Rifugio Baita del Capriolo

Il Rifugio Baita del Capriolo sorge a nord del grande bacino artificiale della Val di Lei.
Il lago, lungo quasi otto chilometri, è racchiuso da due file di monti ed è dominato sul fondo dalla imponente piramide del Pizzo Stella (m. 3163).

Primo itinerario: dalla val Ferrera

Con la statale 36 raggiungiamo il Passo dello Spluga (m. 2113). Superato il confine con la Svizzera scendiamo nel Cantone dei Grigioni fino a Splügen.
Evitiamo di entrare in autostrada e prendiamo la strada per Chur/Thusis che la fiancheggia prima da un lato e poi dall'altro. Passiamo poi accanto al Lago di Sufers e superiamo una gola in fondo alla quale scorre un fiume.
Giriamo poi a destra per prendere la strada della Val Ferrera. Superati i borghi di Ausseferrera e Innerferrera, troviamo sulla destra la deviazione che sale fino ad un tunnel, oltre il quale c'è la diga che chiude a valle il Lago di Lei.
Dopo il tunnel giriamo a sinistra e in leggera salita raggiungiamo un ampio parcheggio (m. 1945).
La galleria è aperta solo da maggio a novembre, dalle 5 del mattino alle 22.
La diga, costruita negli anni '50, è lunga 690 metri e alta 173.
La diga è in territorio elvetico, il lago e tutto il resto della Val di Lei in quello italiano e precisamente nel comune di Piuro (SO).
L'emissario del lago è il Reno di Lei, uno dei corsi d'acqua che formano il fiume Reno.

Al parcheggio alcuni segnavia indicano: Alpe del Crot a ore 0.30, Innerferrera a ore 2, Passo di Angeloga a ore 3.15, Rifugio Chiavenna a ore 4.15, Madesimo a ore 6.45, Passo di Lei a ore 5.
Lasciata la macchina, torniamo indietro fino alla diga, giriamo a sinistra e ne percorriamo il lungo e ampio camminamento (m. 1932).
Giunti in fondo, con una strada asfaltata proseguiamo in leggera discesa verso destra.
Troviamo una stradina che sale e si immette dalla destra. Poi in salita superiamo un tornante sinistrorso.
Un rivolo attraversa passando sotto alla strada.
In cima alla salita troviamo un bivio. Alla sinistra c'è una chiesa e l'inizio della strada che costeggia il lago. Alla destra invece una stradina asfaltata, con pochissima pendenza, porta al Rifugio Baita del Capriolo;

Tempo impiegato: ore 0.30 - Dislivello: m. -15 +31
Data escursione: agosto 2012

Secondo itinerario: da Madesimo-Motta (segnavia C 10+C 3) - EE

Con la statale 36 arriviamo a Madesimo.
Superato il tunnel e lasciato a sinistra il lago, prendiamo la deviazione sulla destra che porta all'Alpe Motta.
Qua giunti, dopo la stazione a valle di una seggiovia, giriamo a sinistra e parcheggiamo la macchina di fronte all'albergo Bucaneve (m. 1730).
In alto è già visibile la grande statua dorata della Nostra Signora d'Europa.

Saliamo nel prato davanti a noi, con un piccolo sentiero, fino ad incontrare una stradina inerbita (m. 1755).
Giriamo a sinistra e, poco più avanti, passiamo sotto i cavi della seggiovia (m. 1785). La pendenza aumenta.
Con un sentiero realizzato con cubetti di cemento, arriviamo alla fine del prato dove troviamo uno steccato (m. 1800).
Passiamo attraverso una apertura e proseguiamo con minore pendenza su di un ampio sterrato.
Raggiungiamo una strada asfaltata. Alla sinistra c'è una fontana con una grande vasca. Un cartello informa che siamo arrivati a Motta Alta (m. 1850).

Per abbreviare il cammino e anche per poter visitare la grande statua, lasciamo subito la strada per prendere un tratturo inerbito sulla destra, chiuso con due massi allo scopo di impedirne l'accesso ai veicoli.
Dopo un tratto con poca pendenza, superiamo una griglia in ferro e riprendiamo a salire.
Passiamo in una apertura tra delle reti utilizzate d'inverno per la protezione degli sciatori (m. 1895).
In leggera salita raggiungiamo la seggiovia alla sinistra del quale c'è un baitello di servizio (m. 1915).
Di fronte abbiamo la grande statua della Nostra Signora d'Europa. L'opera, realizzata dallo scultore Egidio Casagrande è in rame sbalzato ed è laminata d'oro. E' alta m. 13.50 oltre a m. 6.50 di basamento.

