Rifugio S.E.V. Pianezzo

Il rifugio è situato all'Alpe di Pianezzo sul versante nord dei Corni di Canzo, in posizione panoramica sul sottostante Lago di Lecco e sulle Grigne.

Primo itinerario: dall'Alpe Oneda (strada)

Venendo da Lecco, con la SS 583 costeggiamo la sponda occidentale del lago fino a Onno dove giriamo a sinistra per prendere la SP 46. Percorriamo questa provinciale per km. 4.6 fino a trovare sulla sinistra la chiesetta di S. Rocco.
Venendo invece da Asso con la SP 41 Valassina, giriamo a destra per imboccare la SP 46 Valbrona. Percorriamo la provinciale 46 per km 3.4 fino a trovare sulla destra la chiesetta di S. Rocco (poco prima ci sono un benzinaio IP, dei campi di calcio e il cimitero).
Proseguiamo con Via Ziniga che parte a lato della chiesa seguendo un cartello su un muro che indica il Rifugio S.E.V.
Subito dopo troviamo un bivio e andiamo a destra.
La strada sale con vari tornanti e con bella vista sulle Grigne, poi si addentra in un bosco.
Superiamo una prima sbarra sempre alzata. Più avanti ne raggiungiamo un'altra di colore bianco, chiusa (m. 725). Un cartello informa in quali giorni festivi il rifugio è chiuso: 1/11 - 8/12 - 25-26/12.

Parcheggiamo l'auto e ci incamminiamo lungo la strada asfaltata in salita. Alla sinistra c'è una casa e alla destra una vecchia cascina.
Arriviamo ad un bivio dove una palina reca vari segnavia: Alpe Oneda 719 m.; a sinistra: Corni di Canzo Rifugio S.E.V.; destra: Val Cerrina a ore 0.30, Rif. SEV ai Corni a ore 1.30, Valbrona a ore 0.30 (vedi il settimo itinerario). Su un palo in cemento vediamo due scritte; a sinistra: Corni Canzo; a destra: Valbrona.
Andiamo a sinistra tra case recintate, giardini e prati. Alla sinistra vediamo il Lago di Lecco e le Grigne.
Dopo una semicurva a destra inizia il bosco (m. 755). Un cartello indica il pericolo di caduta massi.
Proseguiamo con delle serpentine. Ai lati della strada ci sono dei paletti di ferro a sinistra e di legno a destra.
Ignoriamo una stradina che scende alla destra. Ora i paletti sono di ferro da entrambi i lati (m. 770).
Proseguiamo con un muretto alto una ventina di centimetri alla sinistra e un guard-rail alla destra.

Con poca pendenza superiamo un tornante sinistrorso. Alla destra c'è un corto muro di pietre (m. 780).
Poi riprendiamo a salire. Alla destra ci sono delle lastre di roccia oblique.
Troviamo poi alla sinistra una rientranza tra gli alberi. Passiamo sotto un cavo (m. 795).
Superiamo una grata per lo scolo dell'acqua posta di traverso alla strada.
Percorriamo un tornante destrorso aggirando un'area recintata con una rete verde all'interno della quale vediamo un cassottello (m. 800).
In seguito ignoriamo un sentierino poco evidente che sale a sinistra.
Con pochissima pendenza percorriamo un ampio tornante sinistrorso al termine del quale una stradina sterrata scende a destra e subito dopo un'altra sale a sinistra.(m. 825).
Proseguiamo in salita. Alla sinistra ci sono un muretto e una recinzione oltre la quale vediamo una casa.
Alla destra, dopo uno slargo, c'è una casa bianca (m. 840).
Continuiamo tra gli alberi con dei paletti di legno ai bordi della strada e ignoriamo una sterrata che scende verso destra (m. 860).

Arriviamo ad un tornante sinistrorso (m. 880). Alla destra ci sono una casa bianco-rossa e una stradina asfaltata. Su di un muro un piccolo cartello indica i Corni di Canzo verso sinistra.
Superiamo il successivo tornante destrorso camminando tra pareti di roccia (m. 890).
Proseguiamo con poca pendenza tra alberi e arbusti ignorando una sterrata che si stacca alla sinistra.
Percorriamo un breve tratto senza alberi, dove passano cavi dell'alta tensione, e possiamo così vedere il lago in basso a destra.
Passiamo accanto ad una recinzione oltre la quale vediamo una villetta. In questo punto la pendenza è minima (m. 905).
Riprendiamo a salire. Tra gli alberi alla destra riusciamo a distinguere il M. San Primo e, dietro, il lago.

In leggera salita, seguendo l'indicazione per i Corni su di un cartello, superiamo un tornante sinistrorso mentre una sterrata prosegue diritto (m. 930).
Quasi in piano, lasciati a destra due piloni con delle antenne, incrociamo un'altra strada; il solito piccolo cartello indica davanti i Corni. Alla sinistra c'è una casa bianca.
Subito dopo riprendiamo a salire e percorriamo un tornante destrorso (m. 945).
Alla sinistra troviamo un muretto, una inferriata ed un cancello oltre i quali una stradina asfaltata sale verso una casa. Sul muro della recinzione leggiamo questa targa: "a Icaro a Leonardo al coraggio alla scienza agli uomini che non rinunciano a sognare" (m. 955).
Percorriamo un tratto con radi alberi alla destra il che consente una veduta del fondovalle.
Attorniati da alcune rocce superiamo un tornante sinistrorso e proseguiamo tra gli alberi (m. 985).
In alto a destra vediamo una casa bianca e verde, un cancello e una recinzione.

In leggera salita arriviamo ad un tornante destrorso. Alla sinistra ci sono uno slargo e una rete verde. Un piccolo cartello indica di proseguire per i Corni (m. 1000).
La strada diventa più stretta. Il fondo è in cemento. Un segnale stradale indica il divieto di accesso ai veicoli. Saliamo in un fitto bosco.
In basso a destra torniamo a vedere l'ultima casa tra gli alberi mentre alla sinistra c'è un pozzetto in cemento con un coperchio metallico chiuso con un lucchetto, sotto il quale sentiamo scorrere l'acqua.
La pendenza aumenta. Superiamo una sbarra in ferro che troviamo alzata (m. 1020).
Dopo un tratto con poca pendenza torniamo a salire.
Alla destra troviamo un solco che sembra il letto di un torrente in secca (m. 1035).
Ora alla sinistra non ci sono alberi e possiamo vedere le Grigne e i Resinelli.
Proseguiamo con alcune serpentine.

Presso una curva a destra, alla sinistra ci sono delle robuste protezioni di ferro con i pali di colore verde e i traversi di colore grigio (m. 1070). Lontano tra gli alberi vediamo un baitello.
Proseguiamo in modo abbastanza ripido e troviamo altre protezioni uguali alle precedenti sul lato destro della stradina (m. 1085).
Con poca pendenza arriviamo fino ad una curva a sinistra poi riprendiamo a salire.
All'esterno un tornante destrorso troviamo un altro pozzetto con coperchio e lucchetto (m. 1110).

Presso una curva a sinistra si innesta il sentiero n. 4. I segnavia indicano che seguendolo si scende a Candalino per la Costa dell'Avvocato (m. 1130).
Poco dopo ignoriamo una stradina a sinistra. La pendenza diminuisce un poco. Gli alberi, ora più radi, in prevalenza sono dei grandi faggi.
Dopo un tratto in leggera salita troviamo un altro sentiero che scende a destra verso una casa (m. 1150). I segnavia indicano a destra: Valcerrina a ore 0.30, Valbrona a ore 1; diritto: Pianezza - Rifugio SEV a ore 0.15, Corni di Canzo - vetta a ore 0.35.
Proseguiamo con un tratto in salita seguito da un altro con poca pendenza.
Troviamo un sentiero segnalato da bolli e da una freccia blu che sale a sinistra (m. 1170). Possiamo prendere questo sentiero o proseguire con la stradina.

a) sentiero
Andiamo a sinistra in salita tra erba e arbusti. Davanti cominciamo a vedere il Rifugio S.E.V.
Lasciamo a destra tre costruzioni. Su quella centrale campeggia la scritta: "Rifugio Pianezzo - Mapomo di alta quota". Dietro il primo dei tre edifici c'è una grande cartina del Triangolo Lariano che occupa tutta la parete (m. 1185).
Passiamo accanto ad un grande faggio monumentale attrezzato con alcuni ripiani raggiungibili con corde e scalette. Una targa sull'albero ricorda un giovane deceduto nel 1951.
Proseguiamo in salita e raggiungiamo il vasto pianoro prativo oltre il quale è situato il Rifugio S.E.V.
Saliamo alcuni gradini di legno su uno dei quali una freccia rossa indica il percorso a chi scende (m. 1200).
Lasciamo a sinistra il vecchio posto di ristoro diroccato e iniziamo ad attraversare il prato, dapprima in leggera salita e poi con maggiore pendenza, in direzione del rifugio.
Passando tra alcuni alberi ci riportiamo poi sulla stradina.
Un ultimo tratto in salita, con il fondo in cemento e delle protezioni alla sinistra, ci conduce al rifugio.

b) stradina
Proseguiamo diritto con pochissima pendenza passando accanto ad una cabina Enel.
Passiamo a valle delle tre costruzioni del Rifugio Pianezzo. Poi riprendiamo a salire e rientriamo nel bosco.
Percorriamo un tornante sinistrorso.
All'esterno del successivo tornante destrorso un cartello indica a sinistra una deviazione verso una fonte e dietro Valbrona.
Superiamo un tornante sinistrorso all'esterno del quale ci sono delle robuste protezioni come quelle trovate in precedenza (m. 1200).
Su di un masso viene indicata Valbrona a coloro che scendono.
Poco dopo troviamo il sentiero descritto nel secondo itinerario che arriva dalla destra. I segnavia indicano a destra: III Alpe, Gajum Canzo, Cranno Asso; dietro: Oneda a ore 0.40, Valcerrina a ore 0.30, Candalino Valbrona a ore 1.30.
La stradina torna ad essere sterrata. Usciamo dal bosco e in basso a sinistra vediamo il lago.
Proseguiamo in leggera salita ignorando un sentiero che si stacca alla destra.
La stradina torna ad avere il fondo in cemento. Percorriamo un tratto quasi in piano. Alla sinistra ci sono i prati dai quali sale il sentiero precedentemente descritto.
Un ultimo tratto in salita, con il fondo in cemento e delle protezioni alla sinistra, ci conduce al rifugio.

