Rifugio Baita Armentarga

Il Rifugio Baita Armentarga è situato nella omonima valle, sulle sponde del Torrente Brembo.
Dietro al rifugio c'è una bella chiesetta alla quale fanno da sfondo i Pizzi del Diavolo (m. 2916) e il Monte Grabiasca (m. 2705).

Con la statale 470 percorriamo il fondovalle della Val Brembana fino al bivio di Lenna dove lasciamo a sinistra la strada che sale al Passo San Marco e continuiamo sulla destra con la provinciale 2 in direzione di Foppolo.
Dopo Branzi prendiamo la provinciale 5 che si stacca sulla destra e conduce a Carona.
Attraversando il paese troviamo diversi cartelli che indicano i rifugi della zona.
Prendiamo Via Locatelli con la quale, in salita tra gli alberi, arriviamo al tornante sinistrorso dove sulla destra inizia la strada dell'Enel chiusa al traffico (n. 210). Lasciamo la macchina ai bordi della strada e ci incamminiamo (m. 1220). Ricordo che il parcheggio è soggetto al pagamento di 2 euro al giorno tramite un "gratta e sosta" acquistabile presso gli esercizi commerciali di Carona.
I segnavia indicano: Frazione Pagliari, Rifugio Calvi, Rifugio Longo, Val Carisole, Rifugio Terre Rosse. C'è anche una bacheca con una cartina della zona.
Superiamo una stanga. Un segnale stradale vieta il transito agli automezzi.

Il primo tratto è asfaltato, quasi in piano, nel bosco. Alla sinistra c'è un muro di pietre. Alla destra ci sono delle protezioni con pali di ferro che reggono tre cavi.
Una mulattiera, che sale da destra passando dalla Baita del Sala, si unisce al nostro percorso. Alcuni cartelli indicano se i Rifugi Longo e Calvi sono chiusi o aperti. Iniziamo a salire.
Passiamo sotto tre cavi che attraversano la strada obliquamente, da destra verso sinistra. Dalla destra in basso sentiamo provenire il rumore del Brembo.
Incontriamo l'indicazione, in lettere romane, dei primi 800 metri di cammino. Alla destra c'è una panchina di legno (m. 1240).
Allo scoperto, ripassiamo sotto ai tre cavi, questa volta da sinistra verso destra. Ignoriamo un sentiero, con dei gradini di legno, che scende a destra accompagnato da una staccionata corrimano (m. 1255).
Torniamo nel bosco.
Alla destra ci sono delle protezioni con paletti di ferro dipinti di verde che reggono tre cavi (m. 1270).

Vediamo una piccola croce su una roccia alla sinistra e subito incontriamo l'indicazione del km. 1. Lasciamo a sinistra la cabina idroelettrica della presa di Pagliari (m. 1275). Le protezioni alla destra terminano. Dopo alcuni metri su cemento torniamo a camminare su asfalto.
Alla sinistra, più in alto, ci sono delle reti paramassi (m. 1285).
Percorriamo una semicurva verso destra camminando tra pochi alberi. Alla destra ci sono le protezioni con paletti che reggono tre cavi.

Usciamo dal bosco.
Presso una curva verso sinistra lasciamo a destra un traliccio (m. 1290).
Alla sinistra c'è una targa di marmo a ricordo di una persona deceduta. Due sentieri scendono a destra e i segnavia indicano con il secondo: Rifugio Calvi con il "sentiero estivo" n. 247 a ore 3.10, Lago di Val dei Frati con il sentiero n. 236 a ore 2.30, Passo di Aviasco con il sentiero n. 236 a ore 3.45; diritto con la sterrata n. 210: Rifugio Fratelli Calvi a ore 2.40, Rifugio Fratelli Longo a ore 2.40 (sentiero n. 224).
Proseguiamo in leggera salita lungo la strada e superiamo due semicurve destra-sinistra.

Lasciamo a sinistra una fontana con vasca e attraversiamo il piccolo borgo di Pagliari (m. 1313).
Un cartello preannuncia a 150 metri un sentiero alternativo.
Dopo una semicurva verso sinistra, dei segnali stradali indicano che la strada è dissestata e il ciglio è cedevole.
Poco dopo ignoriamo una strada che scende a destra. In leggera salita transitiamo sotto a tre cavi dell'alta tensione.
La strada diventa sterrata. Un segnale stradale avverte del pericolo di caduta pietre. Superiamo una curva verso destra (m. 1320).
Alla sinistra ci accompagna un vecchio muretto di pietre. In basso alla destra vediamo il torrente.

