezioni a destra.
Al termine della salita torniamo su fondo sterrato. Un cartello informa che ci troviamo al "Doss del Fràsan" (m. 955).
Proseguiamo con pochissima pendenza.

Troviamo poi, sulla sinistra, un monumento con gli stemmi dei comuni di: Tournon-sur-Rhone, Tain l'Hermitage, Fellbach e Erba. Una freccetta indica la Mara su di una piccola piastrella. C'è anche un lungo sedile in pietra.
Subito dopo, sempre a sinistra, ci sono due panche in legno e una in pietra, accanto ad una fontana; un cartello avverte che l'acqua non è potabile.
Trascuriamo un sentiero sulla destra e riprendiamo a salire con il fondo in cemento e pietre.
Dopo una curva, ignoriamo un altro sentiero che si inerpica a sinistra (m. 965). Un cartello su di un albero segnala che anche con questo sentiero è possibile raggiungere il rifugio. Un altro cartello, sul retro dello stesso albero, indica anche la Fonte Carrei e il Monte Broncino.

La stradina torna ad essere sterrata e procede dapprima quasi in piano e poi in leggera salita. In alto a destra, cominciamo a vedere tra gli alberi il bianco edificio della Capanna Mara.
Percorriamo un breve tratto su pietre e cemento e poi torniamo a camminare su sterrato, quasi in piano e con delle protezioni in legno alla destra. Alla sinistra troviamo una panchina (m. 980).
Proseguiamo in leggera salita su pietre e cemento. In due punti alla destra ci sono delle protezioni. Un ruscello attraversa passando sotto in un tubo.
Percorriamo un breve tratto sterrato, poi continuiamo con il fondo in pietre e cemento e con delle protezioni alla destra.
Dopo pochi passi in leggera discesa, continuiamo in piano su sterrato. Alla sinistra vediamo una cavità sotto ad una roccia (m. 990).

Un cartello su di una betulla, informa che siamo arrivati a "Praa di Punt". Alla destra c'è una breve protezione in legno (m. 995).
Proseguiamo in leggera salita e, per un breve tratto, su pietre e cemento.
Poi, presso una curva a sinistra, troviamo una panchina sulla destra. La stradina ritorna sterrata (m. 1000).
Camminiamo in piano e poi in leggera salita. Il fondo ridiventa in pietre e cemento e poi ancora sterrato e pianeggiante. Alla sinistra vediamo una pietra che può fungere da rudimentale sedile.
Nuovamente con il fondo in pietre e cemento, percorriamo una breve salita (m. 1020) che termina presso una curva a sinistra. Poco più avanti alla sinistra, troviamo un'altra panchina. Proseguiamo quasi in piano su sterrato.
Attraversiamo una pineta. Un cartello avverte che siamo in località "Praa dal Panza" (m. 1025).
Dopo una curva a destra proseguiamo tra faggi, betulle e alberelli.
Dopo un tratto con poca pendenza, ne percorriamo un altro in salita con il fondo in pietre e cemento (m. 1035), seguito da un altro quasi in piano su sterrato.
Torniamo poi a salire nuovamente con il fondo in pietre e cemento.

Alla sinistra, presso una ampia curva all'esterno della quale c'è una staccionata di legno, troviamo una croce ai cui piedi una targa reca incisa questa frase: "Io sono la via della verità e della vita. A ricordo dei pastori e contadini che con fatiche laboriose e oneste hanno coltivato questi terreni. La parrocchia di Crevenna erige. 5 maggio 1991."
Siamo in località "La Lista" come indicato da un cartello su una betulla (m. 1065).
Proseguiamo in leggera salita su sterrato e troviamo altre due panchine sulla sinistra.
Poi la pendenza aumenta e il fondo diventa lastricato. Ignoriamo un sentiero che si stacca sulla destra (m. 1090).
Un cartello su un albero informa che siamo a "Praa Bosc" (m. 1105). Alla sinistra ci sono rade betulle e alberelli; alla destra degli abeti.

La Capanna Mara (m. 1125) è ormai di fronte a noi. Poco prima di raggiungerla la sterrata gira a sinistra. I segnavia indicano a sinistra: Bocchetta di Lemna a ore 0.05, Bocchetta di Palanzo a ore 0.45, Rifugio Palanzone a ore 1; diritto, proseguendo oltre la Capanna Mara: Monte Puscio a ore 0.20, Alpe del Prina a ore 0.45, Caslino a ore 1.45. Sulla destra invece altri segnavia indicano in discesa il Sentiero della Dara: San Salvatore in ore 1.10, Erba FNM a ore 2.10.

Andiamo a sinistra e raggiungiamo il valico che mette in comunicazione la Val Bova e la Val di Gaggia (m. 1155). Siamo ad un bivio. Un cartellone parla della Bocchetta di Lemna. Un cartello indica a sinistra il Rifugio Bolettone a 30 minuti e a destra il Rifugio Riella a 50 minuti. Altri segnavia indicano a sinistra il Rifugio e il Monte Bolettone a 45 minuti. Alla sinistra ci sono tre rudimentali panche e una staccionata. Bello il panorama verso nord sul Lago di Como e i monti della Valtellina e, sull'alto versante, sui laghetti che chiudono a sud il Triangolo Lariano.

Andiamo a sinistra dapprima quasi in piano e poi in salita. Lasciamo a sinistra un'altra panca ed entriamo nel bosco. Ora le protezioni a valle sono alla destra.
Percorriamo un tratto allo scoperto nel quale troviamo alla sinistra due panche e le protezioni (m. 1175).
Poi torniamo a salire tra gli alberi con le protezioni alla destra.
Terminati gli alberi, proseguiamo con minore pendenza e con le protezioni alla sinistra (m. 1200).
Poi, all'ombra di alcuni alberelli, camminiamo dapprima in salita e poi quasi in piano (m. 1215).

Alternando tratti al sole e all'ombra, percorriamo un tratto in discesa al quale fanno seguito alcuni saliscendi nel bosco (m. 1200).
Il sentiero si sposta leggermente alla sinistra del crinale. Alcune aperture tra gli alberi consentono di vedere le Grigne, i Corni, il Resegone, il Cornizzolo e i laghetti.
Poi riprendiamo a salire nel bosco.
Più avanti il sentiero si sdoppia solo per aggirare alcuni alberi.
Percorriamo un tratto con poca pendenza e torniamo a salire.
Il sentiero, che continua a dividersi e a riunirsi, ora ci porta in cresta.

Giunti alla fine del bosco (m. 1245) continuiamo con un prato alla sinistra e alcuni alberi alla destra.
Poi in sentiero si sposta verso destra e prosegue a mezza costa con bella la vista sul lago di Como e sulla dorsale che partendo dal Bisbino segue il lago. Dietro possiamo vedere il San Primo e le Grigne.
Poco dopo alla destra inizia una lunga protezione in legno (m. 1260).
Più avanti, con un passo in salita, superiamo alcune radici. Percorriamo un tratto con poca pendenza ed uno in salita.

Poi in leggera salita raggiungiamo uno slargo (m. 1300) dove ci sono quattro panche e un cartellone che parla della Bocchetta del Bolettone. In basso a sinistra c'è la sterrata descritta nel primo itinerario. Alcuni segnavia indicano dietro: Bocchetta di Lemna, Capanna Mara, Bellagio a ore 7.40.
Proseguiamo diritto con poca pendenza tra alberelli e arriviamo ad un altro bivio. I segnavia indicano dietro: Bocchetta di Lemna, Capanna Mara a ore 0.30; dietro verso sinistra: Alpe del Viceré a ore 0.50, Albavilla a ore 1.50.
Scendendo a sinistra ci immettiamo sulla sterrata poco prima che questa termini davanti al cancello del Rifugio Bolettone. Proseguendo invece diritto tra gli alberi, costeggiamo la rete metallica che fa da recinzione al rifugio e, terminato il bosco, con pochi passi tra l'erba raggiungiamo la croce sulla cima del monte.

Tempo occorrente ore 1.30 - Dislivello: m. 430 -20
Data escursione: luglio 2012 

Terzo itinerario: dal Parco del Viceré per la Baita Patrizi

Un centinaio di metri prima dell'ingresso nel parcheggio del Parco del Viceré (vedi il primo itinerario), prendiamo una stradina asfaltata sulla sinistra, all'inizio della quale alcuni segnavia indicano il Bolettone e la Baita Patrizi. C'è anche una bacheca con una cartina della zona (m. 900).
Quasi in piano entriamo nel bosco. Fatti alcuni passi, troviamo un bivio dove ignoriamo una stradina che si stacca sulla destra e ritorna al parcheggio. Proseguiamo diritto. La strada ora è sterrata. Un cartello segnala il divieto di transito agli automezzi trattandosi di una strada agro-silvo-pastorale.
Alla destra vediamo un cavo teso tra gli alberi.

Più avanti ignoriamo una stradina che esce a sinistra. Alla destra invece, nel parco, vediamo alcuni tavoli e panche.
Percorriamo un tratto privo di alberi alla sinistra. Un cartello indica la Baita Patrizi nella nostra direzione di marcia.
Dopo una curva a sinistra proseguiamo in leggera salita.

Arriviamo ad un bivio. I segnavia indicano a sinistra in piano: Baita Patrizi e Bocchetta di Molina; a destra in salita: Rifugio e Monte Bolettone. Andiamo a sinistra.
Più avanti ignoriamo un sentierino che sale a destra.
Presso una curva a sinistra troviamo un rivoletto che scende dalla montagna e attraversa il cammino.