Tempo impiegato: ore 1.30 - Dislivello: m. 514
Data escursione: ottobre 2012

Secondo itinerario: da Gajum, Via delle Alpi (a sinistra)

Con la provinciale 41 Vallassina, saliamo da Erba fino Canzo. Qui giunti, percorriamo le vie del paese seguendo le indicazioni per Gajum: Via Volta, Via Mazzini, Via Verza, Via delle Rimembranze (grande parcheggio sulla destra in Piazza Giovanni XXIII, dove bisogna lasciare la macchina da aprile ad ottobre mentre negli altri mesi si può proseguire), Via De Gasperi, Via Paradiso, Via Monte Rai e Via Gajum. Se possibile, proseguiamo fino in fondo a Via Gajum dove lasciamo la macchina nei pressi del Torrente Ravella.
Da qui partono due itinerari che si ricongiungono davanti alla Terz'Alpe: a sinistra Via per le Alpi e diritto Via per San Miro.
I segnavia indicano: Fonte di Gajum m. 483;
- a sinistra, con il sentiero n. 1: Via Ferrata, Corni; con il sentiero 4: Moregallo; con il sentiero 5: Corni; e inoltre: Sentiero Spirito del Bosco, Sasso Malascarpa a ore 0.30, I Alpe a ore 0.30, III Alpe a ore 0.45, Rifugio SEV a ore 1.45;
- diritto, con il sentiero n. 2: S. Miro, Terz'Alpe; con il sentiero 6: Alpe Alto, Cornizzolo; con il sentiero 7: Cornizzolo. Dopo pochi passi altri segnavia indicano: Sentiero Geologico Giorgio Achermann, La Colma a ore 2, Riserva Naturale Sasso Malascarpa a ore 2.45, San Miro a ore 0.40, III Alpe a ore 1.40, Rifugio SEV ai Corni a ore 2.30, Ceppo dell'Angua a ore 1.30, Rifugio SEC a ore 2.20, M. Cornizzolo a ore 2.40.
Ci sono anche tre cartelloni intitolati: "I sentieri della Val Ravella", "Sentiero Geologico", "I Geositi dell'Insubria".

Andiamo a sinistra (più sotto trovi l'altro percorso alla voce terzo itinerario) con una stradina dal fondo acciottolato, in leggera salita nel bosco.
Alla sinistra ci accompagna una staccionata che più avanti lascia il posto a una rete metallica. In questo punto sulla destra si stacca un sentiero. Continuiamo diritto.
Alla destra c'è una grande casa (m. 505) e successivamente dei gradini che salgono verso un piccolo cancello.
Presso una curva verso destra la recinzione termina. La pendenza diminuisce un poco.
Lasciamo a sinistra un cancello. Continuiamo tra siepi e reti (m. 520). (Più avanti troveremo altri cancelli, alcuni dei quali realizzati semplicemente con un tubo e una rete.)

Presso un tornante destrorso ignoriamo un sentiero che prosegue diritto (m. 535).
Alla destra troviamo un cancelletto giallo.
All'esterno di un tornante sinistrorso c'è un cancello verde (m. 545).
Il prossimo tornante destrorso possiamo tagliarlo con un sentiero sulla destra. Anche qui c'è un cancello all'esterno del tornante (m. 560).
Subito dopo ignoriamo un sentiero che sale a sinistra.
Anche al successivo tornante, sinistrorso, troviamo un cancelletto; questo è di colore giallo. La pendenza aumenta un poco (m. 570).
Alla sinistra ci accompagna una vecchia recinzione, terminata la quale, sul lato opposto troviamo tre massi (m. 590).
Ora la vecchia recinzione è sulla destra.

Nei pressi di un baitello in legno, un sentiero si stacca a sinistra e un cartello indica in dialetto: "Sentee dal Repussin - Canz"  (m. 610).
Subito dopo, all'esterno di un tornante destrorso, troviamo un cancello verde.
Proseguiamo tra due vecchie reti metalliche.
Dopo una semicurva verso destra percorriamo un tornante sinistrorso (m. 630).

Alla destra troviamo l'agriturismo "In Valentina". Alla sinistra su di un cartellone della Ersaf leggiamo: "Foreste di Lombardia - Foresta Corni di Canzo" (m. 640).
Ora la vecchia recinzione è solo alla destra mentre alla sinistra ci sono dei pini.
Un basso muretto a secco ci accompagna sul lato destro. Ci addentriamo nella pineta (m. 655).

Incrociamo un sentiero (m. 680).
Subito dopo, alla sinistra, un cartellone segnala la stazione n. 7 del Sentiero Naturalistico dello Spaccasassi e parla del "Bosco artificiale". Alcuni segnavia indicano, diritto: Sentiero Naturalistico dello Spaccasassi; a sinistra: Cresta di Cranno a ore 0.30, Sass de la Prea a ore 0.40, Cranno-Asso a ore 1.10. Continuiamo diritto.
In salita superiamo due tornanti destra-sinistra (m. 690). La pendenza diminuisce.

Con la stradina incassata nel terreno circostante, percorriamo due semicurve destra-sinistra. Alla destra ci accompagna un muretto a secco (m. 710).
Troviamo un cartellone con la scritta: "Foresta Demaniale Regionale Corni di Canzo Prim'Alpe". Alla destra si staccano due larghi sentieri. I segnavia indicano che il primo è il Sentiero Naturalistico dello Spaccasassi mentre il secondo conduce al Belvedere di Pra Batòn.

Pochi passi più avanti, alla sinistra, troviamo l'antica cascina ora trasformata nel Rifugio Prim'Alpe, Centro di Educazione Ambientale, una struttura eco-sostenibile di formazione e di vacanza gestita da Legambiente (m. 725). Davanti cominciamo a vedere i Corni. A destra ci sono dei prati e una bella fontana che butta acqua in due grandi vasche. Nei prati ci sono vari tavoli e panche in legno e alcuni barbecue. Tre cartelloni parlano della "Foresta regionale dei Corni di Canzo", "L'ambiente naturale" e "L'ambiente umano".
Sulla destra inizia il sentiero denominato "Lo Spirito del Bosco" lungo il quale sono state sistemate alcune sculture lignee di Alessandro Cortinovis.

La stradina prosegue quasi in piano e con il fondo sterrato. Alcuni segnavia indicano davanti: II Alpe a ore 0.30, III Alpe a ore 0.40, Sasso Malascarpa a ore 2; dietro: Gajum a ore 0.30, Canzo FNM a ore 1; a sinistra: partenza Sentiero Botanico di Prim'Alpe ore 1. Proseguiamo diritto.
Alla destra ci accompagna un muretto.
In questo tratto ai lati della stradina ci sono dei piccoli cartelli posti ai piedi di alcuni alberi che ne indicano il nome. Apprendiamo così che sulla destra ci sono un abete bianco e poi un noce nero, sulla sinistra un maggiociondolo e poi ancora a destra un olmo campestre.

Accanto ad un cipresso di Lawson, un sentiero sale alla sinistra. Una staccionata di legno lo accompagna alla sinistra nel primo tratto. Proseguiamo diritto.
Poco dopo un cartello indica il divieto di accesso ai veicoli (limite accesso Terz'Alpe).
Riprendiamo a salire su fondo acciottolato. Alla destra vediamo un vecchio baitello.
Dopo pochi passi raggiungiamo un tornante destrorso all'esterno del quale un cartello segnala la "Sorgente San Gerolamo m. 728". L'acqua passa sotto l'acciottolato. Subito dopo c'è una santella con l'immagine del santo.

La pendenza aumenta. Troviamo un sentiero che si stacca alla sinistra (m. 735). Anch'esso sale al Rifugio SEV (vedi il sesto itinerario). I segnavia indicano, a sinistra con il sentiero n. 5: Rifugio SEV ai Corni a ore 1.50, Vetta dei Corni a ore 2.20; diritto con il sentiero 2: III Alpe, La Colma a ore 1.20 e Sasso Malascarpa; con il sentiero 6: Alpe Alto, Cornizzolo; con il sentiero 4: Moregallo; con il sentiero 1: Via ferrata, Corni.
Continuiamo diritto e, con minore pendenza, percorriamo una curva verso sinistra (m. 745).
Proseguiamo in salita. Superiamo due semicurve sinistra-destra (m. 760).

Più avanti, percorriamo una curva verso sinistra e proseguiamo tra radi alberi, in leggera salita, su sterrato (m. 780). In alto a destra vediamo in lontananza la torre rotonda, bianca e rossa, sul M. Rai.
Rientriamo nella pineta.
Percorriamo una semicurva verso destra molto ampia (m. 790).
Superiamo una semicurva verso sinistra e continuiamo con poca pendenza. Per un tratto alla destra la stradina è rinforzata col cemento sul lato destro.

Subito dopo lasciamo a sinistra il sentiero per il Ripianino dei Corni, che inizia con alcuni gradini di legno (m. 800).
Percorriamo una curva verso destra molto ampia, all'esterno della quale una serie di tronchi e pietre ben incastrate fanno da rinforzo.
Continuiamo con un lungo tratto praticamente pianeggiante.
Percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio, al termine del quale alla sinistra troviamo un cartellone intitolato: "Il bando pluriennale di vendita lotti boschivi".
Dopo un tratto in leggera discesa, quasi in piano superiamo una semicurva verso destra ed una verso sinistra.

Arriviamo a Second'Alpe (m. 795). Presso un tornante destrorso troviamo alla sinistra: un tiglio secolare segnalato anche da una targa, una fontana con vasca (cartello: "Desada in dal 1988, cumpagnia di nost casciadur de Canz"), un baitello aperto, un tavolo in legno con relative panche, la cappella di San Miro alla quale si accede con due gradinate, un cartellone che parla del Curnàa (Corniolo) di Second'Alpe e un altro cartellone che parla di "Cà Martina" posto accanto ai suoi ruderi. Anche alla destra ci sono altri ruderi e un cartello che riporta un disegno della planimetria originale dell'edificio.
Continuiamo in leggera salita su fondo acciottolato.
Troviamo dei segnavia che indicano seguendo un tornante sinistrorso: Costa di Cranno, Asso, Corni di Canzo e continuando diritto: III Alpe.

Con pochi passi in discesa verso destra possiamo raggiungere tre sculture di legno, dei tavoli di legno con relative panche e una struttura, ricavata restaurando dei ruderi, alla quale sono affissi alcuni cartelloni che parlano della "Second'Alpe: la storia, la struttura, il progetto di recupero, l'evoluzione di un luogo e i campi di volontariato". Un altro cartello parla invece di "San Miro il Santo dell'acqua: la tradizione, i luoghi di culto a Canzo, il culto". Ci sono anche delle foto che mostrano i luoghi prima e dopo gli interventi di restauro.

Tornati sulla stradina, percorriamo una curva verso destra che un ruscello attraversa su di un letto in cemento.
Subito dopo troviamo un sentiero che sale a sinistra. In quella direzione i segnavia indicano: Selvett, Antico Castagneto a ore 0.05, area di sosta. Continuiamo diritto, in lievissima discesa, con il fondo sterrato.