Prima di raggiungerla giriamo a sinistra e proseguiamo quasi in piano su di una stradina sterrata, mantenendoci alla destra della seggiovia.
Poi in leggera salita raggiungiamo la stazione di arrivo dell'impianto di risalita (m. 1953).
Poco più avanti troviamo un grande tabellone con la descrizione delle varie piste da sci.
Continuiamo con la stradina sterrata in leggera discesa tra i prati fino ad una curva a sinistra dove, lasciata a destra una fontana con vasca, prendiamo un sentiero tra l'erba che prosegue diritto e va ad immettersi poco più avanti sul sentiero C10 (m. 1940) che ci condurrà al Rifugio Chiavenna contornando la Costa di Fortezza.

Camminiamo quasi in piano e vediamo i primi bolli bianco-rossi e il segnavia C10. Davanti già si impone la maestosa vista del Pizzo Stella che ci accompagnerà lungo tutto il cammino.
Passiamo accanto ad una palina nei prati (m. 1955) e subito riprendiamo a salire con alcuni zig-zag abbastanza ripidi, a tratti agevolati da alcuni rudimentali gradini.
Proseguiamo poi in leggerissima salita camminando su alcune pietre franate (m. 2025).
Poco dopo torniamo a salire in modo abbastanza ripido. Troviamo altri gradini di pietra (m. 2040).

Superiamo un tratto in leggera salita un po' esposto. Qui troviamo un pezzo di catena che è quanto rimane di un manufatto caduto (m. 2060).
Riprendiamo a salire. Troviamo dei segnavia a bandierina e C10.
Quasi in piano percorriamo una curva a sinistra subito seguita da un'altra a destra e proseguiamo in leggera salita, a mezza costa con alcuni gradini.
Torniamo poi a salire ancora agevolati da gradini di pietra (m. 2090).
Passiamo tra due massi e proseguiamo in leggera salita (m. 2110).
Attraversiamo una piccola colata di pietre e riprendiamo a salire con dei rudimentali gradini.
Continuiamo con minore pendenza in una zona con varie pietre sparse tra erba e rododendri (m. 2145).
Attraversiamo un'altra colata di pietre mentre il sentiero alla destra precipita ripidamente (m. 2165).

Riprendiamo a salire con alcuni gradini. In questo punto il sentiero è più largo ma ben presto torna come prima (m. 2175).
Saliamo in modo abbastanza ripido dapprima con dei gradini e poi su dei frammenti di pietrisco un po' scivolosi.
Volgendo lo sguardo dietro di noi ancora vediamo la grande statua della Nostra Signora d'Europa.
Dopo due passi in leggera discesa (m. 2260) riprendiamo subito a salire in modo deciso e ancora su briciole di pietre.
Proseguiamo in piano. Il sentiero alla destra precipita ripidamente.

Una breve salita seguita da una altrettanto breve lievissima discesa ci conducono alla prima catena, seguita da un cavo metallico, assicurati dai quali saliamo alcuni gradini (m. 2210).
Proseguiamo poi senza alcun aiuto ma il sentiero è ancora esposto.
Dopo una breve discesa e un tratto quasi in piano arriviamo ad una curva verso sinistra e riprendiamo a salire.
Percorriamo un'altra curva a sinistra in corrispondenza del punto dove alla destra sale un piccolo contrafforte.

Dopo un tratto quasi in piano, in leggera salita arriviamo alla seconda catena. Qui c'è anche una protezione a valle realizzata con dei paletti di ferro che reggono due cavi. Percorriamo questo tratto inizialmente in salita e poi in piano (m. 2230).
Continuiamo poi in leggerissima discesa.
Superata una curva a sinistra e una breve discesa passiamo su delle rocce franate.
Percorriamo poi una curva a destra e, quasi in piano, arriviamo alla terza catena.

Dopo la catena proseguiamo in leggera discesa. Poi, quasi in piano, attraversiamo una zona di massi franati (m. 2210).
Alterniamo leggera salita e piano e poi riprendiamo a salire con alcuni gradini (m. 2220). La parte esposta del percorso è praticamente terminata.
In piano attraversiamo una zona interessata da una vecchia frana. Qui le pietre sono state ben sistemate e possiamo camminarci sopra agevolmente. Su di un masso vediamo una freccia rossa.
Più avanti, dapprima in leggera salita e poi quasi in piano, passiamo tra altre pietre, più grandi delle precedenti.
Continuiamo a mezza costa alternando piano e leggera discesa, tra erba, cespugli di rododendro e alcune pietre.