Un cartello segnala alla sinistra il sentiero alternativo per i Rifugi Calvi e Longo e la Val Sambuzza (m. 1330).
Superiamo una canalina per lo scolo dell'acqua collocata obliquamente di traverso alla strada (m. 1340).
Alla destra scende un muro a rinforzo della sede stradale. Nel muro sono stati conficcati degli spuntoni di pietra come fossero dei piccoli paracarri.
Superiamo un tratto tra gli alberi e torniamo a camminare allo scoperto (m. 1350).
Proseguiamo in salita. Alla sinistra c'è un muro e alla destra un guard-rail oltre il quale un ripido pendio erboso scende verso il torrente.
Con poca pendenza passiamo accanto a un segnale di pericolo generico (m. 1370).
Torniamo all'ombra degli alberi e troviamo una targa a ricordo di una persona deceduta (m. 1375).
In salita percorriamo una curva verso sinistra molto ampia. Alla destra ci sono le solite protezioni con pali di ferro verdi che reggono tre cavi.
Per un tratto, come protezione, ci sono solo gli spuntoni nel cemento alla destra e per un altro tratto i pali verdi che reggono tre cavi. Gli alberi sono radi (m. 1395).

Incontriamo l'indicazione del km. 2 nei pressi di una baita diroccata e torniamo a camminare tra gli alberi (m. 1410).
Poco dopo, all'esterno di un'ampia curva verso destra, troviamo la splendida cascata alimentata dal torrente che scende dalla Val Sambuzza; l'acqua, dopo averci rinfrescato con qualche spruzzo, attraversa la strada passando sotto un ponte (m. 1415).
Subito dopo alla sinistra c'è una bacheca con una cartina della zona.
La strada prosegue allo scoperto, con il fondo in cemento nel quale sono state incastrate alcune pietre lisce. Sul bordo destro ci sono alcuni spuntoni di roccia fissati nel cemento.
In basso alla destra, al limitare tra il prato e il bosco, vediamo una baita diroccata raggiungibile con un sentierino.
Un segnale stradale preannuncia una serie di tornanti. Ora il fondo stradale è solo in cemento (m. 1430).

Poco dopo trascuriamo una scorciatoia che sale a sinistra.
Torniamo tra gli alberi e percorriamo un tornante sinistrorso, all'inizio del quale alla destra ci sono le solite protezioni con pali verdi che reggono tre cavi mentre verso la fine c'è un muro di pietre a secco (m. 1435).
Per un tratto, la stradina si trasforma in una larga mulattiera con il fondo di pietre. La scorciatoia la attraversa da sinistra verso destra.
Torniamo a camminare su cemento. Alla sinistra c'è un corto guardrail. Percorriamo un tornante destrorso ignorando due sentieri che continuano diritto, il primo in discesa e il secondo in salita. Su di una parete di roccia il segnavia 210 a bandierina invita a proseguire con la strada (m. 1450).
Superiamo una canalina per lo scolo dell'acqua che attraversa obliquamente la strada. Alla destra ci sono gli spuntoni, prima di ferro e poi di roccia, infissi nel cemento.
Torniamo allo scoperto. Dalla destra si immette la scorciatoia. Subito dopo alla destra c'è un rudere.

Continuiamo con un ampio tornante destrorso all'esterno del quale alcuni segnavia indicano con il sentiero 209 che sale a sinistra: Incrocio Sentiero Orobie Occidentali 208 a ore 1, Lago Val Sambuzza a ore 2, Passo Publino a ore 3, Rifugio Terrerosse. A seguire ci sono una fontana con l'acqua che cade in un tronco scavato, l'inizio di una mulattiera e una vecchia baita con due cartelli sui quali leggiamo: "Località Dosso. Baita Birone". Alla destra ci sono le protezioni con pali verdi e tre cavi (m. 1470).
La strada prosegue con il fondo in cemento nel quale sono state incastrate alcune pietre lisce.
Poco dopo percorriamo un tornante sinistrorso all'esterno del quale ci sono le solite protezioni (m. 1475).
La pendenza è minima. Un segnale stradale indica il divieto di sosta da entrambi i lati. Lasciamo a sinistra una vecchia baita.
Superiamo un paio di canaline per lo scolo dell'acqua, di traverso alla strada.