Dopo una curva a sinistra cominciamo a vedere il vetusto e massiccio edificio della Terz'Alpe.
Superato un rivolo con un ponticello in cemento, lo raggiungiamo.
Dalla destra arriva il percorso descritto nel terzo itinerario. Vari segnavia indicano: Agriturismo Terz'Alpe 793 m;
- a sinistra con il sentiero 1: Rif. SEV ai Corni a ore 1.30, Vetta dei Corni a ore 2, Via Ferrata E.E.;
- a sinistra con il sentiero 3: Sass de la Funtana a ore 0.20, La Colma a ore 0.30, Sasso Malascarpa a ore 1.30;
- a sinistra con il sentiero 4: Acqua del Fò a ore 0.35, Bocchetta di Luera a ore 1, M. Moregallo a ore 2.10;
- a sinistra: Sentiero dei Giganti, Castagni monumentali a ore 0.15, Selvétt -  castagneto da frutto a ore 0.10;
- a sinistra: Sentiero Geologico Alto, Anello della Colma ore 0.45, Anello del Malascarpa ore 2.30;
- a destra con il sentiero 2: S. Miro a ore 0.40, Gajum a ore 1, Sentiero Geologico;
- diritto con il sentiero 6: Alpe Alto a ore 1, Sasso Malascarpa a ore 1.30, Rifugio Cornizzolo a ore 1.50;
- dietro con il sentiero 3: II Alpe antico nucleo a ore 0.10, I Alpe a ore 0.25, Gajum a ore 1.
Giriamo a sinistra e saliamo dei gradini.
Alla destra troviamo la porta d'ingresso alla Terz'Alpe mentre alla sinistra ci sono alcuni tavoli con relative panche.
Dopo il massiccio edificio giriamo a destra e proseguiamo con una mulattiera acciottolata (m. 800).
Percorriamo una curva verso sinistra. Attorno ci sono alcuni massi.
Continuiamo in modo abbastanza ripido, con alcune serpentine. Alla sinistra scorre un rivolo (m. 810).

Passando tra grossi massi arriviamo ad un incrocio di sentieri (m. 830). Vari segnavia indicano:
- diritto con il sentiero 1: Rif. SEV ai Corni di Canzo, Vetta dei Corni, Via Ferrata E.E.;
- a destra con il sentiero 4: Acqua del Fò, Bocchetta di Luera, M. Moregallo; con il sentiero 5: Corni; con il sentiero 3: Cornizzolo; Sentiero Geologico Alto, Massi calcarei e lapiez a ore 0.10, Anello del Malascarpa 2.25;
- a sinistra: Selvett, Antico castagneto a ore 0.05, area di sosta.
Proseguiamo con il sentiero n. 1 che sale attorniato dai massi.

Superiamo due curve sinistra-destra e raggiungiamo un bivio (m. 840). Continuiamo verso sinistra in salita mentre diritto vengono segnalati con il Sentiero dei Giganti: il Gigante Caduto a ore 0.05 e i Castagni monumentali a ore 0.10.
Vediamo una freccetta rossa e altri segnavia. Saliamo in modo abbastanza ripido.
Camminiamo sopra delle radici (m. 845).
Vediamo un segnavia a bandierina rosso, bianco e giallo con il n. 1 (m. 855).
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire.
Superiamo uno zig-zag sinistra-destra.
Una freccetta rossa precede un tornante sinistrorso (m. 865).
Percorriamo una curva verso destra (m. 880).
Dopo una curva a sinistra e prima di una a destra, aggiriamo un albero cresciuto nel mezzo del sentiero (m. 895).
Saliamo tre gradini di legno (m. 900).
Continuiamo con delle serpentine.
Superiamo una semicura verso destra (m. 910) e un tornante sinistrorso (m. 915).
Dopo alcuni passi con poca pendenza riprendiamo a salire.
Percorriamo una curva verso destra. (m. 925).
In alto a destra vediamo in lontananza la torre bianca e rossa sul Monte Rai (m. 940).
Lasciato a destra un masso, il sentiero si divide e subito si ricompone (m. 950).

Raggiungiamo una deviazione (m. 960). Il sentiero originale che proseguiva diritto ora è sbarrato. Un cartello segnala verso destra il nuovo sentiero per Pianezzo e i Corni.
Dopo un tratto in leggera salita, quasi in piano percorriamo una curva verso sinistra molto ampia e proseguiamo in modo abbastanza ripido (m. 965).
Saliamo due gradini di legno.
Percorriamo una curva verso destra e dopo pochi passi quasi in piano riprendiamo a salire (m. 970).
Superiamo un breve tratto quasi in piano e continuiamo in salita (m. 980).
All'esterno di una curva verso destra, un tronco steso raso terra fa da rinforzo al sentiero (m. 985).
In modo abbastanza ripido percorriamo un ampio tornante sinistrorso, al cui interno ci sono dei zig-zag: sx-dx-sx.
Dopo alcuni passi quasi in piano, continuiamo in salita con dei gradini di legno e altri zig-zag: dx-sx-dx (m. 990).
Percorriamo due tornanti sinistra-destra.

Subito dopo rientriamo nel sentiero originario. Un cartello segnala la direzione per Terz'Alpe e Canzo a chi percorre il sentiero in discesa (m. 1005). I segnavia indicano diritto: Corni, Via Ferrata Corni.
Continuiamo con altri zig-zag: sx-dx-sx (m. 1015). Di tanto in tanto saliamo dei gradini.
Percorriamo un tornante destrorso.
Troviamo un ramo collocato raso terra a rinforzo del sentiero.
Con poca pendenza arriviamo ad un tornante sinistrorso e continuiamo in salita (m. 1025).
Ora è alla sinistra che ci sono dei rami sistemati raso terra come rinforzo.
Proseguiamo in modo abbastanza ripido.

Presso un tornante destrorso, alla sinistra troviamo un sentiero sbarrato. Anche qui c'è un cartello che segnala a chi scende la direzione per Terz'Alpe e Canzo (m. 1040).
Continuiamo in salita. Camminiamo su fondo in parte sterrato e in parte roccioso.
Percorriamo due tornanti sinistra-destra. Saliamo ripidamente (m. 1050).
Dopo una semicurva verso sinistra la pendenza diminuisce un poco (m. 1060) ma dopo una semicurva verso destra torniamo a salire ripidamente (m. 1075).
Superiamo tre tornanti vicini tra loro: sx-dx (freccetta rossa)-sx (m. 1085).
Continuiamo con alcune serpentine.

Davanti ad un masso percorriamo un tornante destrorso (m. 1090).
Dopo alcuni zig-zag: sx-dx-sx, la pendenza diminuisce un poco.
Superiamo altri zig-zag (m. 1100).
Il sentiero si divide e subito si ricompone (m. 1105).
Percorriamo una curva verso destra e due tornanti sinistra-destra (m. 1110).
Continuiamo in modo abbastanza ripido.
Passiamo alla sinistra di un masso sul quale vediamo i bolli e una freccetta rossa (m. 1120).
Aggiriamo una pietra nel mezzo del sentiero (m. 1135).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido. Davanti vediamo il Corno Occidentale.
Superiamo uno zig-zag sinistra-destra.

Arriviamo ad un bivio. I segnavia indicano, a sinistra: Corni (sentiero 1); a destra: Via Ferrata del Venticinquennale E.E.A. Andiamo a sinistra (m. 1160).
Vediamo un segnavia a bandierina rosso-bianco-giallo con il n. 1 dipinto su di una roccetta affiorante dal terreno (m. 1175).
Percorriamo una curva verso destra.
Dietro vediamo in lontananza la torre bianca e rossa sul M. Rai.
Continuiamo tra alberelli.
Superiamo uno zig-zag destra-sinistra. Alla destra, oltre alcuni alberi. c'è un ghiaione (m. 1185).
Percorriamo un tratto su fondo roccioso e continuiamo su un misto di roccia e sterrato (m. 1195).

Presso un tornante sinistrorso, davanti vediamo la verticale parete del Corno Occidentale. Da destra si innesta una traccia (m. 1210).
Proseguiamo con alcune serpentine.
Giunti davanti ad una grande roccia, sulla quale vediamo il segnavia a bandierina rosso-bianco-giallo, percorriamo un tornante destrorso (m. 1215).
Superiamo un breve ripido tratto su fondo roccioso.

Attraversiamo una selletta (m. 1225).
Alla sinistra vediamo in lontananza la torre bianca e rossa sul M. Rai. Giriamo a destra.
Raggiungiamo un ripiano erboso dove è situato un crocefisso (m. 1235). Qui termina la salita e possiamo fare una sosta per ammirare l'ampio panorama di fronte a noi che spazia dal sottostante Lago di Lecco alle Grigne e ai monti della Valtellina.
Con pochi passi in leggera salita arriviamo ad una biforcazione dove i segnavia indicano, diritto: Vetta Corni di Canzo; dietro con il sentiero 1: Via Ferrata Corni. Continuiamo quasi in piano. Il sentiero attraversa un prato iniziando ad aggirare da nord il Corno Occidentale.
Terminato il prato entriamo in un bosco di faggi e percorriamo un lungo tratto quasi rettilineo.
Proseguiamo in leggera discesa (m. 1240). Tra gli alberi, in basso alla sinistra riusciamo a scorgere il lago.
Passiamo sotto ai rami di due grandi faggi che troviamo, uno all'inizio e l'altro alla fine di una curva verso destra.

Raggiungiamo due case e una staccionata di legno che aggiriamo alla sinistra.
Poco dopo arriviamo ad un bivio (m. 1225). I segnavia indicano, a sinistra in discesa con il sentiero 5: Colletta dei Corni, Visino, Sentiero del Tivano; dietro con il sentiero 1: III Alpe, Gajum, Canzo. Continuiamo diritto.
Dopo pochi passi quasi in piano proseguiamo in leggera discesa.
Quasi in piano superiamo una semicurva verso sinistra.

In leggera discesa arriviamo ad un bivio (m. 1220). Da sinistra arriva la stradina cementata del primo itinerario. I segnavia indicano a sinistra in discesa: Oneda a ore 0.40, Valcerrina a ore 0.30, Candalino Valbrona a ore 1.30: dietro: III Alpe, Gajum Canzo, Cranno Asso. Ci immettiamo sulla stradina in cemento e proseguiamo diritto in leggera salita. Davanti vediamo il Rifugio SEV.
Continuiamo quasi in piano su sterrato. Alla sinistra vediamo dei prati e, in lontananza, il lago e le Grigne.
Ad una biforcazione trascuriamo la sterrata inerbita che scende a sinistra nei prati e proseguiamo su cemento in leggera salita.
Accompagnati alla sinistra da una protezione di ferro dipinta di verde, con un'ultima breve salita raggiungiamo il piano terra del rifugio. Salendo una scalinata arriviamo al piano superiore ed entriamo (m. 1239).

Tempo impiegato: ore 2.30 - Dislivello: m. 783 - 27
Data escursione: febbraio 2021

Terzo itinerario: da Gajum, Via per S. Miro (a destra)

Da Canzo ci dirigiamo verso Gajum seguendo quanto descritto all'inizio del secondo itinerario.
Al bivio iniziale (m. 483) dove i due percorsi si dividono, andiamo a destra.

Questo percorso, nella parte iniziale, coincide con il Sentiero Geologico Giorgio Achermann. Lungo il cammino troveremo, accanto ad alcune rocce e massi particolari provenienti da lontano durante le epoche passate, alcuni pannelli che ne spiegano le caratteristiche.
Alla sinistra ci sono due tabelloni che mostrano una cartina e i sentieri della Val Ravella. Dietro uno di questi tabelloni è appeso il primo cartellone del Sentiero Geologico Giorgio Achermann che parla della "Dolomia Coralligena".
Ci avviamo su fondo acciottolato in leggerissima salita, con il bosco alla sinistra e una siepe alla destra, lasciando a destra una breve stradina che si dirige verso il torrente Ravella.
Il torrente ci accompagnerà per buona parte del cammino, a volte da un lato e a volte dall'altro; infatti sono ben otto i ponti e ponticelli su cui dovremo passare, più due passerelle su un suo affluente.