Iniziamo ora la discesa verso l'Alpe Angeloga. Su una pietra vediamo il segnavia C10.
Guadiamo un piccolo corso d'acqua che scende dalla sinistra (m. 2205).
Poi la pendenza aumenta e per un po' scendiamo ripidamente (m. 2190).
In seguito la pendenza diventa meno accentuata.
Il sentiero si sdoppia e possiamo passare, a nostra scelta, a sinistra su roccia o a destra tra l'erba (m. 2160).
Più sotto il sentiero torna ad unirsi e qui il segnavia C10 indica, a chi sale, la seconda soluzione.
Proseguiamo alternando leggera discesa e piano (m. 2145).
Nuovamente in salita vediamo un altro segnavia C10 e una freccia mentre camminiamo tra grosse rocce, erba e cespugli di rododendro.

Poi quasi in piano raggiungiamo i ruderi di una funivia mai completata (m. 2150).
Ancora pochi passi in leggera salita ed ecco apparire in basso il Lago Angeloga verso destra e poi alla sinistra le baite dell'alpeggio e il Rifugio Chiavenna.
In discesa passiamo accanto dapprima alla base di un pilone e poi ad un ometto. Li lasciamo entrambi a destra (m. 2135).
Proseguiamo in leggera discesa tra l'erba e alcune pietre sparse.
Poi, con un ultimo tratto in discesa, raggiungiamo i prati che precedono l'alpeggio. Li attraversiamo in piano e arriviamo al Rifugio Chiavenna (m. 2044).

Per salire al Lago Nero dobbiamo ora prendere il sentiero C 3 che, partendo dal retro del rifugio, punta a nordest verso una evidente costruzione bianca presso la quale sgorga il torrente emissario del lago medesimo.
Troviamo subito un bivio e, trascurando il sentiero alla destra, proseguiamo diritto alla destra del torrente.
Lasciamo a destra un casello dell'acquedotto e superiamo un ruscello che, intubato, passa sotto al sentiero (m. 2070).
Saliamo tra erba e pietre e, presso un grosso masso, giriamo a sinistra (m. 2100).

Cominciamo a salire con regolari tornanti. Dopo il primo, destrorso, percorriamo un tratto con poca pendenza e poi torniamo a salire.
Presso il secondo tornante, sinistrorso, vediamo un segnavia a strisce orizzontali di colore rosso-bianco-rosso (m. 2125).
Troviamo poi un bivio e seguendo i bolli andiamo a sinistra (m. 2135).
Dopo il successivo tornante anche l'altra traccia rientra (m. 2140).
Saliamo alcuni ripidi gradini e poi continuiamo in leggera salita.
Superiamo altri tre tornanti poi la pendenza aumenta (m. 2155).
Proseguiamo con un tornante destrorso seguito da uno sinistrorso con dei gradini (m. 2175).
Superiamo altri quattro tornanti destra-sinistra poi la pendenza diminuisce (m. 2200).
Dopo altri quattro tornanti riprendiamo a salire e dopo pochi ripidi gradini, percorriamo un altro tornante destrorso (m. 2235).

Fin qui i vari tornanti hanno avuto un andamento quasi regolare, ora diventano più corti, praticamente delle serpentine.
Saliamo in modo abbastanza ripido a volte agevolati da rudimentali gradini.
Dopo un ripido tratto proseguiamo in leggera salita su di una roccetta scavata e subito dopo attraversiamo un canalino di sfasciumi (m. 2270).
Percorriamo un breve tratto in salita un po' esposto verso sinistra.
Proseguiamo con altri zig-zag e, poco prima di un tornante sinistrorso percorriamo un breve tratto in piano (m. 2285).
Riprendiamo a salire in modo abbastanza ripido camminando su dei piccoli frammenti di pietrisco che rendono il sentiero un po' sdrucciolevole. Per un breve tratto il sentiero è anche esposto.
Proseguiamo in leggera salita e poi quasi in piano. Frattanto vediamo il Lago Angeloga e le baite dell'alpeggio che, laggiù in basso, diventano sempre più piccole.