Poco dopo, superata una curva a destra, troviamo una panca alla sinistra e una croce alla destra. Una scritta recita: "I fanti del 67° ai loro compagni d'arme del 68° Rgt. Ftr. qui caduti. 10.10.1951" (m. 910).
Subito dopo ignoriamo un sentiero che sale a destra e continuiamo in discesa fino ad un'ansa della montagna dove un ruscello attraversa il percorso su di una base in cemento e pietre. Alla sinistra, tempo fa, c'era una madonnina; ora sono rimaste la nicchia vuota e la scritta: "La Madona da Lavalett la vuta i sciuri e puaret" (m. 900).

Saliamo in modo abbastanza ripido verso il Doss Mezzan. A metà circa della salita troviamo alla sinistra una panchina. Un cartello su di un albero porta la seguente scritta: "La bancheta de l'alpino, setas gio e fa un riposino" (m. 925).
Poi ne troviamo un'altra che reca incisa la seguente frase: "La bancheta de Santina e Tugnon che man tira su propi bon". Tutte e tre le scritte sono a firma Bianchi.
Raggiunto il dosso, vi troviamo una casa recintata alla destra. A sinistra invece ci sono: una staccionata con un cancelletto di legno che conduce in un orto dove c'è anche un baitello; una madonnina con la scritta: "La Madona del Doss Mezzan la da sempar una man"; una cartina del Triangolo Lariano (m. 940).

Dopo un tratto quasi in piano, continuiamo in leggera discesa e troviamo una pietra affiorante nel bel mezzo del sentiero.
Presso una curva a sinistra, alla destra ci sono due panchine verdi (m. 935).
Percorriamo un breve tratto quasi in piano.
Proseguiamo in leggera discesa fino ad un tornante destrorso oltre il quale continuiamo quasi in piano seppur con lievi saliscendi.
Alla sinistra c'è una protezione di legno.

In leggera discesa, giriamo a sinistra assecondando un'ansa della montagna dove un ruscelletto attraversa il sentiero (m. 925).
Alterniamo due tratti quasi in piano ad uno in leggera discesa.
Dopo una curva a destra proseguiamo dapprima in discesa e poi quasi in piano.
Percorriamo un tratto in leggera salita. Alcune radici affiorano dal terreno. Alla destra c'è un piccolo slargo.

Scendiamo fino ad una curva a sinistra dove un ruscello attraversa il sentiero su di una base in cemento e pietre. Alla sinistra c'è una staccionata di legno (m. 910).
Torniamo a salire. Un cartello indica alla sinistra il sentiero che scende ripidamente verso una sorgente.
Al termine della salita, quasi in piano e con una protezione in legno alla sinistra, percorriamo due curve sinistra-destra, (m. 920).

In leggera discesa, presso una semicurva verso sinistra, raggiungiamo due passerelle di legno con le quasi superiamo due rivoli (m. 915).
Percorriamo un tratto in leggera salita ed uno quasi in piano.
Continuiamo con poca pendenza; ora il fondo è in cemento e alla sinistra c'è una staccionata che protegge verso un precipizio (m. 920).
Con due curve sinistra-destra torniamo a camminare quasi in piano su sterrato.
Percorriamo pochi metri in discesa con il fondo in cemento e pietre e poi proseguiamo quasi in piano su sterrato.
Presso una semicurva a sinistra, davanti vediamo la Baita Patrizi.
Riprendiamo a salire su sentiero roccioso.
Troviamo alcuni segnavia che indicano davanti il sentiero 18 per la Capanna San Pietro a ore 0.40 e dietro il sentiero 20 che abbiamo percorso per l'Alpe del Viceré a ore 0.35. Di fronte c'è uno slargo. La Baita Patrizi è sulla destra (m. 930).

Ignoriamo la sterrata che scende a sinistra prima di un'area con giochi per bambini.
Lasciamo poi a destra un garage e una legnaia.
Troviamo un'altra stradina che si stacca alla sinistra e proseguiamo diritto su di una sterrata.
Alla destra vediamo una radura con alcuni tavoli e panche.
Un cartello su di un albero indica la Baita Patrizi nella direzione dalla quale proveniamo.
Percorriamo una curva a destra.

Alla destra, un breve sentiero conduce ad una fonte sorgiva, l'acqua della quale esce da un tubo.
Proseguiamo con una curva a sinistra (m. 940).
Ora il fondo della sterrata è un po' sconnesso.
Dopo alcuni passi in salita, quasi in piano arriviamo ad una biforcazione. Qui ignoriamo la stradina alla destra, chiusa da una stanga, che sale verso una casa e proseguiamo verso sinistra passando accanto ad una bacheca di legno (m. 950).
Continuiamo con poca pendenza.

La stradina nuovamente si divide. Ignoriamo il percorso quasi in piano alla sinistra e proseguiamo diritto. I segnavia infatti indicano diritto la Capanna San Pietro e dietro la Baita Patrizi.
Alla successiva diramazione prendiamo la stradina piena di pietre alla destra trascurando l'altra che continua diritto su sterrato (m. 960).
Percorriamo tre curve dx-sx-sx incassate nel terreno circostante (m. 970).
Alla sinistra troviamo una croce ed una foto a ricordo di una persona scomparsa. Qui un sentiero, dopo essersi diviso in due, si immette sulla stradina (m. 980).
Proseguiamo in salita. Un rivolo attraversa il percorso.
Camminando dapprima con pendenza minima e poi in leggera salita, superiamo un tratto incassato.
Scavalchiamo un rivolo (m. 995).
Quasi in piano, percorriamo una curva molto ampia verso destra (m. 1010).
Poi, in leggera salita, giriamo a sinistra.
Con pendenza minima arriviamo ad una curva a destra oltre la quale continuiamo dapprima in leggera discesa e poi quasi in piano con varie semicurve.

Presso una curva a sinistra troviamo un tronco collocato di traverso per dirottare l'acqua piovana all'esterno del percorso (m. 1015).
Continuiamo in salita. Di tanto in tanto troviamo un piccolo dosso che agevola lo scolo dell'acqua.
Dopo una curva a destra, con poca pendenza percorriamo un breve tratto allo scoperto e poi proseguiamo in salita tra gli alberi. (m. 1040).
Alla sinistra vediamo il Monte Boletto (m. 1065).
Con minore pendenza percorriamo un'ampia curva verso sinistra camminando tra prati e alberi più radi (m. 1085).
Torniamo a salire. Alla destra ci sono alcuni alberi mentre alla sinistra felci e altri cespugli.

Troviamo un sentiero non segnalato che retrocede verso destra. I segnavia indicano solamente dietro: Baita Patrizi a ore 0.40, Albavilla a ore 2.10 (m. 1095).
Proseguiamo quasi in piano dapprima con betulle alla sinistra e felci alla destra, e poi tra prati, cespugli e pochi alberi.

In leggera salita arriviamo all'incrocio di sentieri che precede di poco la Capanna S. Pietro, ormai definitivamente chiusa. I segnavia indicano: Bocchetta di Molina m. 1115; a destra-dietro: Monte e Rifugio Bolettone a ore 0.45, Bocchetta di Lemna (Sentiero dei Faggi) a ore 0.45; davanti: Monte Boletto a ore 0.40, Brunate a ore 1.50 (vedi il quarto itinerario); a sinistra: Solzago a ore 1.50 (vedi il sesto itinerario); dietro: Rifugio Baita Patrizi a ore 0.40.
Giriamo a destra e seguiamo il sentiero che sale lungo il crinale occidentale del Monte Bolettone con bella vista, in basso a sinistra, sul Lago di Como.
Dopo un tratto quasi in piano, proseguiamo in leggera discesa tra i noccioli.
Usciamo dal boschetto e vi rientriamo camminando in leggera salita su di pietroso sentiero. Vediamo un segnavia a bandierina giallo e rosso.

Quasi in piano, sull'ampio crinale, arriviamo ad una biforcazione (m. 1125). I segnavia indicano a sinistra con il Sentiero dei Faggi che aggira da nord la vetta del monte: Capanna Mara a ore 1.10, Rifugio Riella a ore 1.50; verso destra con la Dorsale per Cresta: Bocchetta di Lemna. Andiamo a destra in salita.
Al termine del bosco proseguiamo con poca pendenza tra erba e alberelli (m. 1140).
Poi riprendiamo a salire tra giovani betulle.

Ignoriamo un sentiero alla destra e continuiamo diritto, ripidamente (m. 1160).
Dopo questo primo strappo proseguiamo tra l'erba dapprima in leggera salita e poi quasi in piano (m. 1200).
Poi giriamo a destra e torniamo a salire ripidamente. Il sentiero sembra il letto di un torrente.
Passiamo alla destra di un gruppo di betulle (m. 1240).
Il sentiero si divide in due tracce parallele e subito si ricompone.
Proseguiamo con poca pendenza e con alcuni alberi alla sinistra (m. 1260).
Riprendiamo a salire. Nel mezzo del sentiero troviamo tre piccoli tronchi nati dallo stesso ceppo (m. 1265).

Alterniamo due tratti quasi in piano ad altrettanti con poca pendenza (m. 1275).
Poi, quasi in piano, giriamo a sinistra. Alla sinistra ci sono degli alberi e alla destra dei prati (m. 1280).
Dopo un tratto in leggera discesa, proseguiamo quasi in piano attraversando un gruppo di alberi (m. 1270).
Troviamo poi alcuni alberi alla sinistra mentre alla destra c'è il prato. In basso a destra vediamo i laghetti del Triangolo Lariano.
Dopo una breve discesa, troviamo un sentiero che si immette dalla destra (m. 1255).
Percorriamo un tratto in salita, uno in leggera discesa ed uno quasi in piano (m. 1265).
Riprendiamo a salire. Nei prati in basso a destra vediamo un solitario albero.