Troviamo un cartello che indica il divieto di parcheggio. Sulla destra c'è una staccionata a protezione verso il corso d'acqua.
Alla sinistra troviamo il cartellone n. 2 del Sentiero Geologico Giorgio Achermann intitolato "Frana sottomarina Slumping". Una targa su un masso ribadisce "Slumping, slittamento di sedimenti marini".
Più avanti sulla destra c'è uno slargo con una tettoia e un ponticello che, oltre il torrente, conduce ad un cancello e ad una casa privata.
Troviamo poi due case a sinistra e uno slargo alla destra che rappresenta l'ultima possibilità di parcheggio.
Poco dopo una stanga chiude l'accesso ai veicoli. Sulla destra c'è un cartellone con una cartina della zona (m. 500).

Pochi passi più avanti sulla destra troviamo un altro edificio; un cartello informa che si tratta di una calchera. Alla sinistra invece ci sono un cancelletto e una recinzione.
Sulla destra troviamo poi i cartelloni n. 3 e n. 4 che parlano rispettivamente del "Conglomerato di Sirone Puddinga" e del "Calcare maiolica". Su una pietra c'è una vecchia targa illeggibile.
Più avanti raggiungiamo il cartellone n. 5 che parla delle "Rocce metamorfiche" (m. 510).
Lasciato a destra un grande masso erratico, troviamo sulla sinistra il cartellone n. 6 che parla di "Sedimenti marini pelagici"
Su un masso alla sinistra vediamo una targa senza scritte.

Raggiungiamo il cartellone n. 7 che parla delle "Selci" e lo lasciamo sulla sinistra mentre dalla parte opposta si stacca il sentiero n. 7 che, guadato il torrente, sale verso il Cornizzolo. Alcuni segnavia indicano a destra: sentiero 7 Cornizzolo; diritto: sentiero 6 Alpe Alto - Cornizzolo, sentiero 2 San Miro - Terz'Alpe, sentiero 1 Corni. Su un palo c'è una freccia verso destra e il n. 7 (m. 515).
Proseguiamo diritto. Sulla destra vediamo il punto di arrivo di una teleferica.
Più avanti sulla destra troviamo il cartellone n. 8 che parla del "Rosso ammonitico". Una targa su una pietra riporta la stessa indicazione.
Con un ponte attraversiamo il torrente (m. 530). Subito dopo, sulla destra si stacca una variante alla parte iniziale del sentiero 7 che retrocede sull'altra sponda evitando il guado. I segnavia indicano in quella direzione: sentiero 7, Ceppo dell'Angua a ore 1.20, Alpetto a ore 2, Rifugio SEC a ore 2.10.
Continuiamo nel bosco con il torrente alla sinistra. Su un grosso masso vediamo il segnavia a bandierina con il n. 2.
Poi con un altro ponte torniamo sull'altra sponda (m. 545). Ora il bosco è più fitto.

Alla sinistra troviamo il cartellone n. 9 che parla del "Verrucano - Valsassina" e, più avanti, una panchina.
Un cartellone del Sentiero Naturalistico dello Spaccasassi (stazione 10) parla degli abitanti del torrente e mostre le foto della natrice dal collare, della libellula dei torrenti, del gambero di fiume, della trota di fiume e della rana rossa.
Superiamo un terzo ponte identico ai precedenti. La pendenza aumenta.
Sulla destra troviamo una panchina e il cartellone n. 10 che parla di "Granito Ghiandone Granodiorite". Su un masso una targa recita "Ghiandone Val Masino".
Alla sinistra un sentierino scende al torrente. Un cartello indica da quella parte: "Parco massi erratici".

Raggiungiamo un bivio (m. 570). La stradina acciottolata gira a destra e continua in salita. Un sentiero invece prosegue diritto. I segnavia indicano a destra con il sentiero 6: San Miro a ore 0.05, Alpe Alto a ore 1.20, Sasso Malascarpa a ore 1.50, Rifugio SEC a ore 1.50, Monte Cornizzolo a ore 2.20; diritto: Sentiero Geologico B, Prim'Alpe a ore 0.20, Sentiero dello Spaccassassi, Terz'Alpe a ore 0.40; dietro: Gajum a ore 0.30, Canzo FN a ore 1.
Proseguiamo diritto in leggera discesa e raggiungiamo un ponticello con il quale ritorniamo alla sinistra del torrente. Il ponticello è formato da una passerella in legno e due sponde con corrimani e corde in ferro. Un cartello lo indica come "Primo ponte" anche se in realtà è il quarto che incontriamo sul nostro cammino.
Oltre il ponticello, il sentiero gira a destra e segue il torrente. Un cartellone a cura della Ersaf segnala che siamo nella "Foresta dei Corni di Canzo".
Camminiamo in lievissima salita. Troviamo un grande masso sulla sinistra e poi una madonnina sulla destra, accanto al torrente.
Percorriamo poi un tratto in salita con alcuni tronchetti di legno a fare da gradini e raggiungiamo il cartellone n. 11 che parla della "Serpentinite" (m. 585).
Proseguiamo in leggera salita. Sulla sinistra il cartellone n. 9 del Sentiero Naturalistico della Spaccasassi parla del "Bosco misto". Alcuni segnavia indicano, sempre a sinistra: Sentiero Botanico dello Spaccasassi, Prim'Alpe a ore 0.20.

Raggiungiamo un altro ponticello, con una passerella metallica e un corrimano solo sul lato destro con il quale passiamo alla destra del torrente (m. 600).
Alla sinistra troviamo il cartellone n. 12 che parla di "Sorgenti pietrificanti".
Percorriamo un breve tratto in salita con dei tronchetti di legno che fanno da gradini e lasciamo a destra un casello dell'acquedotto. La pendenza aumenta. Un tubo nero interrato affiora sotto al sentiero. Alla sinistra ci sono alcuni grossi massi.
In piano superiamo un tombino. Alla destra c'è una parete rocciosa.
Continuiamo in leggera salita. Un rivolo che arriva dalla destra attraversa il cammino. La pendenza aumenta.
Un albero, nato alla destra del sentiero, è poi cresciuto in obliquo e si protende sul percorso (m. 640).
Più avanti un corto sentiero si stacca sulla sinistra verso il torrente e subito rientra.
Dopo un breve tratto in piano torniamo a salire inizialmente con dei gradini.
Superato un altro tombino, la pendenza diminuisce (m. 660).

Con un ponticello, formato da una passerella in metallo e un corrimano alla sinistra prima di metallo e poi di legno, ritorniamo alla sinistra del torrente.
Riprendiamo a salire. Sulla destra troviamo il cartellone n. 13 che parla di "Conglomerato poligenico". Su di una roccia una targa recita "Conglomerato del Quaternario".
Troviamo alcune canaline per lo scolo dell'acqua, realizzate con due tronchi posti di traverso al sentiero.
Più avanti sulla sinistra c'è un casello dell'acquedotto mentre sulla destra ci sono sette rudimentali panche realizzate con altrettanti mezzi tronchi e il cartellone n. 14 che parla delle "Marmitte dei Giganti" (m. 680).
Dapprima in leggera salita e poi quasi in piano, camminiamo al livello del torrente.
Dopo una breve salita con gradini di legno, troviamo una panchina sulla destra e un tombino.
In leggera salita raggiungiamo un casello dell'acquedotto, posto alla sinistra e altri due tombini. A destra un altro ponticello, formato da una passerella in legno e un corrimano sul lato destro con una fune di plastica, consente di riattraversare il torrente. Un cartello recita: "Ponte dei poveri" (m. 705).

Qui il vecchio sentiero che prosegue diritto è chiuso da una transenna. Prendiamo il sentiero a destra, saliamo con alcuni gradini di legno e ci portiamo a monte della deviazione, chiusa anche dall'alto.
Dopo un breve saliscendi, proseguiamo in leggera salita. Un rivolo proveniente dalla destra attraversa il cammino.
In piano raggiungiamo l'acquedotto che troviamo sulla destra. Da un tubicino sgorga dell'acqua fresca. Alla sinistra c'è l'ennesimo ponticello, l'ottavo, che con una passerella in legno e una fune metallica alla sinistra che fa da passamano, ci riporta definitivamente alla sinistra del torrente (m. 725).

Riprendiamo a salire e superiamo, uno dopo l'altro, due affluenti che arrivano dalla sinistra mediante delle passerelle in legno senza sponde.
Dopo una curva a sinistra la pendenza aumenta. Troviamo alcuni ampi gradoni (m. 745).
Risaliamo poi alcune serie di ripidi gradini di legno. In questo tratto ci sono anche due corte protezioni in legno alla sinistra e una alla destra.
Giriamo poi a sinistra. Alla destra ci sono dei prati recintati. Davanti cominciamo a vedere la Terz'Alpe e i Corni.
Sulla destra troviamo un cartellone che parla del "Sentiero geologico alto" (m. 775). La pendenza diminuisce un poco.
Dalla sinistra arriva la stradina descritta nel secondo itinerario. Saliamo alcuni gradini e raggiungiamo la Terz'Alpe (m. 793).
Proseguiamo poi come precedentemente descritto.

Tempo impiegato: ore 2.15 - Dislivello: m. 756
Data escursione: gennaio 2005

Quarto itinerario: da Valmadrera (sentiero n. 7)

Lasciamo la statale 36 al km. 44.4 subito dopo il Lago di Oggiono/Civate, in direzione di Valmadrera.
Da questo punto, dopo km. 0.4 ad una rotonda sottopassiamo la statale, dopo km. 0.7 superiamo un'altra rotonda continuando diritto, ignoriamo l'uscita per Galbiate, infine dopo km. 2.3 (segnaletica Valmadrera, Bellagio) attraversiamo la statale mediante un sottopassaggio.
Poco dopo giriamo a destra e ci troviamo all'inizio di Valmadrera.
Ad una rotonda andiamo diritto (Via Casnedi) e alla successiva giriamo a destra (Via San Rocco).
Continuiamo fino a trovare un cartello che indica a sinistra San Tomaso (Via Leopardi).
Giunti ad un bivio andiamo a destra e percorriamo Via San Carlo Borromeo che termina in Località Belvedere (m. 320).
La macchina va lasciata lungo la strada o in qualche piccolo parcheggio.

Un cartello posto a cura della O.S.A. (Organizzazione Sportiva Alpinisti) descrive gli itinerari che possiamo percorrere e indica l'altezza del luogo in m. 290:
1 - Bevesco - Corno Birone (km. 6.4 h. 2.30)
2 - Da Sambrosera: Corno Rat - Fontanino Fo (km. 1.5 h. 1)
3 - S. Tomaso (km. 2.6 h. 0.40)
4 - Da S. Tomaso: Fo - Pianezzo (km. 4 h. 1.30)
5 - Da S. Tomaso: Sambrosera - Forcellina Preguda (km. 3.9 h. 1.45)
6 - Moregallo Via Sambrosera (km. 3.9 h. 2)
7 - Pianezzo Via Sambrosera (km. 4.7 h. 2)

Prendiamo la strada agro-silvo-pastorale per San Tomaso che sale in modo abbastanza ripido. La strada è ancora asfaltata e il transito è consentito solo agli automezzi autorizzati.
Con due curve destra-sinistra superiamo le ultime case del paese.
Dopo un tornante destrorso la strada diventa una bella mulattiera acciottolata. La pendenza diminuisce un poco e camminiamo attorniati dai prati. Alla sinistra c'è un muretto, alla destra una protezione in ferro (m. 340).