Presso una semicurva verso sinistra molto ampia, alla destra c'è una bacheca con un cartellone intitolato "I colori delle Orobie" che mostra i fiori della zona e indica i loro nomi (m. 1485).
Un sentiero sale dalla destra. Alla sinistra c'è un muretto di pietre.
In alcuni punti camminiamo tra gli alberi, in altri allo scoperto.
Alla sinistra c'è un muretto di cemento. Alla destra, in alcuni tratti, ci sono gli spuntoni di roccia (m. 1495).
Continuiamo con poca pendenza e con un muretto di pietre alla sinistra.

In basso alla destra, oltre il torrente, vediamo una baitella di pietre (m. 1515).
Superiamo una canalina per lo scolo dell'acqua, di traverso alla strada.
Presso una curva verso destra un torrente scorre sotto alla strada. Alla sinistra c'è un muretto in cemento (m. 1525).
Subito dopo troviamo anche un rivolo e un ruscello che scendono dalla montagna e, intubati, passano sotto alla strada. Un muretto fa da protezione alla sinistra. Troviamo un'altra canalina in cemento di traverso alla strada e l'indicazione del Km. 3.
Alcuni metri più avanti rientriamo nel bosco (m. 1540).
Proseguiamo in salita.
Vediamo il segnavia 210 a bandierina e lasciamo a sinistra uno slargo tra le rocce (m. 1555).

Subito dopo ignoriamo un ripido sentiero che sale a sinistra all'inizio del quale ci sono dei gradini e una staccionata corrimano.
Per un tratto, alla destra ci accompagnano le protezioni con paletti di ferro verdi e tre cavi (m. 1560).
Su di una roccia vediamo il segnavia 210 a bandierina (m. 1575).
Un rivolo passa sotto alla strada in un tubo.

Alla sinistra, due cartelli marroni informano che siamo nel Parco Regionale Orobie Bergamasche, Alta Val Brembana Laghi Gemelli (m. 1585).
Alla destra, dopo un masso squadrato, ripartono le protezioni con paletti verdi e tre cavi.
Un torrente scende formando una piccola cascata e passa sotto alla strada (m. 1590).
Per un tratto, alla sinistra abbiamo un muro di pietre.
Poco dopo un sentiero scende a destra verso la Baita della Prida.
Alla destra, riprendono gli spuntoni di roccia al bordo della strada (m. 1600)
Un piccolo torrente scorre sotto alla strada. Alla sinistra c'è un muretto.

Poco dopo, presso un'ampia curva verso destra, la strada diventa sterrata (m. 1610). Due cartelli indicano con un sentiero che si stacca alla sinistra: Baitone Cai Sesto S. Giovanni, Rifugio Longo a ore 1.20.
Proseguiamo quasi in piano seguendo la strada al fresco di una pineta e troviamo l'indicazione del km. 3.6.
Percorriamo due curve verso sinistra. Presso la seconda, in basso a destra tra gli alberi, vediamo una casa. Poco dopo troviamo il sentiero che scende a raggiungerla.
Superiamo un'altra curva verso destra.
Percorriamo un tratto su cemento. Alla destra ci sono dei paletti di ferro (questa volta non colorati) che reggono tre cavi.
Il bosco termina e torniamo a camminare su sterrato.
Continuiamo con poca pendenza.

I segnavia indicano con un sentiero che si stacca alla destra: Sentiero delle Orobie a ore 0.30, Lago Val dei Frati a ore 1, Passo di Aviasco a ore 2.30 (m. 1625).
Alla destra per un tratto ci sono gli spuntoni di roccia che escono dal cemento a bordo strada.
Torniamo nel bosco.

Incontriamo l'indicazione del km. 4.
Ora alterniamo tratti al sole ad altri tra gli alberi.
Superiamo una curva a sinistra (m. 1630).
Su una parete di roccia alla sinistra una targa marmorea ricorda una persona scomparsa all'età di 35 anni.

Percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio, incassato nel terreno circostante (m. 1645).
Quasi in piano superiamo un tornante destrorso, rinforzato da due muri che scendono ai lati, sotto al quale scorre un torrente. Un cartello segnala a sinistra un sentiero che conduce al Baitone del Cai di Sesto.
Proseguiamo con pochissima pendenza e con un muro di pietre alla sinistra.
Lasciamo a destra uno slargo con un baitello e percorriamo un'ampia curva verso sinistra (m. 1650).