Torniamo a salire in modo abbastanza ripido e con prudenza a causa dell'esposizione del sentiero che precipita alla nostra sinistra.
Terminato questo tratto, entriamo in una piccola conca dove il torrente, emissario del Lago Nero, scende ripidamente (m. 2325).
Salendo alcuni gradini ci avviciniamo alla roccia alla quale è attaccata una catena che ci accompagnerà fin quasi al lago.
Dopo una curva a destra, raggiungiamo la bianca costruzione che avevano già notato dal Rifugio Chiavenna. Ai suoi piedi sgorga il torrente emissario del Lago Nero. Un cartello sull'edificio reca la scritta Edilpower (m. 2335).
Proseguiamo verso destra con due tornantini, sempre seguendo la catena.
Poi, in piano, passiamo dietro il tetto della costruzione e, subito dopo, lasciamo a destra una piccola grotta (m. 2340).
Torniamo a salire con dei rudimentali gradini di roccia.
La catena termina davanti ad un muretto a secco di contenimento, dove giriamo a destra e con un ultimo tratto in salita raggiungiamo il Lago Nero (m. 2351).

Il lago non è certo nero ma di un bel colore azzurro. Una piccola diga lo chiude a valle permettendo solo l'uscita sotterranea del piccolo quantitativo d'acqua che genera il torrente. Verso destra vediamo il Pizzo Peloso (m. 2780) e il Pizzo Stella (m. 3163).
Seguendo i bolli, iniziamo a costeggiare il lato sinistro (nord) del lago, dapprima quasi in piano e poi in leggera salita.
Proseguiamo quasi in piano, alti sul lago (m. 2365). Il sentiero è stretto e, a tratti, un po' esposto.
Tra pietre ed erba passiamo accanto alla base di un vecchio traliccio.
Scavalchiamo poi un rivolo e con brevi saliscendi arriviamo alla fine del lago dove troviamo una piccola croce di ferro.
Tra le pietre scavalchiamo un altro rivolo e raggiungiamo un maestoso ometto.

Attraversiamo un prato, quasi in piano, passando tra due piccoli laghetti. Oltre quello a destra c'è un dosso salendo sul quale è possibile vedere il sottostante Lago Caldera.
Il nostro sentiero invece, oltre i due laghetti, prosegue in salita, poi quasi in piano e quindi, in lievissima discesa raggiunge un altro piccolo lago (m. 2380).
Quasi in piano attraversiamo una valletta; alla sinistra c'è una colata di pietre.
Passiamo in una zona bagnata da un rivolo e, camminando tra le pietre, raggiungiamo un altro laghetto che aggiriamo sulla sinistra.
In leggera salita e poi quasi in piano passiamo tra delle rocce lasciando a destra una pozza.
Un tratto in salita tra le rocce ci conduce al Passo Angeloga riconoscibile da una croce di legno posta in alto a destra (m. 2391). Il passo è il punto spartiacque tra il bacino del Po e quello del Reno.

Proseguiamo quasi in piano e poi in leggera discesa.
In basso a destra vediamo il Lago Ballone (m. 2321) e quanto rimane dell'edificio della stazione intermedia della funicolare di servizio attiva durante la costruzione della diga della Val di Lei.
Su di un masso una scritta bianca e una freccia indicano davanti a noi la Val di Lei.
In effetti, pur non vedendo ancora il lungo Lago di Lei, già vediamo le cime alla sua testata orientale lungo la Val di Cà che dal lago sale verso il Pizzo Stella: Cima di Lago (m. 3083), P. Rosso (m. 3053), Cima della Sovrana (m. 3016), P. Bles (m. 3045). Cominciamo anche a vedere il ghiacciaio Ponciagna sul versante nord del Pizzo Stella.

In discesa passiamo accanto ad un ometto. Ci affianchiamo ad un torrente e poi lo guadiamo da destra a sinistra.
Dopo un tratto in leggera salita su terreno bagnato proseguiamo in piano passando accanto ad un'altra pozza (m. 2360).
Dapprima in discesa e poi con minore pendenza superiamo altri due guadi.

Più avanti arriviamo ad un bivio: a sinistra il sentiero C3 si dirige a nord verso l'alpe Mulacetto e poi raggiunge il Lago di Lei a circa 6 chilometri dalla Baita dei Capriolo e a 2 dal Bivacco Pian del Nido; mentre a destra il sentiero C5 scende verso la fine del lago all'Alpe Mottala.

E' pertanto conveniente continuare con il sentiero C3.
Raggiunto il lago (m. 1955), vediamo un cartello che indica, nella direzione dalla quale proveniamo, l'Alpe Angeloga a ore 2.30 e continuiamo verso sinistra (nord) lungo la strada sterrata che lo costeggia volgendo le spalle al Pizzo Stella.
Alterneremo tratti praticamente in piano ad altri in lieve salita o discesa, mantenendoci sempre alti rispetto al lago. Alla destra in alcuni punti ci sono delle protezioni verso il lago mentre alla sinistra sovente ci accompagnerà un muretto.
Troviamo vari rivoli che scendono dalla montagna e tutti quanti attraversano la strada passandole sotto intubati.