Lasciamo a sinistra una scorciatoia (m. 345).
In alto a sinistra vediamo la "casota n. 9". In basso a destra vediamo i tetti delle case sottostanti.
Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 360).
Ora le protezioni sono alla sinistra mentre dall'altro lato c'è un muretto sormontato da una rete metallica.
Dopo una curva a destra, anche alla sinistra c'è un muretto (m. 365).

Arriviamo ad un bivio nei pressi della Cappella Vars, una chiesetta a forma triangolare (m. 385). Alla sinistra vediamo un'azienda agricola; alla destra c'è una fontana. I segnavia indicano con la stradina alla sinistra i seguenti itinerari: n. 1 San Tomaso e Corno Birone, n. 3 San Tomaso, itinerario attrezzato 30° OSA; con un sentiero che prosegue diritto gli itinerari: n. 6 Moregallo, n. 7 Sambrosera e Pianezzo, la cresta G.G. OSA III e IV grado, il sentiero delle "casote" illustrato da un cartello. Dalla destra sale una sterrata.
Per raggiungere il Rifugio S.E.V. Pianezzo possiamo utilizzare entrambi i percorsi, eventualmente facendo un giro ad anello.

Con il sentiero 7 continuiamo diritto in leggera salita (vedi più sotto il quinto itinerario per la descrizione dell'altro percorso verso San Tomaso).
A sinistra abbiamo un muretto a secco e più in dentro vediamo un apiario; a destra ci sono alcuni orti e prati oltre i quasi possiamo vedere in lontananza la città di Lecco, il lago e il Resegone.
Sul muretto vediamo un segnavia a bandierina giallo, bianco e rosso con il n. 7 e poi alcuni grandi bolli rossi.
Ora alla sinistra ci accompagna una rete oltre la quale c'è una casa (m. 405).
Proseguiamo fiancheggiando un altro muretto e vediamo i segnavia n. 6 e n. 7.
Poi, camminando quasi in piano, lasciamo a sinistra una legnaia.
Subito dopo il sentiero che stiamo percorrendo si unisce ad un altro che sale dalla destra e proseguiamo verso sinistra in salita.
Il sentiero è incassato tra due file di pietre. Entriamo in un bosco di noccioli e iniziamo a risalire la Val Bova.
Percorriamo poi un tratto in leggera salita. Alla destra c'è un praticello (m. 425).
Ignoriamo un sentiero che scende a destra e proseguiamo diritto in salita (m. 430).

Arriviamo ad un bivio (m. 435). I segnavia indicano diritto il sentiero n. 7 per Sambrosera-Pianezzo e n. 6 per il Moregallo; a destra il sentiero Paolo-Eliana per il Moregallo (bolli rossi). Continuiamo diritto con il percorso principale.
Vediamo i segnavia 7-6, giriamo a sinistra e saliamo con una pietrosa mulattiera.
Incrociamo un piccolo sentiero (m. 455). Troviamo altri segnavia a volte con il n. 7 e altre con il n. 6.
La pendenza aumenta (m. 475). Percorriamo delle serpentine appena accennate. In basso a destra vediamo il letto di un torrente in secca.
Superiamo una curva a destra (m. 505).

In leggera salita arriviamo ad una curva a sinistra all'esterno della quale si stacca un sentiero che ignoriamo. I segnavia infatti indicano la prosecuzione per Sambrosera, Pianezzo (sentiero 7) e Crestina GG Osa (bolli rossi).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido.
Agevolati da alcuni rudimentali gradini di roccia, passiamo tra alcuni massi (m. 530).
Poi la pendenza diminuisce un poco. Alla destra troviamo un rudere.
Il sentiero si divide, solo per aggirare quattro tronchi usciti dallo stesso ceppo, e poi si ricompone (m. 545).
Riprendiamo a salire in modo abbastanza ripido camminando su delle pietre.
Poi, con minore pendenza, percorriamo due serpentine sinistra-destra.

Subito dopo una curva a sinistra, in alto a destra vediamo la "casota n. 41" accanto alla quale c'è una rudimentale panchina di legno (m. 570).
Con una curva a destra torniamo a salire tra massi e pietre.
Aggiriamo un masso situato nel mezzo del percorso (m. 595).

Ignoriamo un sentiero che si stacca alla sinistra (m. 605). I segnavia infatti indicano diritto con il sentiero 7: Sambrosera, Pianezzo; con il sentiero 6: Moregallo; con i bolli rossi: Crestina GG OSA.
Poco dopo troviamo un altro sentiero che sale a sinistra verso il "Sass di Cülon" e le "casote n. 43-44-45". Per vedere quanto resta del grande masso basta alzare gli occhi. Ai sui piedi un cartello recita: "1813 - 2011 Sass di Cülon: masso erratico di serizzo di ghiandone utilizzato per la costruzione delle quattro colonne della chiesa parrocchiale di Valmadrera". Proseguendo oltre con un ripido sentierino si possono raggiungere, una dopo l'altra, le tre casote.
Fatta questa breve digressione, torniamo sui nostri passi e riprendiamo il sentiero n. 7.
Camminiamo con poca pendenza. Alla destra c'è una fila di pietre accatastate e in mezzo al sentiero ci sono alcuni massi.
Percorriamo un lungo tratto in salita.

Poi, quasi in piano, presso una curva a destra, troviamo alla sinistra un casello dell'acquedotto semi interrato (m. 660).
Riprendiamo a salire. Inizialmente il sentiero è incassato tra il terreno alla sinistra e delle pietre alla destra.
Percorriamo un breve tratto quasi in piano seguito da un altro con poca pendenza.
Quasi in piano percorriamo un ampio tornante sinistrorso (m. 675).
Con una curva a destra superiamo un ruscello che troviamo in secca.
Poco dopo giriamo a sinistra ignorando una traccia che continua diritto e riprendiamo a salire.
Percorriamo una curva a destra. Alla successiva curva a sinistra il piccolo sentiero rientra (m. 690).
Con lievissima pendenza percorriamo uno zig-zag sinistra-destra camminando tra alcune pietre.

Alla sinistra, oltre il letto del ruscello, vediamo la "casota n. 36" (m. 705).
Continuiamo in leggera salita e poco dopo troviamo alla sinistra il "casello del latte n. 22" e poi alla destra la "casota n. 19" e la "casera n. 21" mentre subito dopo alla sinistra c'è il "casello del latte n. 20". Su di un albero vediamo un cartello con la scritta: "Località Sambrosera" (m. 715).
Proseguiamo in salita con delle serpentine e arriviamo ad un bivio. I segnavia indicano il sentiero n. 7 davanti per Pianezzo e dietro per Valmadrera; a destra: il sentiero n. 5 per la Forcellina Preguda, il n. 6 per il Moregallo, i sentieri per la Cresta GG (III e IV°) e la Cresta 50° Cai (IV°). Un altro cartello collocato più a destra segnala la Torre Marina.
Andiamo avanti scavalcando un rivolo. Subito dopo alla destra si stacca il sentiero per il Canalone Belasa (EE).

Pieghiamo invece a sinistra e, dopo pochi passi, raggiungiamo la Fontana di Sambrosera. Alla destra c'è un'immagine raffigurante una madonna con bambino sotto la quale dell'acqua fresca esce da un tubicino e cade in una vaschetta di pietra. Per dissetarsi è disponibile una tazza in metallo legata ad una catenella. Alla sinistra ci sono due tavoloni in legno e relative panche (m. 730).
Subito dopo c'è un bivio e i segnavia indicano: Sambrosera m. 716; a sinistra: sentiero n. 5 per San Tomaso; a destra sentiero n. 7 per Pianezzo; dietro: sentiero n. 7 per Valmadrera.

Proseguiamo verso destra con delle serpentine in salita tenendoci alti rispetto al letto del torrente che scorre in basso alla sinistra. Aggiriamo un masso verso destra (m. 740).
Percorriamo un breve tratto con il sentiero incassato nel terreno circostante. Passiamo sotto un cavo. La pendenza aumenta (m. 750).
Continuiamo con delle serpentine; alla sinistra c'è il torrente e alla destra il cavo.
Poi guadiamo il torrente verso sinistra (m. 765). Giriamo a destra e attraversiamo una faggeta.

La pendenza diminuisce e, in piano, raggiungiamo uno slargo e un incrocio di sentieri (m. 795). I segnavia indicano a sinistra il sentiero n. 5 San Tomaso (qui si innesta il quinto itinerario); a destra il n. 7 per Pianezzo; diritto il n. 2 Corno Rat / Fo; dietro il n. 7 per Sambrosera e Valmadrera.
Andiamo dunque a destra dapprima con poca pendenza e poi in salita; in questo tratto il sentiero è più largo.
Lasciata a sinistra una pietraia il sentiero torna come prima (m. 815).
Passiamo sotto ad un cavo. La pendenza aumenta.
Aggiriamo un albero cresciuto nel mezzo del sentiero (m. 830).
Continuiamo con poca pendenza e percorriamo una curva a sinistra (m. 850).
Poi torniamo a salire. Superiamo una curva a destra (m. 860).
Dopo alcune serpentine percorriamo una curva a sinistra (m. 870) e poi una a destra oltre la quale saliamo in modo abbastanza ripido (m. 880).
Presso una curva a sinistra il sentiero si divide solo per aggirare cinque alberi e poi si ricompone (m. 895).
Continuiamo con uno zig-zag destra-sinistra.
Dopo una curva a destra percorriamo delle serpentine (m. 905).
Presso un tornante sinistrorso passiamo accanto ad un grande faggio (m. 920).
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire.
Superiamo un tornante destrorso (m. 935).
Saliamo in modo abbastanza ripido (m. 945) e percorriamo due curve destra-sinistra.

Arriviamo al "Tecc di Port", una grande roccia sporgente che può essere un utile riparo in caso di intemperie. Una targhetta ricorda un giovane escursionista perito a soli quindici anni (m. 955).
Giriamo a destra e proseguiamo a zig-zag tra delle roccette.
Percorriamo una curva a sinistra, all'esterno della quale ci sono due grandi massi, e poi un'altra curva verso destra (m. 970).
Su di una pietra vediamo una freccia gialla.
Passiamo tra alcuni grandi massi (m. 980).
Poi giriamo a sinistra e risaliamo un breve ma ripido canalino.

Giunti in cima (m. 995) usciamo dal bosco e camminiamo su un ghiaione, dapprima con poca pendenza e poi in salita, aggirando il Corno Orientale. A destra vediamo il Resegone.
Lasciamo a sinistra una colata di piccole pietre mentre alla destra ci sono degli alberelli (m. 1005).
Torniamo nel bosco e camminiamo su di un sentiero con varie pietre.
Saliamo alcune ripide serpentine.
Poi con minore pendenza procediamo in modo più rettilineo tra i faggi (m. 1035).