Troviamo l'indicazione del km. 4.4.
Continuiamo praticamente in piano alternando tratti dentro e fuori dal bosco.
Un ruscello passa sotto alla strada.
Presso una semicurva verso sinistra vediamo il segnavia 210 a bandierina dipinto su di una roccia.
Alla sinistra ci sono due pali in cemento che sostengono un cavo.
Continuiamo con una semicurva verso destra e due curve sinistra-destra.

Usciamo dal bosco. La valle si apre. Alla destra scorre il Brembo oltre il quale, nascosto da un rialzo del terreno, c'è il Lago del Prato. In alto a sinistra vediamo due tavoli di legno con relative panche.
Superata una curva verso sinistra arriviamo ad un bivio (m. 1655). I segnavia indicano davanti con il percorso n. 210: Rifugio F.lli Calvi a ore 1.20; a sinistra con il n. 208: Baita Casera Val Sambuzza a ore 0.40, Carisole a ore 2, Foppolo a ore 3.30, Baita Armentarga a ore 0.40, Rifugio F.lli Calvi a ore 1.30; a sinistra con il n. 224: Rifugio F.lli Longo a ore 1.15, Passo di Cigola a ore 2.30, Passo di Venina a ore 2.40; dietro con il n. 210: Carona a ore 1. C'è anche una bacheca con una cartina della zona. Continuiamo diritto.

Quasi in piano, dopo due semicurve sinistra-destra, attraversiamo il Brembo su di un ponte privo delle sponde ma con solo dei paletti di ferro alla destra.
Continuiamo con una curva a sinistra e un tornante destrorso molto ampio all'interno del quale si stacca una stradina che conduce ad una malga.
Seguiamo la sterrata e troviamo dei segnavia che indicano con un sentiero che si stacca alla sinistra: Rifugio F.lli Calvi a ore 1.20; dietro: Carona a ore 1, Foppolo a ore 3.30.

Lasciamo dunque la sterrata e ci incamminiamo tra l'erba alla destra del Brembo.
Passiamo tra radi alberi e poi entriamo in un bosco. Alla sinistra vediamo la sterrata che si dirige verso il Rifugio Longo. Il sentiero è in ombra, fresco, consigliabile nel periodo estivo.
Più avanti, in basso alla sinistra, vediamo una pozza (m. 1705).
Superiamo alcuni brevi saliscendi, un tratto in salita e un altro con poca pendenza.
Poi giriamo a destra; qui il sentiero è incassato nel terreno circostante (m. 1730).
Alterniamo tratti quasi in piano ad altri in salita con maggiore e minore pendenza e raggiungiamo uno slargo dove vediamo dei bolli (m. 1755).
Proseguiamo a mezza costa alternando tratti quasi in piano e in leggera salita.

In basso a sinistra vediamo il Lago della Cava.
Quasi in piano attraversiamo un ruscelletto. Il sentiero ora è rinforzato alla sinistra è c'è anche una breve protezione. Da qui si gode di una bella vista dall'alto sulle acque smeraldine del piccolo lago (m. 1755).
Proseguiamo alternando ancora tratti in leggera salita e quasi piano, poi saliamo tra radi alberi (m. 1770).
Continuiamo in piano. In basso, vediamo una stradina sterrata che ci segue parallela sulla sponda opposta del Brembo.
Percorriamo pochi passi in salita e passiamo accanto ad una roccia con il segnavia 208 e due frecce con le scritte "Calvi-Carona" nelle due direzioni.
Camminiamo quasi in piano e attraversiamo un rivolo. Dopo un breve giù e su continuiamo ancora in piano. Alla sinistra vediamo un rudere (m. 1780).
Ancora due passi giù e su. Superiamo un ruscello.

Su una pietra vediamo due frecce puntate verso destra e dietro. Poco dopo troviamo dei segnavia che indicano a destra con il sentiero 208: Rifugio Calvi a ore 1.15; davanti con il sentiero 258: Rifugio Longo a ore 1; dietro: Lago del Prato a ore 0.45. Sul cemento di una passerella una scritta indica diritto il Rifugio Armentarga.
Ora camminiamo in piano. Alla sinistra c'è una presa d'acqua e delle protezioni verso il torrente.
Poco dopo cominciamo a vedere il rifugio.
Raggiungiamo una chiusa e con un ponticello traballante gettato su una profonda forra passiamo alla sinistra del torrente.
Ancora pochi passi e arriviamo al rifugio.

Tempo impiegato: ore 2.10 - Dislivello m. 560
Data escursione: ottobre 2011

Escursioni partendo dal Rifugio:


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