Con il sentiero più largo, attacchiamo il terzo ripido strappo.
Poi, dopo un tratto con poca pendenza,torniamo a salire (m. 1285).
Troviamo una palina con dei segnavia che indicano dietro: Bocchetta di Molina a ore 0.30, Capanna San Pietro. Davanti vediamo la croce (m. 1315).
Poco dopo, in leggera salita, raggiungiamo la cima del M. Bolettone (m. 1320).
Pochi metri più avanti c'è il rifugio.

Tempo impiegato: ore 2.00 - Dislivello: +510 -100
Data escursione: agosto 2014

Quarto itinerario: dal piazzale CAO

Dalla Via Dante a Como prendiamo Via Tommaso Grossi (nordest), la strada con la quale saliamo dapprima a Brunate (m. 715), poi a S. Maurizio (m. 915) e proseguendo arriviamo al piazzale nei pressi della Capanna CAO (m. 950) dove parcheggiamo l'auto. (Chi volesse fare l'intero percorso a piedi può guardare il settimo o l'ottavo itinerario). Il parcheggio è soggetto al pagamento di un ticket ritirabile all'apposita macchinetta al costo di Euro 1 per la prima ora, Euro 1.50 per le ore successive, Euro 7 giornaliero.
In fondo al parcheggio prendono avvio due strade parallele. I segnavia indicano con quella più a sinistra: Baita Carla a ore 0.10, Baita Bondella a ore 0.25, Rifugio Boletto a ore 0.40; con la sterrata più a destra (Via Baffa): Civiglio a ore 1. Prendiamo la prima, una lunga carrareccia che procede verso est lungo le dorsali del Boletto. C'è anche un cartello giallo che segnala le varie vette che possiamo raggiungere: Boletto (m. 1236), Bolettone (m. 1317), Palanzone (m. 1436) e S. Primo (m. 1685).

Il percorso, contraddistinto dal n. 1 su fondo bianco-rosso, parte in piano con il fondo in cemento lasciando a sinistra la Capanna C.A.O (ristorante-albergo) e il successivo campo di bocce. Alla destra c'è un muretto sormontato da una rete metallica. Entriamo in una pineta.
Superate due semicurve, passiamo tra due garages.
Alla sinistra troviamo il B.B. "Il Bosco di Eva". Alla destra ci sono la Baita Celeste e la Baita Trento.
Poco dopo, presso una curva verso destra, due cartelli segnalano più avanti la Baita Carla e la Baita Bondella.

Torniamo nel bosco. La strada ora è sterrata e procede in leggera salita. Cominciamo a trovare delle canaline di legno per lo scolo dell'acqua di traverso al percorso. Alla sinistra ci sono delle traversine ferroviarie riciclate e collocate al margine della strada come rinforzo. Questo tratto fino alla Baita Carla nel periodo invernale è sempre in ombra.

Alla sinistra troviamo la Baita Carla (ristorante-albergo). Alla destra c'è un prato (m. 980). Ora il fondo è acciottolato.
Terminata la recinzione della Baita Carla, troviamo il segnavia n. 15: Monte Piatto, Torno a ore 2. Poco dopo e prima dell'inizio di un'altra rete metallica, alla sinistra prende avvio questo sentiero. Dalla destra invece si immette il sentiero descritto nel quinto itinerario che sale da Civiglio segnalato in discesa a ore 1. C'è anche un cartello che indica la Baita Bondella a 700 metri e 10 minuti di cammino proseguendo diritto.
Superiamo una semicurva verso sinistra (m. 1000).
Troviamo una baita in legno alla sinistra mentre alla destra si stacca un sentiero.
Poco più in alto, alla destra, c'è una cabina dell'Enel.

Subito dopo, presso una semicurva verso destra, alla sinistra troviamo una grande casa recintata da una rete metallica.
Alla destra un sentiero, chiuso da un cancello, sale verso dei ripetitori (m. 1015).
Continuiamo nel bosco. Alla sinistra, al margine della strada, ci sono alcuni alti faggi. In basso a sinistra vediamo il Lago di Como.

Poco più in alto alla destra vediamo una casa e una baita. I segnavia indicano
- davanti: Baita Bondella, Rifugio Boletto Fabrizio;
- dietro: Baita Carla a ore 0.10;
- a sinistra: Castel d'Ardona a ore 0.30, Monte Piatto a ore 1, Torno a ore 1.30.

Fatti pochi passi, usciamo dal bosco e troviamo uno slargo e il cancello di una grande villa, prima del quale un sentiero si stacca alla sinistra (m. 1035). I segnavia indicano
- con questo sentiero: Pizzo dei Tre Termini a ore 0.15, Monte Boletto a ore 0.30 -Dorsale per Cresta-;
- proseguendo con la strada: Baita Bondella a ore 0.10, Baita Boletto a ore 0.20, Monte Boletto a ore 0.35.
Continuiamo con la strada, quasi in piano, costeggiando l'alto muro di cinta della villa. Su di un cartello leggiamo: "Via Bel Paese". Alla destra ci sono ancora gli alberi, anche se ora non possiamo più dire di essere in un bosco.
Continuiamo con pochissima pendenza.

Alla sinistra, più in alto vediamo una casa di colore giallo. Sul cancello leggiamo: "Marisa" (m. 1040).
Proseguiamo quasi in piano. Alla sinistra, poco più in alto c'è un'altra casa e sul cancello leggiamo in giallo: "Primula" (m. 1055).
Subito dopo, sempre alla sinistra, troviamo una casa bianca con gli infissi blu, e a seguire alcuni garages (m. 1065).
Superiamo una semicurva verso destra e continuiamo in leggera salita con il fondo acciottolato. Alla sinistra c'è un traliccio con dei ripetitori.

Con una sterrata che si stacca alla destra i segnavia indicano: Civiglio capolinea bus n° 5 a ore 1.40, Solzago a ore 1.40, Ponzate a ore 1.55. Proseguiamo diritto.
Poco dopo raggiungiamo la Baita Bondella (m. 1075). La troviamo alla sinistra mentre dall'altro lato ci sono tavoli e panche e una bella vista panoramica.

Lasciamo a destra dei garages in lamiera e continuiamo in leggera salita su fondo acciottolato.
Dopo un tratto in salita percorriamo una semicurva verso sinistra e proseguiamo con poca pendenza (m. 1095).
Troviamo una piastrella con un quadretto raffigurante la Madonna di Fatima e passiamo accanto a due cartelli sui quali leggiamo: "Strada Monte Boletto. Dorsale del Triangolo Lariano" e "Comune di Tavernerio. Divieto di pascolo" (m. 1105).
Percorriamo una semicurva verso destra e un tratto in salita (m. 1110). Continuiamo con poca pendenza.
Presso una curva verso sinistra torniamo a camminare quasi in piano su sterrato (m. 1120).

Poco dopo, più in alto, nel prato alla sinistra, vediamo una pietra con una scritta in rosso a memoria di una persona scomparsa.
Continuiamo con poca pendenza su fondo acciottolato (m. 1125).
Superata una semicurva verso destra troviamo un sentierino che retrocede verso sinistra in salita. Proseguiamo diritto, quasi in piano, su sterrato.
Poco dopo torniamo a camminare con poca pendenza su fondo acciottolato. In alto alla sinistra c'è una casa recintata (m. 1135).
Subito dopo la strada ritorna sterrata e procede quasi in piano.
Continuiamo in leggera salita con il fondo acciottolato (m. 1145).

Raggiungiamo la Baita Boletto Fabrizio. La troviamo alla sinistra mentre dall'altro lato ci sono vari tavoli e panche in cemento e una bella vista panoramica (m. 1155).
Proseguiamo in salita superando due grate per lo scolo dell'acqua. Alla destra c'è una stalla.
Con il fondo in cemento e pietre percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio (m. 1160).
Continuiamo tra radi alberi.
Ignoriamo un sentiero che si stacca alla destra in leggera salita (m. 1185).

Subito dopo un altro sentiero sale a destra verso la cima del Monte Boletto. Possiamo scegliere se proseguire con la strada aggirando alla sinistra il Monte Boletto o salire in cima e ridiscendere l'altro versante.
- Per salire prendiamo il sentiero alla destra che inizia in leggera salita. Poco dopo si divide in due sentieri paralleli che salgono ripidamente. Seguiamo quello più alla destra, più agevole.
Saliamo a mezza costa lungo il versante meridionale del monte. Alla destra del sentiero troviamo quattro pali di legno (m. 1200) e poco dopo un quinto, forse quanto resta di una vecchia recinzione.
Raggiunto un baitello in cemento, chiuso, giriamo a sinistra e continuiamo quasi in piano.
Alla destra troviamo una vecchia baita in cattive condizioni con una tettoia sul lato destro.
Con un ultimo tratto in salita raggiungiamo la cima dove troviamo dei segnavia che indicano: Monte Boletto 1235 m; a destra: Albese per il Dosso Fragorato a ore 2, Bocchetta di Molina (Dorsale per cresta) a ore 0.30; a sinistra: Brunate (Dorsale per cresta) a ore 1.10. Bello il panorama sul Lago di Como, sulle Prealpi Lombarde e sulla vallata sottostante.
Con due tratti in discesa ci abbassiamo verso destra (est) fino a ritrovare la strada.
- Seguendo la strada invece continuiamo tra gli alberi sul versante nord del monte (questa zona d'inverno è sempre in ombra) alternando tratti in piano dapprima a tratti in discesa e successivamente a tratti in salita fino a trovare sulla destra il sentiero che scende dal monte (m. 1160). Qui i segnavia indicano dietro, con il sentiero: Dorsale per cresta, Monte Boletto a ore 0.30; con la strada: Rifugio Boletto a ore 0.20.