Torniamo a salire in modo abbastanza ripido. Alla destra, in uno slargo prativo, vediamo una casota (m. 1060).
Camminiamo sopra delle radici affioranti e rientriamo nel bosco.
Percorriamo alcune serpentine. La pendenza aumenta (m. 1085).
Vediamo un cartello che segnala il divieto di caccia.

Proseguiamo con ripidi zig-zag fino a sbucare in uno slargo prativo, di fronte ad una palina con vari segnavia: Bocchetta delle Moregge m. 1110; a sinistra Pianezzo con il sentiero 7; a destra Moregallo con il sentiero 6; davanti: Fontanino 60° SEV; dietro: Sambrosera, S. Tomaso, Valmadrera.
Andiamo a sinistra, in salita, e con due serpentine rientriamo nel bosco.
Dopo un tratto con poca pendenza torniamo a salire lungo un ampio crinale tra i faggi.
Poi ci spostiamo un po' alla destra e davanti cominciamo a vedere il rifugio (m. 1130).
Giriamo a sinistra e dopo un tratto con poca pendenza torniamo a salire. In basso alla destra è visibile uno spicchio del Lago di Lecco (m. 1145).

Continuiamo quasi in piano. Alla sinistra c'è la "casota n. 13". Camminiamo tra roccette, pietre, alberelli e qualche faggio.
Alterniamo alcuni tratti in salita ad altri quasi in piano e troviamo sulla destra, uno dopo l'altro, due massi isolati (m. 1160-1180). Alla destra vediamo le Grigne.
Dopo un tratto con poca pendenza, pieghiamo a sinistra, riprendiamo a salire e passiamo accanto ad una pietra con il segnavia n. 7. In alto, tra gli alberi, torniamo a vedere il rifugio (m. 1195).
Percorriamo un altro tratto con poca pendenza e poi continuiamo in salita.
Dopo una curva a sinistra (m. 1210), saliamo in modo abbastanza ripido fino a sbucare ai margini orientali dei prati di Pianezzo (m. 1225), davanti ad una palina con dei segnavia che indicano a destra il Fontanino della Fonte Valmadrera e dietro Valmadrera.
Alla destra, bastano pochi passi per raggiungere una cappellina. Andiamo invece a sinistra e, dapprima con poca pendenza e poi in salita, arriviamo al rifugio.

Tempo impiegato: ore 2.30 - Dislivello: m. 919
Data escursione: marzo 2014

Quinto itinerario: da Valmadrera per San Tomaso (sentiero 5+7)

Come descritto nella prima parte del quarto itinerario arriviamo al bivio della cappellina Vars (m. 385).
In questo caso lasciamo a destra il sentiero n. 7 e continuiamo verso sinistra, in leggera salita, con la stradina.
Più in alto, alla destra c'è un apiario recintato. Altre arnie, d'estate, le vedremo nei prati circostanti.
Quasi in piano percorriamo una curva verso sinistra tra prati e alberi. In alto a destra vediamo la "casota n. 10" raggiungibile con un sentierino tra l'erba. Proseguiamo con poca pendenza.

Presso una curva verso destra ritroviamo la scorciatoia che sale e si innesta dalla sinistra (m. 400).
Poco dopo alla destra la scorciatoia riparte, incassata tra le pietre (m. 410).
Proseguiamo in salita tra gli alberi e ignoriamo un sentiero che si stacca alla sinistra. Percorriamo alcune serpentine appena accennate.

Presso una curva destrorsa, alla sinistra troviamo un casello dell'acquedotto (m. 425).
Più avanti, alla destra, vediamo alcune immagini religiose nell'incavo di una roccia. Ci sono anche tre bolli sovrapposti di colore rosso, bianco e giallo.
Poco dopo alla destra troviamo una pietra con una crocetta di ferro mentre alla sinistra una stradina scende verso il torrente. C'è anche il segnavia 13 in una bandierina di colore giallo, bianco e rosso.
Superiamo un tornante destrorso (m. 440).
Ora alla sinistra c'è una recinzione con alberelli e paletti di legno che reggono una rete a quadrotti. Sempre alla sinistra, vediamo due massi.
Percorriamo un'ampia curva verso sinistra (m. 445).
Alcune stradine, che si staccano dal percorso principale, portano verso le poche case della frazione Mondonico.

Dalla destra rientra la scorciatoia (m. 455).
Camminiamo tra due bassi muretti; inizialmente solo quello alla destra è sormontato da una rete metallica, poi anche l'altro.
Presso una curva a sinistra (m. 465) ignoriamo due sentieri che si staccano verso destra. Il primo conduce verso il cancello verde di una proprietà privata mentre all'inizio del secondo un cartello indica la "casota n. 47" situata 100 metri più avanti a Piazza Balcon.
Per un tratto alla sinistra c'è ancora la recinzione. Superate le abitazioni, la recinzione termina. Continuiamo in salita nel bosco (m. 490).

Presso una biforcazione, ignoriamo la stradina che quasi in piano si stacca alla sinistra (poco più avanti è chiusa da un cancello) e proseguiamo diritto in salita (m. 500).
Alcuni passi più avanti, alla destra sale un sentiero all'inizio del quale su di un cartello leggiamo: "Strada Medioevale per Canzo". Continuiamo diritto seguendo i segnavia di colore giallo, bianco e rosso.

Più avanti trascuriamo una sterrata che retrocede verso destra chiusa da una stanga dipinta di bianco e rosso. In alto vediamo un casello dell'acquedotto (m. 525).
Alla sinistra scende il "Sentiero Naturalistico dei Massi Erratici" indicato da un cartello. Un altro cartello segnala il "Funtanin di Piott" a mt. 40 e il "Casello del Latte" a mt. 300.
Subito dopo troviamo un ripido sentiero che sale a destra all'inizio del quale un cartello indica il "Crott Funzi n. 11". Seguiamo la stradina, dapprima quasi in piano e poi in leggera salita.

Presso un'ansa della montagna, troviamo la cascata della Val Gatòn che scende dalla destra e attraversa la strada, normalmente passandole sotto coperta da una grata. Sulla sinistra c'è un ponticello di ferro e cemento, parallelo alla strada, con il quale è possibile evitare il guado in caso di acqua abbondante. C'è anche una piazzola di scambio (m. 530).
Quasi in piano percorriamo un tratto sterrato nel quale ignoriamo due sentieri che salgono a destra.
Torniamo a camminare, in leggera salita, sulla mulattiera acciottolata (m. 535).

Poi, in salita, arriviamo ad un tornante destrorso presso il quale una scorciatoia continua diritto (m. 545).
Poco dopo percorriamo un tornante sinistrorso (m. 550).

Alla destra troviamo una fontana e tre baitelli (m. 560). Dalla sinistra rientra la scorciatoia. Qui termina il bosco. Bello il panorama che abbraccia Lecco, il lago, il Resegone e il Barro.
Continuiamo accompagnati alla sinistra da una recinzione con vecchi paletti di legno e una rete a quadrotti.
Passando sotto a due cavi, percorriamo una curva verso destra seguita da una verso sinistra.

Alla destra troviamo una bacheca con la scritta: "Località San Tomaso 572" e, subito dopo, il monumento dedicato alla Resistenza. Davanti ci sono le vecchie cascine ora trasformate nell'agriturismo Rusconi e nel rifugio-ristoro del Gruppo OSA. A sinistra, in fondo ad un grande prato circondato da alberi di mandorlo, vediamo la chiesa e la croce.

A destra si staccano due sentieri. I segnavia indicano davanti verso destra i sentieri n. 4 e n. 8 per Pianezzo; dietro verso destra il sentiero n. 5 per Pianezzo Via Sambrosera, Sambrosera Forcellina Preguda, la palestra di roccia del Corno Rat e l'itinerario attrezzato del 30° Osa.
Prendiamo il sentiero n. 5. Alla destra c'è una staccionata di legno; alla sinistra c'è un muretto di pietre sul quale vediamo un cartello che indica la Falesia Santomas. Quasi in piano passiamo dietro al monumento.

Attraversiamo un prato lasciando alla sinistra un piccolo manufatto in cemento dal quale esce dell'acqua da un tubo. Passiamo sotto due cavi.
In fondo al prato, sulla destra, prendiamo un sentiero che entra nel bosco. In basso alla destra vediamo l'ultimo tornante della strada prima di arrivare San Tomaso.
Camminiamo sopra delle radici affioranti dal terreno.
Poi su di un masso vediamo il segnavia n. 5 su di una bandierina di colore giallo, bianco e rosso.
Percorriamo una curva a sinistra e, in salita, passiamo tra due roccette (m. 590).
Dopo un tratto quasi in piano, scendiamo fino al letto, pieno di massi, di un torrente che troviamo in secca (m. 585).
Risaliamo la sponda opposta percorrendo uno zig-zag sinistra-destra.

Troviamo un cartello di legno che indica alla sinistra il sentiero per la Falesia Santomas (m. 595). Continuiamo diritto.
Più avanti alla sinistra troviamo il "casello del latte n. 12" e poco sopra una piccola costruzione recintata (m. 605). Qui il sentiero si biforca; un cartello indica a destra in discesa il "Crot Funzi" a 100 metri. Siamo in Località Tremiola. Andiamo a sinistra in leggera salita.
Lasciamo poi alla sinistra un'altra piccola costruzione recintata e con uno zig-zag sinistra-destra riprendiamo a salire.

Ignoriamo un sentiero che sale a sinistra (m. 615). I segnavia indicano in quella direzione l'itinerario attrezzato 30° Osa EE e la palestra di roccia del Corno Rat.
Continuiamo diritto inizialmente con poca pendenza e, dopo una semicurva a sinistra, in salita.
Con serpentine appena accennate percorriamo un tratto tra le pietre e vediamo un segnavia a bandierina con il n. 5. Alla sinistra ci sono due massi appoggiati l'uno all'altro (m. 645).
Dopo un tratto quasi in piano torniamo a salire.
Con due passi, in discesa e risalita, attraversiamo un piccolo avvallamento (m. 685).
Proseguiamo dapprima con poca pendenza e poi in salita.

Lasciamo a destra un masso con il segnavia a bandierina n. 5 e, quasi in piano, attraversiamo una zona con varie pietre tra gli alberi.
Percorriamo un tratto in leggera salita.
Poi saliamo in modo abbastanza ripido (m. 700). Camminiamo tra vari massi e pietre e passiamo tra due rocce.
Giunti in cima giriamo a sinistra e proseguiamo quasi in piano (m. 715).
Con poca pendenza passiamo tra due massi; su quello alla sinistra è stato dipinto il segnavia n. 5 (m. 725).
Torniamo a salire e camminiamo su delle radici affioranti dal terreno (m. 735).

Arriviamo ad un bivio (m. 745). I segnavia indicano a sinistra con il sentiero 7: Pianezzo; diritto con il sentiero 6: Moregallo e con il sentiero 5: Sambrosera, Forcellina Preguda; dietro con il sentiero 5: San Tomaso, Valmadrera. Andiamo a sinistra in salita.
Aggiriamo una betulla cresciuta in mezzo al sentiero e percorriamo una curva a destra (m. 755) seguita da una a sinistra.
La successiva curva a destra è incassata nel terreno circostante.
Lasciamo a destra un masso (m. 770).
Con poca pendenza giriamo a sinistra passando accanto ad un masso incastrato tra le betulle.
Torniamo a salire. Percorriamo un breve tratto con il sentiero incassato nel terreno circostante.