In leggera salita raggiungiamo una cascata e con un ponte ne superiamo il relativo torrente.
Più avanti, poco più in basso a destra vediamo due baitelli. Continuiamo in leggera discesa.
Troviamo sulla destra una piazzola che consente, a quegli automezzi che hanno il permesso di percorrere la sterrata, di effettuare lo scambio. Proseguiamo alternando vari lievi saliscendi.
Poi ne troviamo un'altra alla sinistra, accanto ad un baitello.
In leggera salita raggiungiamo la successiva che è situata alla destra.
Con un ponte con le sponde in ferro superiamo il torrente originato da una cascata che scende dalla sinistra.
Lasciamo poi a sinistra un baitello/stalla.
Troviamo un torrente che attraversa passando sotto alla stradina.
Percorriamo un tratto in leggera salita seguito da un altro in leggera discesa.
Alla sinistra troviamo l'ingresso di un tunnel e poi un cassottello.
La strada diventa asfaltata. Percorriamo un tratto in leggera salita ed uno quasi in piano. Proseguiamo poi in salita con alcune case alla sinistra.
Giunti in cima troviamo sulla sinistra una chiesa (m. 1960). Subito dopo la strada si biforca; lasciamo a destra la strada che scende verso la diga e proseguiamo con pochissima pendenza fino al Rifugio Baita del Capriolo.

Tempo impiegato: ore 6 - Dislivello: m. 920 -689
Data escursione: luglio 2011

Terzo itinerario: da Fraciscio-Le Soste (segnavia C 3) - EE

Con la statale 36 arriviamo fino a Campodolcino (m. 1071) dove prendiamo a destra per Fracisco (m. 1341) e proseguiamo fino in località Le Soste (m. 1440). Qui la strada termina e c'è spazio per parcheggiare.

Ci incamminiamo su un'ampia mulattiera in salita e ben presto superiamo l'ampio letto di un torrente in secca.
Dopo un tratto in piano riprendiamo a salire; alla nostra sinistra c'è un bosco di larici e a destra il torrente Rabbiosa.
Più avanti, dopo una breve salita, raggiungiamo uno slargo; ora la mulattiera si restringe e la pendenza aumenta.
Superiamo alcuni gradini di pietra e troviamo un cartello che indica l'Alpe Angeloga davanti a noi.
Il percorso si restringe ulteriormente. Saliamo con alcuni tornantini verso un monolite di roccia accanto al quale troviamo un crocefisso di legno (m. 1600).

Continuiamo in salita, a volte agevolati da alcuni gradini di roccia.
Poi superiamo un torrente e, dopo un tratto quasi in piano, riprendiamo a salire.
Il sentiero piega a sinistra (freccia rossa). Continuiamo seguendo i segnavia (bandierine bianco-rosse e triangoli rossi).
Ora dovremo risalire la montagna davanti a noi, volgendo le spalle al torrente Rabbiosa.
In piano oltrepassiamo un torrente in secca e subito riprendiamo a salire. Alla nostra destra già si vede la vetta del Pizzo Stella.

Percorriamo ancora pochi passi in piano, poi iniziamo a salire ripidamente. La serie di corti tornanti è lunga e faticosa.
Passiamo accanto a una piccola cascata (m. 1870). Poi raggiungiamo una targa che ricorda un giovane ventenne deceduto.
Una scalinata ci conduce verso un varco tra la roccia (m. 1915) dove troviamo una piccola croce di ferro.
Continuiamo con un breve tratto in piano durante il quale superiamo due rivoli d'acqua che scendono dalla montagna formando delle piccole cascate.
Torniamo a salire e poi percorriamo pochi passi in piano avvicinandoci ad un torrente. Raggiuntolo, riprendiamo a salire al suo fianco.
Troviamo una scritta in rosso che indica il Rifugio Chiavenna a dieci minuti.
Seguendo il torrente entriamo in una valletta fra pareti rocciose. Il sentiero ora è allagato da alcuni rivoli d'acqua.
Procediamo dapprima in leggera salita poi superiamo alcuni massi e roccette abbastanza ripidamente.
Arriviamo all'Alpe Angeloga. Aggirato un dosso sulla cui sommità un cippo ricorda i caduti delle guerre, raggiungiamo il Lago Angeloga e il Rifugio Chiavenna.

Proseguiamo poi come precedentemente descritto nella seconda parte del precedente itinerario.

Tempo impiegato: ore 6 - Dislivello: m. 984 -463
Data escursione: maggio 2005

Escursioni partendo dal Rifugio:


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