Continuiamo in leggera discesa. Alla sinistra ci sono delle betulle e alla destra dei prati.
Proseguiamo in discesa tra alberelli. Qui la sterrata ha due strisce in cemento in corrispondenza del passaggio delle ruote (m. 1145).
Percorriamo un tratto con il fondo in cemento e pietre.
Passiamo accanto ad una pietra con la scritta "nebbia".
Continuiamo in leggera discesa con alberi alla sinistra e prati alla destra (m. 1125).

Presso una biforcazione la stradina si riduce a sentiero. Alla sinistra, dopo una vecchia casa, con pochi passi in discesa si raggiunge la Capanna S. Pietro da tempo chiusa. Continuiamo diritto tra gli alberi come indicato dal segnavia 1 a bandierina.
Dopo un tratto quasi in piano e uno in leggera discesa torniamo allo scoperto e troviamo vari segnavia che indicano: Bocchetta di Molina m. 1115; davanti: Monte e Rifugio Bolettone (Dorsale per cresta) a ore 0.45; Bocchetta di Lemna (Dorsale - Sentiero dei Faggi) a ore 0.45; dietro: Monte Boletto a ore 0.40, Brunate a ore 1.50 (Dorsale); subito a destra: Solzago a ore 1.50 (vedi il sesto itinerario); poco più avanti a destra: Rifugio Baita Patrizi a ore 0.40 (vedi il terzo itinerario).

A questo punto proseguiamo lungo il crinale occidentale del Monte Bolettone come già descritto nella parte finale del terzo itinerario.

Tempo impiegato: ore 2.15 - Dislivello: m. 480 -120
Data escursione: dicembre 2018

Quinto itinerario: da Civiglio verso la Baita Carla

Alla grande rotonda tra Albese e Tavernerio, punto di unione tra la statale 342 e la provinciale 639, proseguiamo con la SP 37/Via Provinciale (venendo da Erba è la prima uscita, da Bergamo la seconda, da Como la terza).

Troviamo poi un'altra rotonda dove giriamo a destra in direzione del centro di Tavernerio (sempre SP 37).
Giunti in fondo (altra rotonda) andiamo a sinistra con Via 1° Maggio verso Solzago-Ponzate (sempre SP 37).
Ad un bivio proseguiamo verso destra con Via Battisti.
A Solzago, superiamo la Località Casina. La strada ora si chiama Via Verdi.
Poco dopo arriviamo ad un bivio all'interno del quale un cartello segnala l'inizio di Como. Andiamo a destra in direzione di Ponzate con una strada che cambia nome tre volte: Via Volta, Via Monte Rosa, Via Ghislanzoni e dopo km 2.2 raggiungiamo il cartello che segnala l'inizio di Civiglio.
Qui troviamo un altro bivio e prendiamo la strada a destra, Via Romano Libico Maraja.
Percorriamo questa strada per settecento metri e, al termine della salita, vediamo sulla destra un piccolo slargo dove c'è posto per alcune autovetture (m. 665).

In alternativa, alla rotonda tra Albese e Tavernerio, continuiamo verso Como. Superati Tavernerio e Lipomo, scendiamo verso il capoluogo lariano con la statale 342 (che qui si chiama Via Statale per Lecco).
Al semaforo, al termine della discesa, continuiamo diritto per un centinaio di metri lungo Via Briantea, fino a trovare sulla destra Via Rienza.
Prendiamo questa strada, che più avanti diventa Via Della Pila e poi Via Zampiero, e la percorriamo in salita per tre chilometri fino a trovare, in questo caso a sinistra, la strada per Ponzate. Continuiamo poi come sopra descritto.

Lasciamo la macchina accanto ad una bacheca con una cartina della zona, una stazione della settecentesca Via Crucis (che sale con Via Daelli dal sottostante paese), e alcuni segnavia che indicano con una sterrata: San Nicola a ore 0.05, Piazzale CAO a ore 1.10, Baita Carla a ore 1.20.
Percorsi pochi metri, raggiungiamo la XII stazione ed un bivio. Possiamo prendere entrambe le direzioni.
- Andando a sinistra, superiamo due paracarri, saliamo alcuni gradini, percorriamo una curva verso sinistra molto ampia lasciando a destra le ultime due stazioni della Via Crucis e infine con una scalinata raggiungiamo la chiesa dedicata a San Nicola da Tolentino (m. 685).
- A destra invece, con una sterrata incassata nel terreno, aggiriamo le due stazioni e la chiesa.
Accanto alla chiesa ci sono quattro panchine e una fontana l'acqua della quale cade in un tronco scavato.

Oltre la chiesa, ignorato un sentiero che si stacca alla sinistra, continuiamo con la sterrata addentrandoci in un castagneto.
Percorriamo due curve destra-sinistra e proseguiamo quasi in piano.
Superiamo due semicurve destra-sinistra.

Raggiungiamo un bivio privo di indicazioni. Lasciamo la sterrata pianeggiante alla destra e prendiamo quella a sinistra in salita.
Continuiamo con una semicurva verso sinistra seguita da una curva verso destra, entrambe incassate nel terreno circostante.
Proseguiamo con poca pendenza.

Percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio, praticamente a 360°. In questo punto tra i castagni ci sono anche degli agrifogli (m. 705).
Continuiamo in salita (m. 720). Alla destra tra gli alberi riusciamo a vedere il Monte Boletto.
Dopo una curva verso sinistra superiamo un tratto in salita (m. 735).
Percorriamo un tornante sinistrorso.

La pendenza diminuisce un poco e percorriamo un tornante destrorso all'esterno del quale, accanto ad una rudimentale panca, si immette un sentiero (m. 755).
Proseguiamo in leggera salita. Un tubo che affiora dal terreno attraversa la strada.
All'interno di una curva verso sinistra troviamo un baitello in cemento.
Alla sinistra, poco più in alto, c'è una panca. La sterrata continua in salita, incassata nel terreno circostante.
Superiamo delle serpentine appena accennate e lasciamo a sinistra uno slargo (m. 775).
Continuiamo con pochissima pendenza. Anche in questa zona oltre ai castagni ci sono degli alberi di agrifoglio.
Percorriamo due semicurve sinistra-destra. Troviamo un rudere alla sinistra (m. 780).

Ora camminiamo su di un largo crinale dapprima quasi in piano e poi in leggera discesa.
Su di un cartello leggiamo: Carbunin mt 800. Lasciamo a destra un roccolo dove ci sono un appostamento per la caccia di colore verde parzialmente coperto dall'edera, un tavolo con panche di legno, un tavolino e una panca di pietra (m. 770). Anche qui troviamo degli alberi di agrifoglio. Alla destra vediamo il Monte Boletto.
Ignorato un sentiero a sinistra e, poco dopo, un'altro alla destra accanto ad un cassottello in lamiera, continuiamo diritto e torniamo a salire.

Proseguiamo con poca pendenza. Alla sinistra ci accompagna un vecchio muretto con pietre a secco (m. 790).
Percorriamo un tratto quasi in piano seguito da uno in salita.
Continuiamo con poca pendenza.
Ora la pendenza è minima e al posto del muretto alla sinistra c'è un muro.
Terminato il muro, alla destra troviamo un tronco collocato raso terra come rinforzo. Poco dopo ne troviamo un altro; questo è tenuto fermo da due pezzi di tubo di ferro fissati verticalmente nel terreno.

Con una curva verso sinistra molto ampia aggiriamo un roccolo che vediamo più in alto (m. 815).
La pendenza aumenta un poco.

Quasi in piano arriviamo ad un quadrivio (m. 825). I segnavia indicano
- a sinistra: Visigna a ore 0.35, Civiglio a ore 0.40;
- davanti-sinistra: Baita Carla  m997 a ore 0.25, Piazzale CAO m950 a ore 0.30, Baita Bondella m1075 a ore 0.40, Baita Boletto (Fabrizio) m1180 a ore 0.55, Monte Boletto m1237 a ore 1.10;
- davanti-destra: Baita Bondella m1075 a ore 1.10, Baita Boletto (Fabrizio) m1180 a ore 1.25, Monte Boletto m1237 a ore 1.40, Strada provinciale a ore 1.15, Ponzate (fontana - centro) a ore 1.25;
- dietro: S. Nicola a ore 0.35, Civiglio a ore 0.40.
Scegliamo il percorso più breve, quello davanti-sinistra, che inizia in leggera salita.

La sterrata diventa una mulattiera. A sinistra, poco più in alto, tra gli alberi vediamo un baitello verde, in muratura, per la caccia.
In questo punto, oltre ai soliti castagni, ci sono pini, betulle, agrifogli e altri alberi (m. 835).
Poco più in alto, alla sinistra, vediamo un baitello di lamiera, in cattive condizioni (m. 845).
Proseguiamo in salita. Il fondo in parte è sterrato e in parte con delle pietre.