In leggera salita raggiungiamo uno slargo e un incrocio di sentieri (m. 795). I segnavia indicano diritto il n. 7 per Pianezzo; a sinistra il n. 2 per il Corno Rat e il Fo; a destra il n. 7 per Sambrosera e Valmadrera; dietro il sentiero n. 5 per San Tomaso. Ci immettiamo così sul sentiero n. 7 che proviene da destra e continuiamo diritto, come già descritto nel quarto itinerario, fino al rifugio.

Tempo impiegato: ore 2.30 - Dislivello: m. 919
Data escursione: marzo 2014

Sesto itinerario: da Gajum (sentiero 5)

Come descritto nella prima parte del secondo itinerario, lasciamo la macchina a Gajum (m. 483) e prendiamo il percorso a sinistra con il quale superiamo la Prim'Alpe (m. 718) e la Sorgente San Gerolamo (m. 728).
Più avanti troviamo il sentiero 5 che si stacca sulla sinistra (m. 735). I segnavia indicano a sinistra: Rifugio SEV ai Corni a ore 1.50, Vetta dei Corni a ore 2.20; davanti: sentiero 2 per III Alpe, La Colma a ore 1.20 e Sasso Malascarpa, sentiero 6 Alpe Alto - Cornizzolo, sentiero 4 Moregallo, sentiero 1 Via Ferrata ai Corni.

Andiamo dunque a sinistra, in leggera salita.
Dopo una curva a destra la pendenza aumenta. Il sentiero è contrassegnato da bandierine di colore rosso-bianco-rosso e da bolli gialli o blu.
Superiamo un tratto abbastanza ripido, poi la pendenza diminuisce.
In salita arriviamo ad un bivio (m. 810) dove un segnavia indica verso destra il sentiero 5 per i Corni.
Continuiamo con alcune serpentine e maggiore pendenza (m. 845).
Percorriamo un tratto incassato dove il fondo roccioso presenta degli intagli che sembrano rudimentali gradini (m. 860).

Incrociamo una sterrata (m. 875). I segnavia indicano diritto: 5 Corni; a destra: 2 S. Miro e III Alpe. Proseguiamo diritto. Ora il bosco è più fitto.
Dopo pochi passi quasi in piano e un tratto in salita, continuiamo con poca pendenza su un ampio sentiero (m. 910).
Più avanti il sentiero torna a restringersi e alterniamo alcuni tratti con maggiore o minore pendenza.
Presso una curva a destra in piano (m. 950), troviamo un cartello che ricorda il pericolo di incendi. Davanti vediamo il Lago di Lecco. Alla sinistra scende un sentiero e i segnavia indicano in quella direzione: 10 Colletta dei Corni; dietro: 5 Canzo.

Iniziamo ora un lungo traverso a mezza costa prevalentemente in piano o in leggera salita. Di tanto in tanto vediamo delle fecce di colore verde dipinte sui massi, che indicano la nostra direzione di marcia.
Percorriamo un tratto abbastanza ripido (m. 1000) seguito da un altro in salita con delle serpentine scavate nel terreno circostante poi riprendiamo il solito traverso quasi pianeggiante.
Più avanti il sentiero piega un po' a destra e torna a salire per poi continuare ad alternare tratti in piano ad altri in leggera salita.
Alla sinistra torniamo a vedere il lago (m. 1060).
Percorriamo un altro lungo tratto con ben poca pendenza e brevi saliscendi.
Lasciato a sinistra un masso con dipinto il segnavia a bandierina con il n. 5, saliamo in modo abbastanza ripido e poi percorriamo un tratto in leggera salita (m. 1115).

Riprendiamo a salire e raggiungiamo una sorgente (m. 1130). La troviamo alla destra del sentiero. L'acqua esce da un tubicino e cade in una vaschetta di pietra. Ci sono anche una madonnina in cotto e una tazza per bere legata a una catenella.
Proseguiamo in salita. Poi percorriamo pochi passi in piano e torniamo a salire. Alla sinistra possiamo ancora vedere il lago.

Raggiungiamo uno slargo pianeggiante (m. 1185). Alla sinistra ci sono delle roccette su una delle quali è dipinto il segnavia n. 5; davanti vediamo due case; davanti e a destra ci sono i Corni.
Pochi passi più avanti cominciamo a vedere il Rifugio S.E.V. Pianezzo.
Lasciato a destra un cassottello, in salita raggiungiamo le due case (m. 1205). Dalla destra arriva il sentiero n. 1 descritto nel secondo itinerario. I segnavia indicano a destra: 1 III Alpe, Gajum, Canzo; dietro: 5, Colletta dei Corni, Visino, Sentiero del Tivano.
Andiamo a sinistra passando tra una staccionata e una casa.
Dopo pochi passi in leggera discesa raggiungiamo un bivio. Da sinistra arriva il sentiero descritto nel primo itinerario. I segnavia indicano a sinistra: Oneta a ore 0.40, Valcerrina a ore 0.30, Candalino Valbrona a ore 1.30: dietro: III Alpe, Gajum, Cranno, Asso.

Proseguiamo in salita verso il rifugio con bella vista alla sinistra sulle Grigne.
Dopo un breve tratto in piano, accompagnati da una protezione di colore verde alla sinistra, con un'ultima breve salita raggiungiamo il rifugio.

Tempo impiegato: ore 2 - Dislivello: m. 756
Data escursione: dicembre 2010

Settimo itinerario: dall'Alpe Oneda per la Valcerrina

Questo percorso, con le sue varianti, costituisce una alternativa al primo itinerario con il quale ha in comune il punto di partenza e la parte finale. Pertanto può essere utilizzato per effettuare un giro ad anello.

Come descritto nel primo itinerario raggiungiamo la stanga dipinta di bianco che precede l'Alpe Oneda (m. 725).
Parcheggiamo l'auto e ci incamminiamo in salita lungo la strada asfaltata. Alla sinistra c'è una casa.
Dopo una curva a sinistra, in basso a destra vediamo una vecchia cascina.

Un centinaio di metri più avanti raggiungiamo il bivio dove i due percorsi (primo e settimo) si dividono. Una palina reca vari segnavia: Alpe Oneda 719 m.; a sinistra: Corni di Canzo Rifugio S.E.V.; destra: Val Cerrina a ore 0.30, Rif. SEV ai Corni a ore 1.30, Valbrona a ore 0.30. Su un palo in cemento vediamo due scritte che indicano a sinistra i Corni Canzo e a destra Valbrona. Andiamo a destra in discesa (m. 730).
Troviamo alla sinistra un palo con un bollo bianco rosso e poi un muro, mentre alla destra c'è la cascina (m. 720). Subito dopo la strada effettua una curva a destra.
Possiamo prendere una scorciatoia (non segnalata) oppure seguire la strada che fa un giro più lungo.

- Scorciatoia:
Lasciamo la strada per prendere un sentiero che prosegue diritto entrando nel bosco.
Dopo alcuni passi in salita, continuiamo dapprima quasi in piano e poi in leggera discesa, parallelamente alla strada che vediamo in basso a destra.
Ad un bivio andiamo a sinistra in salita.
Poi, quasi in piano, percorriamo un'ampia curva a sinistra. In basso a destra vediamo alcune case.
Poco dopo ritorniamo sulla strada, ora sterrata, che qui compie un tornante destrorso.

- Strada:
Seguiamo la strada asfaltata in leggera discesa tra gli alberi del bosco.
Troviamo alla sinistra una fattoria dove ci sono molti cani che abbaiano al nostro passaggio.
Poco dopo arriviamo ad un bivio (m. 695). I segnavia indicano a sinistra: Valcerrina a ore 0.25, Pianezzo a ore 1.25, Corni di Canzo a ore 1.45; a destra: Valbrona - Osigo a ore 0.25 antica mulattiera; dietro: Oneda, Corni di Canzo. Andiamo a sinistra in salita. La strada ora è sterrata.
Alla sinistra c'è un recinto con vari animali: cavalli, asini, capre e galline mentre alla destra c'è un'altra casa.
Più avanti camminiamo tra una rete metallica alla sinistra e un ruscello che scorre alla destra.
Percorriamo una curva a sinistra volgendo le spalle al ruscello e aggirando la cascina (m. 710).
Alla sinistra vediamo un bollo bianco rosso su di una vecchia protezione arrugginita e arriviamo al tornante destrorso presso il quale dalla sinistra rientra la scorciatoia (m. 715).

-
Riunitisi i due percorsi e superato il tornante, alla sinistra vediamo dell'acqua che gocciola e va a cadere in una vaschetta in cemento coperta dal muschio. Gli alberi alla destra sono radi.
Dopo una semicurva a destra, ignoriamo un sentiero che sale a sinistra. Attraversiamo il ruscello su di un ponticello con le sponde solo sul lato di sinistra (m. 735).
Pochi passi più avanti vediamo dei bolli bianco rossi su di una pietra alla sinistra.
Lasciamo a destra due piccole case in un prato chiuso da un cancello verde (m. 740).

Poco dopo la sterrata si riduce a sentiero. Sugli alberi ci sono dei bolli bianco rossi. Inizialmente alla destra c'è una recinzione con dei paletti che reggono tre cavi.
Alcune pietre fanno da gradino.
Il sentiero si biforca in due tracce parallele e prendiamo quella alla sinistra (m. 750).
Più avanti, con minore pendenza attraversiamo una zona quasi disboscata (m. 765).

Rientriamo nel bosco. Ora il sentiero è un po' incassato nel terreno circostante e riprendiamo a salire con serpentine appena accennate. Le pietre circostanti sono coperte dal muschio.
Continuiamo quasi in piano. Dalla sinistra scende un ruscello che bagna il sentiero.
Poi percorriamo un tratto in leggera salita. In alto alla sinistra vediamo in lontananza un baitello e più vicino un grande masso (m. 785).
Quasi in piano attraversiamo il letto di un ruscello che troviamo in secca e proseguiamo con poca pendenza tra faggi, castagni e betulle.

Incrociamo una sterrata (m. 795). I segnavia indicano davanti: Valcerrina a ore 0.10, Pianezzo - Rif. SEV a ore 1.10, Corni di Canzo - vetta a ore 1.30; dietro: Alpe Oneda a ore 0.15, Valbrona - Osigo a ore 0.40. Andiamo diritto immettendoci su di un'altra sterrata che inizia in questo punto.
Presso una curva sinistrorsa troviamo un'altra stradina che si immette dalla destra.
Continuiamo con poca pendenza. Su di un albero vediamo un segmento rosso. Ignoriamo una stradina che si stacca alla destra.

Ad un bivio andiamo a destra, quasi in piano, e poco dopo su di un albero vediamo un cartello blu che indica i Corni di Canzo e il Rifugio SEV (m. 810).
In mezzo alla sterrata c'è un masso con i bolli bianco rossi.
Subito dopo, in un prato alla sinistra, vediamo una baita. Ci sono anche un camino, un tavolo di pietra e relative panche, una madonnina. Davanti alla baita sotto una tettoia c'è un altro tavolo. Alla destra della sterrata è stato invece collocato un gabinetto in lamiera.
Attraversiamo un torrente che troviamo in secca. Vediamo dei bolli bianco rossi. Ignoriamo una sterrata che alla destra si dirige verso una casa e proseguiamo diritto in leggera salita.