In basso alla destra vediamo un albero sradicato (m. 870). Altri li troveremo più avanti.
Proseguiamo in salita (m. 885).
Percorriamo un'ampia curva verso sinistra. Il fondo ormai è formato solo da pietre che affiorano dal terreno (m. 900).
Alterniamo tre tratti in salita ad altrettanti con poca pendenza (m. 915-930).

Arriviamo ad un bivio (m. 945). I segnavia indicano
- con un sentiero che sale a sinistra: Piazzale CAO (innesto Dorsale) a ore 0.10;
- diritto: Baita Carla (innesto Dorsale) a ore 0.07.
Continuiamo diritto.
Il bosco è sempre composto prevalentemente da castagni ma, in questa zona, alla sinistra ci sono anche alcuni grandi faggi.
Dopo un tratto quasi in piano riprendiamo a salire (m. 955).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido poi la pendenza diminuisce un poco.

Ci immettiamo sulla dorsale Brunate-Bolettone (m. 985). Un segnavia indica dietro: Civiglio a ore 1.
[Fin qui abbiamo impiegato ore 1.05 per superare un dislivello di m. 330-10]
Bastano pochi passi a sinistra, in leggera discesa, per raggiungere la Baita Carla (m. 980). Andiamo invece a destra, come precedentemente descritto nel primo itinerario, sino al Monte Bolettone e al rifugio.

Tempo impiegato: ore 3.10 - Dislivello: m. 775 -130
Data escursione: gennaio 2019

Sesto itinerario: da Solzago (località Carlasc)

Alla grande rotonda tra Albese e Tavernerio, punto di unione tra la statale 342 e la provinciale 639, prendiamo l'uscita accanto al Brico (venendo da Erba è la prima uscita, da Bergamo la seconda, da Como la terza) e proseguiamo con la SP 37 (Via Provinciale).
Troviamo poi un'altra rotonda dove giriamo a destra in direzione del centro di Tavernerio (sempre SP 37).
Giunti in fondo (altra rotonda) andiamo a sinistra con Via 1° Maggio verso Solzago-Ponzate (sempre SP 37).
Ad un bivio proseguiamo verso destra con Via Battisti.
Giriamo poi ancora a destra per prendere Via Manzoni con la quale in salita arriviamo alla chiesa di San Giovanni Battista.
Lasciata a sinistra la chiesa proseguiamo con Via Nazario Sauro.
Arrivati in Località Carlasc, troviamo uno slargo sulla destra con un piccolo parcheggio dove lasciamo la macchina. Di fronte c'è un cartellone, al quale tempo fa era stata affissa una cartina della zona che ora non c'è più (m. 510).

Ci incamminiamo, quasi in piano, lungo la strada asfaltata alla sinistra del cartellone.
Poco dopo arriviamo ad un bivio. La segnaletica indica, diritto: Via alla Gilasca; a destra: Via N. Sauro, Loc. Fontana di sotto, Nisiate. Continuiamo diritto in leggerissima salita tra le case.
Percorriamo due curve, entrambe verso destra. Presso la seconda troviamo vari cespugli di rosmarino.
Proseguiamo in salita tra due recinzioni.

Lasciamo a sinistra la strada privata Selva Bella (m. 530).
Poco dopo le case terminano. La strada si restringe ed è incassata nel terreno circostante. Un cartello indica la frazione Gilasca (m. 540).
Troviamo due tombini. Lasciamo a destra un pollaio.

Poco dopo raggiungiamo il piccolo abitato di Gilasca (m. 550).
Quasi in piano cominciamo ad aggirare le case verso destra.
La strada inizia a scendere. Subito percorriamo una curva verso sinistra e troviamo un altro cartello, destinato a chi arriva in senso opposto, che indica Gilasca. Qui lasciamo l'asfalto e prendiamo una stradina sterrata sulla sinistra che, quasi in piano, entra in un bosco composto in prevalenza da castagni, ma anche da noccioli, agrifogli e altri alberi (m. 540).

Poco dopo, alla sinistra troviamo la stradina che scende dalle case (praticamente potevamo passare in mezzo all'abitato invece di aggirarlo).
In leggera salita arriviamo ad un bivio dove troviamo un cancelletto di legno dipinto di verde. Andiamo a destra come indicato da un bollo rosso.
La stradina è incassata nel terreno circostante (m. 560).

Alla sinistra si stacca una sterrata chiusa da una stanga di ferro (m. 570).
Poco dopo percorriamo una curva verso sinistra. Alla destra c'è una recinzione con pali di legno e una rete a quadrotti. C'è anche un cancelletto (m. 575).
Ignoriamo due sentieri e una stradina, vicini tra loro, che si staccano alla sinistra (m. 585).
Alla destra ci sono una recinzione e un cancelletto.
Superiamo alcuni dossetti di terra.

Ad una biforcazione continuiamo diritto ignorando la stradina che sale a sinistra (m. 590). Subito dopo, alla destra c'è un cancelletto verde.
Alla destra troviamo uno slargo e un altro cancelletto di legno.
Ad un'altra biforcazione continuiamo diritto trascurando la stradina che scende a destra (m. 600).
Superiamo un tratto incassato nel terreno circostante.

Poco dopo inizia il primo tratto con il fondo lastricato con pietre e cemento (m. 605).
Continuiamo poi con minore pendenza su sterrato e superiamo alcune semicurve (m. 610).
Percorriamo un tratto in salita con il fondo lastricato e, quando la pendenza diminuisce, proseguiamo su sterrato (m. 620).
Dopo un tratto quasi in piano torniamo a salire.
Superiamo una curva verso destra (m. 640).
Proseguiamo poi in leggera salita.

Quasi in piano percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio (m. 645).
Continuiamo con poca pendenza. Alla destra c'è una valle alberata.

Poi proseguiamo in salita con la stradina incassata nel terreno circostante (m. 665).
Dopo un tratto con il fondo lastricato torniamo a camminare su sterrato e percorriamo una curva verso destra (m. 670) e una verso sinistra (m. 680).

Più avanti superiamo un tratto incassato tra pietre alla sinistra e il terreno alla destra (m. 705).
Percorriamo un breve tratto in salita con il fondo lastricato seguito da un breve tratto sterrato con pochissima pendenza (m. 715).
Superiamo un tratto lastricato ed uno breve sterrato (m. 720).

Torniamo a salire su fondo lastricato. Alla destra troviamo delle protezioni realizzate con tronchi orizzontali tenuti fermi da paletti di legno (m. 725).
Ritorniamo a camminare quasi in piano e su fondo sterrato. Ignoriamo un largo sentiero che sale alla sinistra.
Il fondo della stradina ridiventa lastricato. Camminiamo con poca pendenza e, alla destra, troviamo dei tronchi stesi raso terra e tenuti fermi da paletti di ferro verticali dipinti di verde.
Proseguiamo quasi in piano con il fondo sterrato (m. 730).
In leggera salita percorriamo un tratto lastricato seguito da uno sterrato con protezioni alla destra realizzate con paletti di legno che reggono un tronco orizzontale.

In lievissima salita, superiamo un tornante destrorso attraversato da un ruscelletto che troviamo asciutto (m. 745).
Continuiamo con poca pendenza. Superiamo una semicurva verso sinistra (m. 750).
In salita ne superiamo altre due.
Percorriamo un tratto incassato nel terreno circostante (m. 760).
Continuiamo con poca pendenza.
Superiamo una semicurva verso destra.
La stradina è ancora incassata nel terreno (m. 770). Continuiamo in salita.

Con il fondo lastricato percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio (m. 785).
Proseguiamo con poca pendenza su sterrato passando accanto ad un grande castagno (m. 795).

In salita e nuovamente con il fondo lastricato, percorriamo un tornante destrorso molto ampio incassato nel terreno (m. 795). A metà del tornante la pendenza diminuisce.
Continuiamo su sterrato.
Proseguiamo quasi in piano e subito ignoriamo un sentiero che scende verso destra all'inizio del quale un cartello indica il divieto di transito ai ciclisti.
Poco dopo troviamo anche una stradina che scende a destra.

Un sentiero sale verso sinistra (m. 810). Alcuni segnavia indicano a sinistra: Baita Bondella (innesto dorsale) a ore 0.45; diritto: Bocchetta di Molina, Capanna S. Pietro (innesto dorsale) a ore 1; dietro: Solzago a ore 1. Proseguiamo diritto con pochissima pendenza.
Torniamo a salire con il fondo lastricato (m. 825) per poi proseguire quasi in piano su sterrato. Qui oltre ai castagni ci sono anche delle betulle (m. 835).
Superiamo un'ampia curva verso destra seguita da una curva verso sinistra (m. 845).
Continuiamo con un ampio tornante destrorso e una semicurva verso sinistra.

Percorriamo un ampio tornante destrorso attraversato da un torrentello che scende dalla sinistra (m. 850).
Continuiamo con due curve destra-sinistra (m. 860).
Ignoriamo un sentiero che scende a destra e subito percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio in leggera salita.
Dopo una semicurva verso destra superiamo un tratto in salita incassato nel terreno circostante.
Quasi in piano percorriamo un'ampia semicurva verso sinistra (m. 875).
Con poca pendenza superiamo una curva verso destra.
Poco dopo riprendiamo a salire. Dopo un tratto abbastanza ripido proseguiamo in leggera salita (m. 890).

Percorriamo un ampio tornante sinistrorso con il fondo lastricato e continuiamo su sterrato.
Leggermente più in alto a sinistra c'è la Baita Cristina (m. 910). Davanti alla baita ci sono un tavolone e delle panche in legno. Alla sinistra c'è un camino. C'è anche una panchina sotto un albero alla destra della stradina. Un cartello indica dietro: Tavernerio M.B. Alla destra vediamo il Monte Bolettone.
Aggirato l'edificio, rientriamo nel bosco e procediamo con pochissima pendenza.
Ignoriamo un sentiero che sale a sinistra.
Percorriamo una semicurva verso sinistra molto ampia (m. 925).
Superiamo due brevi tratti, il primo quasi in piano e l'altro in leggera salita. Proseguiamo quasi in piano (m. 935)
Continuiamo con poca pendenza.

Più avanti, in alto a sinistra vediamo un baitello di pietra diroccato (m. 940).
Quasi in piano percorriamo una curva verso destra attraversando un torrentello che scende dalla sinistra.
Poco dopo superiamo una curva verso sinistra e proseguiamo tra grandi robinie e qualche betulla.
Superiamo due semicurve sinistra-destra.
Percorriamo una curva verso sinistra.

Poco dopo, presso un'altra curva verso sinistra, troviamo uno slargo e incrociamo un sentiero (m. 945). I segnavia indicano con il sentiero a sinistra: Monte Boletto (innesto dorsale) a ore 1; proseguendo con la stradina: Bocchetta di Molina, Capanna San Pietro (innesto dorsale) a ore 0.40; con il sentiero che scende a destra: Albese a ore 1.20; dietro: Solzago a ore 1.10.

Proseguiamo verso la Bocchetta di Molina in leggera salita.
Troviamo l'unico bollo, di colore rosso, su un sasso in mezzo al cammino. La pendenza aumenta.
Dopo una curva a sinistra continuiamo con poca pendenza (m. 975) poi riprendiamo a salire. In questo punto il sentiero è accidentato e sembra quasi il letto di un torrente.
Arriviamo ad un bivio (m. 995). Tra il sentiero a sinistra in salita e quello in piano alla destra, ci sembra opportuno scegliere il primo.

Dopo un tratto incassato nel terreno circostante, il sentiero prosegue quasi in piano (m. 1025). Attorno gli alberi sono sensibilmente diminuiti e sulla destra vediamo la dorsale tra il M. Boletto e il M. Bolettone.
Riprendiamo a salire tra noccioli e betulle poi la pendenza diminuisce.
Percorriamo un tratto tra l'erba, senza alberi attorno, per poi rientrare in un bosco abbastanza rado.
Troviamo un albero cresciuto in mezzo al sentiero (m. 1060).
Gli alberi sono sempre più radi (m. 1095). Davanti vediamo il Monte Boletto e una altana di avvistamento.
Dopo una curva a destra (m. 1115) iniziamo ad aggirare il M. Boletto, puntando verso la Bocchetta di Molina.

Camminiamo quasi in piano, tra erba e giovani betulle, e poi in leggera salita. Il percorso è ormai ridotto a sentiero.
Dopo una curva a sinistra quasi in piano, iniziamo a scendere (m. 1140), dapprima con poca pendenza e poi ripidamente tra l'erba.
Al termine della discesa (m. 1100) proseguiamo quasi in piano con erba a sinistra e alberelli a destra.
Passiamo sotto le fronde di un solitario abete e percorriamo pochi passi in leggera discesa fino ad incontrare un altro sentiero che proviene dalla destra.

Proseguiamo in piano e poi in leggera salita. Sulla destra troviamo una altana per l'osservazione della selvaggina (m. 1110).
Il sentiero diventa più largo e con pochissima pendenza raggiungiamo la dorsale a pochi passi dalla Capanna San Pietro, ex rifugio da tempo in disuso.
I segnavia indicano: Bocchetta di Molina m. 1115; a sinistra: Monte Boletto a ore 0.40, Brunate a ore 1.50 (vedi il quarto itinerario); a destra: Monte e Rifugio Bolettone a ore 0.45; Bocchetta di Lemna (Sentiero dei Faggi) a ore 0.45; più a destra: Rifugio Baita Patrizi a ore 0.40 (vedi il terzo itinerario); dietro: Solzago a ore 1.50.

A questo punto proseguiamo lungo il crinale occidentale del Monte Bolettone come già descritto nella parte finale del terzo itinerario.

Tempo impiegato: ore 3.00 - Dislivello: m. 885 - 45
Data escursione: ottobre 2010 - gennaio 2020

Settimo itinerario: da Como (Via Tommaso Grossi)

Per salire da Como a Brunate abbiamo almeno tre possibilità:
- la carrozzabile asfaltata
- la funicolare (qui vedi orari, prezzi e quant'altro: http://www.funicolarecomo.it/)
- la mulattiera che sale nei pressi della funicolare (ottavo itinerario)
- la mulattiera che passa per S. Donato di seguito descritta
Questa mulattiera fino ad un secolo fa era l'unica via di comunicazione tra le due località.

Dalla Via Dante a Como prendiamo Via Tommaso Grossi (nordest), la strada che sale a Civiglio e Brunate e ne percorriamo il primo tratto rettilineo in salita.
Subito dopo la prima curva a destra, troviamo sulla sinistra l'inizio della mulattiera. In questo punto è impossibile parcheggiare pertanto la macchina va lasciata precedentemente lungo la Via T. Grossi. Eventualmente è possibile proseguire fino a trovare la fermata dell'autobus n. 5 dove c'è posto per alcune autovetture.

All'inizio della mulattiera un cartello e un segnavia indicano: Salita San Donato, Brunate a ore 1. Alla destra c'è un torrente (m. 255).
Saliamo tra case e muretti, con piccoli gradini appena accennati e realizzati infilando di taglio delle lastre di pietra. La parte sinistra della mulattiera è coperta da cemento. Alla destra c'è un corrimano.
All'altezza del civico 4 la pendenza diminuisce, mentre la striscia in cemento ed il corrimano terminano (m. 270).
Più avanti riprendiamo a salire con il fondo acciottolato e con piccoli gradini. Alla sinistra c'è una protezione in ferro che termina presso un cancello e un tornante destrorso (m. 280).
Ora alla destra c'è una rete metallica. Superiamo altre case mentre la pendenza aumenta un poco.

Entriamo nel bosco (m. 295). Arrivati di fronte ad un muro, giriamo a sinistra (m. 310) e proseguiamo con dei corti tornanti. Passiamo sotto alcuni cavi.
Lasciamo a destra una breve deviazione che conduce ad un cancello e, poco dopo, arriviamo ad un bivio (m. 330). I segnavia indicano a sinistra: Via Salita San Donato, Brunate a ore 0.50; a destra: Val Gioera, Garzola inferiore a ore 0.15.
Andiamo a sinistra in modo abbastanza ripido. Ora la mulattiera è sterrata, con le solite lastre di pietra a formare piccoli gradini.
Poi la pendenza diminuisce un poco e tra gli alberi cominciamo a intravedere la sottostante Como.

Presso un tornante destrorso troviamo un sentiero che si immette dalla sinistra (m. 350). Poco dopo, su di un masso, vediamo una freccia che indica la nostra direzione di marcia.
Proseguiamo con una serie di tornanti in un rado bosco. Presso un tornante destrorso ignoriamo un piccolo sentiero che prosegue diritto (m. 375).
Percorriamo pochi passi quasi in piano e poi riprendiamo a salire (m. 390).
Dopo un ampio tornante destrorso (m. 405) ne percorriamo uno normale sinistrorso e continuiamo con un tratto rettilineo.

Arriviamo ad un bivio (m. 430). Accanto ad una nicchia in un muro, contenente una madonnina con bambino, alcuni segnavia indicano a sinistra: Brunate per San Donato a ore 0.40; a destra: Garzola superiore a ore 0.15.
Subito dopo alla destra troviamo un cancello ed un muro sormontato da una siepe. Poco più avanti c'è un muretto alla sinistra.
Superiamo quattro tornanti destra-sinistra camminando tra un muro sul lato a monte e un muretto con corrimano su quello a valle e raggiungiamo un cancello e la prima costruzione a quattro piani di San Donato.

Poco dopo giriamo a destra e troviamo un grande cartello a cura del T.C.I. che informa che siamo a San Donato m. 453 s/m. Più sopra un altro cartello recita:
"SAN DONATO - L'edificio ha origini antichissime: le prime vestigia, come la torre di segnalazione, risalgono al VII secolo. Dal 1453 fu un romitorio del Frati del Terz'Ordine di San Francesco. E' probabile che sia stato fondato durante il periodo del Regno Longobardo da alcuni missionari pavesi, ma di sicura origine orientale poiché in quest'eremo esistevano tradizioni prettamente orientali, come il culto per San Nazaro, Sant'Eusebio, i Santi Cosma e Damiano, San Zenone e la festa di Tutti i Santi; in seguito a tali culti vennero intitolate le omonime Chiese cittadine e anche il culto della Madonna della Cintura, giunto a Sant'Agata (in Como) e la pesatura dei bambini, diffuso in città, provenivano da San Donato. Con un atto del 13 dicembre 1458, il Papa Pio II concesse al convento alcuni privilegi e in quell'occasione parte dell'edificio sacro fu ampliato. Tra i frati del Terz'Ordine di San Francesco che qui risiedettero, va senz'altro ricordato il Beato Geremia Lambertenghi. Il romitorio francescano fu soppresso nel 1772 ma l'edificio ha conservato nelle sue linee principali l'antico carattere conventuale. Dall'ingresso, chiuso da un muro monastico, si accede alla galleria oltre la quale inizia la scalinata che sale al poetico chiostrino dove, dirimpetto, sorge la Chiesa di San Donato. Questa è orientata a levante e sulla fronte vi campeggia il monogramma di Cristo, diffuso da San Bernardino da Siena, indice della pietas francescana. All'interno si trovano due altari, uno dedicato alla Vergine, l'altro a San Donato. Sulle pareti si possono ammirare alcuni quadri, ritenuti esemplari iconografici, che rappresentano il Beato Geremia, la Beata Ludovica Arbertoni e Sant'Elisabetta d'Ungheria, protettrice del Terz'Ordine. Sul lato dell'Evangelo si apre una porticina che dà acceso alla grotta profonda una decina di metri: era il luogo di raccoglimento del Beato Geremia. Pare che l'occupazione francese del 1797 abbia deturpato alcune statue e immagini sacre. - Circoscrizione n. 9 - Comune di Como"

La mulattiera, in leggera salita, aggira il complesso lasciandolo a destra. Alla sinistra oltre un muretto, vediamo giù in basso i tetti di Como e il lago mentre sulle colline spicca il Castello del Baradello. Nel muro alla destra, dei tubi fanno da corrimano.
Dopo una curva a destra riprendiamo a salire con la mulattiera acciottolata, attorniati da due mura e sempre con il corrimano sul lato destro.
Percorriamo una curva a destra e poi un ampio tornante a sinistra. Ogni tanto nelle mura si aprono due piccoli cancelli (m. 490).
In seguito camminiamo tra un muro a secco alla sinistra e una rete metallica a destra oltre la quale vediamo degli alberi da frutta.
Proseguiamo in modo abbastanza ripido e superiamo una curva a destra. Alla sinistra ora c'è il bosco (m. 505).

In alto a sinistra vediamo delle protezioni di colore bianco a lato di una piccola stradina asfaltata che poco dopo raggiungiamo (m. 525).
Alla destra un cartello indica il divieto di accesso. Seguendo una freccia bianca attraversiamo la stradina e continuiamo nel bosco con la mulattiera.
In salita superiamo due coppie di tornanti destra-sinistra. Al successivo tornante destrorso ignoriamo un sentierino, chiuso da un legno, che prosegue diritto (m. 555).
Superiamo altri tornanti, percorriamo un breve tratto con poca pendenza e torniamo a salire ancora con dei tornanti.
Alla sinistra troviamo dei muretti a sostegno, realizzati con pietre a secco (m. 580).
La pendenza aumenta. Dopo altri tornanti cominciamo a vedere in alto le prime case di Brunate. Alla sinistra ci sono delle antenne (m. 620).
All'esterno di un tornante destrorso troviamo dapprima una rete e poi un muro a secco sormontato da una rete.
Proseguiamo con poca pendenza ma, dopo un tornante, riprendiamo a salire.
Alla sinistra, oltre la rete, c'è un cassottello. In alto davanti vediamo una casa di colore ocra e i parapetti a lato di una strada.

Raggiungiamo un vecchio edificio sul quale vediamo l'indicazione per scendere a Como (m. 635).
In leggera salita, andiamo a destra. Percorriamo pochi passi su cemento e proseguiamo su un misto di cemento e pietre. Nei pressi della casa ocra la stradina diventa asfaltata.
Troviamo poi sulla destra una cappelletta contenente un immagine in rilievo raffigurante una madonna con bambino (m. 650).
Più avanti c'è una staccionata collocata alla destra come protezione. Poco dopo alla sinistra ci sono alcune case.
Proseguiamo con un muretto alla sinistra mentre dall'altro lato ci sono dapprima una casa e poi un piccolo parcheggio.
Camminando tra un muro e una rete con siepe, arriviamo ad un bivio (m. 670) dove prendiamo sulla sinistra Via Cav. A. Baserga, una strada che sale in modo abbastanza ripido con il fondo di sanpietrini e con dei piccoli gradini alla sinistra.

Lasciato a destra dapprima un parcheggio sotterraneo e poi un grande faggio, arriviamo allo stop (m. 680). Qui troviamo vari segnavia che indicano a sinistra: funicolare; diritto: M. Piatto; a destra: Colme, S. Antonio, S. Nicola, Panorami.
Decidiamo di proseguire diritto. Attraversiamo la strada e, tra le case, prendiamo una stradina a gradini con due corrimani ai lati. Vediamo un bollo giallo.
Sulla destra troviamo il Municipio. Qui la stradina si divide e andiamo a sinistra.
Poco dopo incrociamo un'altra strada con il fondo in sanpietrini e, lasciando a destra una locanda, la attraversiamo sulle strisce pedonali.
Seguendo l'indicazione: "Colme", proseguiamo con Via alla Chiesa, una stradina a gradini con un corrimano alla sinistra.
Ad un bivio giriamo a sinistra e proseguiamo con altri gradini. Alla sinistra ci sono delle case e alla destra un muro con il corrimano.

Al termine della salita, sbuchiamo in Piazza A. Bonacossi. Alla sinistra c'è la stazione a monte della funicolare (m. 700).
Proseguiamo diritto e troviamo altri segnavia che indicano davanti: sentiero 1, S. Maurizio a ore 0.15, Monte Boletto a ore 1.30; dietro: C. Storico, S. Donato, S. Antonio, S. Nicola.
Camminando in leggera salita sui sanpietrini, raggiungiamo la carrozzabile asfaltata e andiamo a destra aggirando la chiesa di San Pietro.
Prendiamo poi Via Beata Maddalena Albrici, una strada pedonale che si stacca sulla sinistra, all'inizio della quale un cartello giallo indica: San Maurizio, Faro Voltiano, Santuario S. Rita al Cao (m. 715).
Poco dopo, seguendo una freccia bianca, giriamo a destra ignorando una stradina pedonale che prosegue diritto verso il cimitero.
Continuiamo in salita tra mura, altre recinzioni e case. Sulla sinistra, come segnavia, vediamo un segmento giallo.

Raggiungiamo la strada asfaltata, Via Giacomo Scalini, nel punto in cui questa compie un tornante destrorso (m. 740). La seguiamo verso sinistra in leggera salita passando accanto a "Villa Maria".
Pochi passi più avanti sulla destra si stacca una mulattiera, Via Varesello. La ignoriamo e proseguiamo diritto utilizzando una larga mulattiera (cartello: Per San Maurizio) che affianca sulla destra la carrozzabile asfaltata. Vediamo anche il segnavia a bandierina con il numero 1.
Subito dopo sulla destra c'è "Villa Isabella". Ne seguiamo le mura coperte da rampicanti mentre alla sinistra, oltre la strada, vediamo in basso la città di Como (m. 750).
Tra ville, alberi e recinzioni superiamo una curva a destra.

Poco dopo incrociamo nuovamente la strada asfaltata (m. 785). Alla sinistra c'è una casa di colore giallognolo come quasi tutte le costruzioni della zona.
Attraversata la strada, passiamo accanto ad un cartello che indica il divieto di transito ai veicoli e riprendiamo la mulattiera.
Alla sinistra, accanto al muro, ci accompagna un tubo nero collocato a mezzo metro da terra. Alla destra si sono degli alberi.
Presso una curva a destra, sul lato destro della mulattiera iniziano dei corti gradini mentre sulla sinistra sale una scalinata chiusa quasi subito da un cancelletto. Ora alla destra c'è una recinzione metallica (m. 800).
Sulla destra troviamo una casa sulla quale vediamo una vecchia scritta: "Trattoria della Mirandola" (m. 815).

Poco più avanti raggiungiamo il "BB della Mirandola" e la strada asfaltata (m. 830). Seguendo una freccia bianca e il segnavia 1 proseguiamo diritto passando accanto ad un altro cartello stradale che vieta l'accesso agli automezzi.
Passiamo tra due case. Alla sinistra ci sono dei piccoli gradini e il solito tubo nero.
In salita entriamo nel bosco. Poi la pendenza aumenta. Ora i piccoli gradini sono alla destra, al centro la mulattiera è acciottolata, mentre sulla sinistra c'è una stretta striscia di cemento (m. 845).
Sulla destra troviamo la "Locanda Dolce Basilico" (m. 855).
Passiamo sotto un ponticello. Subito dopo alla destra c'è una torre.
La mulattiera prosegue quasi in piano, incassata tra un muro alla destra e la strada asfaltata che scorre in alto a sinistra. Alla sinistra ci sono i pali del telefono e dei rovi.

Dopo un breve tratto in salita, ci immettiamo sulla carrozzabile e raggiungiamo la piazza di San Maurizio. Una freccia bianca indica di proseguire. Andiamo pertanto diritto in piano lasciando a destra "La Polenteria". Alcuni cartelli indicano a sinistra: Faro Voltiano, Parco Pubblico, Punto Panoramico; diritto: Santuario Santa Rita al CAO, alle Baite, alle Vette. Nella piazza ci sono alcune panchine (m. 875).
Proseguiamo seguendo l'asfalto in leggera salita, lungo Via alle Colme, tra ville, case e recinzioni.
Ritroviamo Via Varesello che, stretta e a gradini, si immette dalla destra (m. 885).
Poco più avanti, sempre a destra, c'è Via Eroi Brunatesi, adibita a parcheggio a pagamento (m. 890).
Proseguiamo percorrendo un ampio tornante sinistrorso seguendo il muro di recinzione di "Villa Serenitas" (m. 895).
Accanto al cancello della successiva villa, vediamo un grande faggio racchiuso nella rete di recinzione (m. 900). Percorriamo un tratto quasi in piano poi continuiamo in leggera salita tra le recinzioni di altre ville.
La pendenza aumenta e presso un ampio tornante sinistrorso troviamo la "Baita Sette Nani". Ora alla destra c'è il bosco.
L'asfalto lascia il posto ai sanpietrini (m. 930). La pendenza diminuisce un poco. In questo punto camminiamo attorniati dal bosco, da entrambi i lati (m. 945).
Troviamo poi delle recinzioni e alla sinistra una casa che reca la scritta: "Primosole" (m. 955).
Infine, con pochi passi in discesa, lasciando alla sinistra la chiesetta di Santa Rita, raggiungiamo il piazzale CAO (m. 950).

La maggior parte degli escursionisti arriva fin qui in auto. Noi, salendo a piedi, abbiamo impiegato due ore per superare 695 metri di dislivello.
Ora, per raggiungere il Rifugio Bolettone, dobbiamo effettuare per intero il percorso descritto nel quarto itinerario. Pertanto complessivamente:

Tempo impiegato: ore 4.20 - Dislivello: m. 1175 -120
Data escursione: marzo 2012

Ottavo itinerario: da Como (piazza della funicolare)

Lasciamo la macchina a Como in Piazza Alcide De Gasperi, di fronte alla stazione a valle della funicolare (m. 200).
Tutti i parcheggi della zona sono a pagamento (1€/1h). Pertanto si può considerare l'opportunità di arrivare a Como con il treno FNM la cui stazione dista alcune centinaia di metri.

Potremmo decidere di utilizzare la funicolare per salire in soli 7 minuti fino a Brunate. C'è una corsa ogni mezzora e il prezzo aggiornato al 01.12.22 è di € 3.30 per la sola andata e € 6.10 a/r. Per maggiori dettagli vedi qui: http://www.funicolarecomo.it/
Qui di seguito ho invece descritto come salire a piedi.

Lasciata la macchina prendiamo sulla destra Via Coloniola e la percorriamo in piano per un centinaio di metri.
All'altezza del civico 38 prende avvio a sinistra il percorso che ci condurrà a Brunate. Qui la segnaletica indica Via Stoppani, Strada Pedonale per Brunate, ore 2 (ma occorre molto meno).
Dopo un tratto con poca pendenza tra le case, saliamo una scalinata tra due mura e con dei corrimani ai lati.
Al termine della scalinata sbuchiamo in Via Torno, la attraversiamo e riprendiamo Via Stoppani (m. 210).
La stradina è ancora a gradini e sale con delle case alla sinistra ed un muro con corrimano alla destra.
Giriamo a destra e poi a sinistra e raggiungiamo un'altra strada asfaltata che seguiamo verso sinistra in leggera salita (m. 240).
Alla destra ci sono delle case mentre alla sinistra cominciamo a vedere il panorama su Como e il lago.
La strada diventa più stretta e da un cartello apprendiamo che si chiama Via Peltrera.
Saliamo con delle recinzioni a sinistra e case a destra, fino a trovare un picchetto di ferro nel mezzo per impedire il transito ai veicoli (m. 260). Alla destra c'è Villa Nizza mentre alla sinistra torniamo a vedere il lago.

Arriviamo ad un bivio nei pressi di Villa Angiolina (m. 270). La segnaletica indica diritto: Brunate per Falchetto a ore 1; a destra: Brunate per Carescione a ore 0.50. Andiamo a destra come indicato anche da un segnavia a bandierina rosso bianco rosso.
Saliamo con dei gradini, in modo abbastanza ripido, tra due mura.
Dopo una curva a destra proseguiamo con poca pendenza. Passiamo sopra ad un lungo tombino (m. 285).
Ignoriamo un viottolo a gradini che si stacca a sinistra. Continuiamo diritto su sterrato, tra due muri, con un sentiero più stretto.
Alla destra troviamo dapprima un tratto privo del muro ed in seguito una rete metallica.
Il sentiero ridiventa una mulattiera con dei piccoli gradini. Riprendiamo a salire.
Entriamo in un bosco (m. 315). Per un po' alla destra ci accompagna una rete metallica. Il sentiero si snoda in leggera salita con delle serpentine (m. 335).

Con alla destra delle protezioni e una bella veduta su Como e il lago, arriviamo alla fermata Como Alta (m. 345). Qui con un arco passiamo sotto alla massicciata della funicolare portandoci alla sua destra. Vediamo una freccia rossa ed un segnavia a bandierina.
Continuiamo con una mulattiera a gradini tra un muro alla sinistra ed il bosco alla destra.
Superate due curve, entrambe verso sinistra, la pendenza aumenta ed il muro termina (m. 385).
Percorriamo altre tre curve: sinistra-destra-sinistra, poi il percorso diventa abbastanza ripido (m. 400) ma dopo la successiva curva a sinistra la mulattiera torna a salire con minore pendenza come in precedenza (m. 420).
Presso una curva a destra vediamo una freccia rossa su di una pietra.
Superiamo un tornante sinistrorso (m. 430).

Arriviamo ad un bivio dove ignoriamo il percorso a destra e, seguendo dei bolli rossi, continuiamo diritto (m. 440).
Poco dopo presso un tornante destrorso trascuriamo un sentiero che prosegue diritto.
Ora alla sinistra c'è un muro di pietre terminato il quale superiamo due tornanti sinistra-destra, in vista del tracciato della funicolare (m. 455).
Dopo un altro tornante sinistrorso ne percorriamo uno destrorso al cui esterno c'è la massicciata della funicolare (m. 465).
Ecco altri tre tornanti: sinistra-destra-sinistra poi all'esterno di un tornante destrorso, oltre una rete metallica, vediamo una edificio di servizio alla funicolare (m. 480).

Dopo un tornante sinistrorso ne raggiungiamo uno destrorso accanto al quale, passando sotto alla massicciata della funicolare è possibile raggiungere una vecchia casa pericolante che ha una intera facciata dipinta da un mural. Davanti alla casa c'è un tavolo in pietra. E' un ben punto panoramico su Como e il lago (m. 490).
Proseguiamo con un tornante sinistrorso e poi uno destrorso accanto alla funicolare.
Passiamo sotto ai cavi dell'alta tensione e superiamo un altro tornante sinistrorso.

Al successivo tornante destrorso passiamo accanto alla fermata Carescione (m. 515).
Ancora un tornante sinistrorso e, poco dopo, tramite un arco, passiamo sotto alla funicolare e ci portiamo alla sua sinistra. Su un cartello leggiamo: Via Carescione.
Accompagnati alla sinistra da una rete metallica e da una siepe, arriviamo ad un tornante destrorso accanto al quale c'è una villa. Sul cancello leggiamo: "Camere con vista. Bed and breakfast."
Proseguiamo con un tornante sinistrorso all'esterno del quale, oltre un arco, c'è uno slargo (m. 535).
Ora camminiamo tra due recinzioni aggirando il B.B. In basso vediamo il lago e in particolare riconosciamo Villa Olmo.
Proseguiamo in leggera salita. Alla destra c'è una villa (m. 555).
Camminiamo tra due recinzioni e poi alla destra troviamo una cabina del metano.

Arriviamo ad un bivio e prendiamo la mulattiera che con un tornante retrocede verso destra passando accanto ad una casa sulla quale leggiamo: "Runcasc" (m. 565).
Saliamo con dei piccoli gradini, attorniati da due reti.
Percorriamo due curve: sinistra-destra, tra le quali alla sinistra c'è una casa bianca.
Proseguiamo a zig-zag tra muretti di cemento sormontati da reti. Vediamo una freccia rossa.
Continuiamo tra due reti. Poi percorriamo un tratto rettilineo tra siepi (m. 595).

A questo punto ci immettiamo su di una strada asfaltata e andiamo a destra tra ville, recinzioni e muretti (m. 610).
Superiamo un tornante sinistrorso.
All'esterno del successivo tornante destrorso, scende una mulattiera. Su di un cartello leggiamo: Via Scalinata Pirotta 12-24 (m. 635).
Più avanti leggiamo il nome della via che stiamo percorrendo: Via Attilio Pirotta.

Passiamo per la terza volta sotto alla funicolare.
All'esterno di un tornante sinistrorso scende una stradina. Alla destra c'è un bel punto panoramico su Como e il lago e un pannello spiega quanto di può vedere (m. 665).
Al successivo tornante destrorso passiamo accanto alla trattoria Bracconieri e ci immettiamo su di un'altra strada. Alla sinistra c'è un grande affresco raffigurante una donna, un bambino e dei mietitori sullo sfondo (m. 675).
Andiamo a sinistra e passiamo accanto ad un bar-trattoria.
Sulla destra prendiamo una scalinata che sale con alcune rampe. Tra una rampa e l'altra troviamo delle panchine.
In cima sbuchiamo in Piazza A. Bonacossi dove, alla sinistra, c'è la stazione a monte della funicolare (m. 700).

Fin qui abbiamo impiegato ore 1.15 per superare 500 metri di dislivello.
Ora, per raggiungere il Rifugio Bolettone, dobbiamo proseguire come indicato nella seconda parte del settimo itinerario fino alla Capanna Cao e poi effettuare per intero il percorso descritto nel quarto itinerario. Pertanto complessivamente:

Tempo impiegato: ore 4.20 - Dislivello: m. 1230 -120
Data escursione: maggio 2013

Escursioni partendo dal Rifugio:


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