Pieghiamo a sinistra e attraversiamo una radura (m. 820). Su di una palina leggiamo i seguenti segnavia: Valcerrina; diritto: Pianezzo - Rifugio SEV a ore 1, Corni di Canzo - vetta a ore 1.20; dietro: Alpe Oneda a ore 0.20, Valbrona - Osigo a ore 0.45; a destra: Piazzo a ore 0.25, Valbrona - Candalino a ore 0.40.
Continuiamo diritto in salita e rientriamo nel bosco inizialmente formato da conifere. Vediamo un piccolo presepe appeso ad un albero.
Proseguiamo tra faggi e betulle ignorando un sentiero marcato da bolli bianco rossi che si innesta dalla destra (m. 830).
La pendenza aumenta. Tra gli alberi alla sinistra vediamo un baitello in cemento.
Alla destra troviamo una baita in legno davanti alla quale ci sono un tavolo e delle panche, il tutto chiuso da una recinzione. Alla sinistra invece su di un masso vediamo i bolli (m. 840).
La pendenza diventa abbastanza ripida. Lasciamo a destra una roccetta semi interrata sulla quale sono stati dipinti i bolli.

Al termine del bosco, sbuchiamo in un grande prato e passiamo accanto ad un piccolo ometto.
In alto a destra vediamo una casa a tre piani e in salita la raggiungiamo (m. 865). La casa è circondata da una staccionata e da una siepe. Caratteristico il piccolo cancello realizzato con una radice. Su di una tavola appesa ad una catenella leggiamo: "Barchett".
Oltre la casa, seguiamo i soliti bolli bianco rossi che, in salita, ci indirizzano a sinistra in un bosco di conifere. Qui l'umidità è palpabile.

Più avanti, tra gli alberi alla sinistra riusciamo a vedere tre case. Su di un cartello in cima ad un palo vediamo una freccia rivolta a sinistra e la scritta: "Al Gigant" (m. 905). Proseguiamo diritto come indicato da un bollo bianco rosso sovrapposto ad un altro rosso e giallo.
Troviamo poi in mezzo al sentiero una pietra sulla quale sono stati dipinti un bollo bianco rosso e una freccia rossa e blu che indica la direzione dalla quale proveniamo (m. 915).
In alto a destra vediamo una baita e cominciamo a sentire il rumore di un torrente. Poco dopo lo vediamo scorrere in un valloncello in basso alla sinistra.

Arriviamo ad un bivio dove un sentiero prosegue diritto e l'altro piega a sinistra superando il torrente con un ponticello di legno (m. 930). I segnavia indicano diritto: Pianezzo - Rifugio SEV a ore 0.40, Corni di Canzo - vetta a ore 1; dietro: Valcerrina a ore 0.10, Valbrona - Osigo a 0.40, Valbrona - Candalino a ore 0.50. Su di un masso due frecce e delle scritte segnalano diritto Marfoi (Malafoglia); a sinistra la Costa dell'Avvocato. Possiamo utilizzare entrambi questi percorsi; ignoriamo invece alla destra un altro sentiero che sale con dei gradini di legno.

7a) Marfoi
Proseguiamo diritto e, dopo due zig-zag destra-sinistra, saliamo in modo abbastanza ripido. Nel valloncello in basso alla sinistra ci accompagna il torrente.
Percorriamo un breve tratto con poca pendenza. Superiamo un piccolo ometto. Troviamo un cavo di teleferica rasoterra e ci teniamo alla sua destra (m. 965).
Poi riprendiamo a salire in modo abbastanza ripido.
Più avanti giriamo a destra volgendo le spalle al torrente (m. 990).
Dopo un tratto con poca pendenza proseguiamo in salita tra radi alberelli.
Presso una curva a sinistra vediamo dei bolli su di una pietra. Ora saliamo ripidamente (m. 1000).
Usciti dal bosco continuiamo tra prati e radi alberi. Alla destra c'è una bassa rete verde (m. 1020).
Alcuni legnetti e delle radici fanno da gradino.

Giriamo a destra e poi a sinistra passando accanto ad una rudimentale panchina e raggiungiamo un appostamento per la caccia. Appese agli alberi ci sino alcune gabbiette. Bello il panorama alla sinistra; purtroppo la nebbia sul fondovalle ci impedisce di poterlo pienamente apprezzare (m. 1035).
Dopo alcuni passi con poca pendenza riprendiamo a salire in modo abbastanza ripido. Vediamo una freccia blu (m. 1045).
Poi la pendenza diminuisce un poco.
Percorriamo pochi passi quasi in piano tra faggi alti e radi e poi riprendiamo a salire (m. 1065).
Superiamo due corti tornanti ravvicinati destra-sinistra (m. 1080).
Presso un tornante destrorso troviamo alcuni spuntoni di roccia alla sinistra e riprendiamo a sentire il rumore del sottostante torrente (m. 1090).
Poco dopo, superato un tornante sinistrorso percorriamo un tratto con poca pendenza (m. 1105).
Poi riprendiamo a salire. Davanti vediamo una casa.

Nel frattempo ci siamo riavvicinati al torrente, che vediamo scorrere in basso a sinistra, e lo guadiamo dopo aver lasciato a sinistra un grande masso (m. 1125).
Percorriamo un breve tratto con poca pendenza, giriamo a destra e riprendiamo a salire, agevolati da alcuni rudimentali gradini di legno, lasciando a destra la casa che avevamo precedentemente notato (m. 1140).
Dopo alcuni passi quasi in piano e senza alberi, riprendiamo a salire tra i faggi.

Ci immettiamo su di una stradina che alla destra, dove è sbarrata da un ramo che fa da stanga, conduce alla casa. Su di una pietra vediamo una freccia rossa che punta a sinistra ed un'altra blu che indica dietro.
Andiamo a sinistra e poco dopo ci immettiamo sulla strada in cemento del primo itinerario (m. 1150). Su di una palina alcuni segnavia indicano verso destra: Pianezza - Rifugio SEV a ore 0.15, Corni di Canzo - vetta a ore 0.35; dietro: Valcerrina a ore 0.30, Valbrona a ore 1.
Proseguiamo pertanto verso destra come descritto nel primo itinerario fino al rifugio.

Tempo impiegato: ore 1.45 - Dislivello: m. 550 -50
Data escursione: dicembre 2013

7b) Costa dell'Avvocato
Andiamo a sinistra quasi in piano e con un ponticello di legno attraversiamo il torrente.
Proseguiamo con poca pendenza retrocedendo sull'altra sponda.
Poi il sentiero si allarga e diventa una stradina sterrata (m. 935).

Subito dopo percorriamo un ampio tornante destrorso all'interno del quale sale un sentiero contrassegnato da bolli bianco rossi. Lasciamo pertanto la stradina che prosegue in discesa e prendiamo il sentiero.
Più avanti sbuchiamo su di un'altra sterrata e seguendo i bolli andiamo a destra in leggera salita (m. 945).
Percorriamo subito un tornante sinistrorso al termine del quale i bolli ci indirizzano su di un ampio sentiero che si stacca alla destra. Il percorso è segnalato anche da dei segmenti di colore giallo e rosso.
Dopo alcuni passi, pieghiamo a sinistra e saliamo in modo abbastanza ripido. In basso a destra c'è il valloncello nel quale scorre il torrente. In basso a sinistra tra gli alberi vediamo una parte del Lago di Como.
Giriamo poi a sinistra e per un breve tratto saliamo ripidamente.

Sbuchiamo su di una sterrata che in questo punto compie un tornante sinistrorso (m. 985).
Alla fine del tornante, alla destra si stacca un pianeggiante sentiero. I bolli dipinti su di un alberello invece ne segnalano un altro meno evidente subito alla sua sinistra.
Con pochi ripidi passi raggiungiamo l'alberello.
La pendenza diminuisce un poco. Tra radi faggi seguiamo i bolli che, su tracce di sentiero, ci portano sull'ampio crinale di un costolone (m. 1010).
Saliamo in modo abbastanza ripido.
Ci spostiamo un po' alla destra e poi torniamo in cresta. In basso a sinistra vediamo un cavo (m. 1030).

Percorriamo un tratto con minore pendenza. Nel valloncello alla destra torniamo a vedere il torrente. Poi riprendiamo a salire (m. 1040).
Passiamo accanto ad un basso picchetto in cemento.
Ora alla sinistra ci accompagnano dei pali di metallo che reggono il cavo che avevamo precedentemente notato (m. 1050).
Con delle serpentine saliamo in modo abbastanza ripido (m. 1075).
Poi pieghiamo a destra (m. 1085).

Presso un tornante sinistrorso la pendenza diminuisce un poco. All'esterno del tornante c'è il valloncello con il torrente e in alto vediamo la casa situata alla destra del Sentiero Marfoi (m. 1100).
Dopo due tornanti ravvicinati destra-sinistra, continuiamo con poca pendenza e ci portiamo accanto all'ultimo pilone metallico.

Con un tratto in salita ci immettiamo sulla strada in cemento del primo itinerario (m. 1130). Un segnavia indica nella direzione dalla quale proveniamo il sentiero n. 4 che scende a Candalino.
Andiamo a destra e dopo un paio di tornanti troviamo il Sentiero Marfoi, più sopra descritto, che si innesta da destra.
Proseguiamo come descritto nel primo itinerario fino al rifugio.

Tempo impiegato: ore 1.45 - Dislivello: m. 550 -50
Data escursione: gennaio 2014

Ottavo itinerario: da Candalino di Valbrona (sentiero 4)

Venendo da Lecco, con la SS 583 costeggiamo la sponda occidentale del lago fino a Onno dove giriamo a sinistra per prendere la SP 46. Percorriamo questa provinciale per km. 5.8 fino a trovare sulla sinistra Via Risorgimento.
Venendo invece da Asso con la SP 41 Valassina, giriamo a destra per imboccare la SP 46 Valbrona. Percorriamo la provinciale 46 per km 2.3 fino a trovare sulla destra Via Risorgimento.

Prendiamo questa via. Ad una biforcazione ignoriamo la strada a sinistra e andando diritto arriviamo ad un lavatoio e ad una bella fontana "La Cumpareola" oltre i quali lasciamo la macchina nel piccolo parcheggio sulla destra oppure in un cortile.
Ci incamminiamo su di una stradina ancora asfaltata all'inizio della quale i segnavia indicano: Candalino m. 486; con il sentiero 4: Valcerrina a ore 1, Pianezzo-Rifugio SEV a ore 2, Corni di Canzo-vetta a ore 2.20.
La stradina procede in salita tra due muri di pietre oltre ai quali alla sinistra ci sono dei ruderi e alla destra dei prati. Vediamo dei bolli bianco rossi e passiamo accanto ad alcuni cancelli.
Dopo una curva a sinistra ignoriamo dei gradini di cemento che salgono a destra (m. 515).
Passiamo accanto ad alcune case. Percorriamo una curva a destra.

Lasciamo poi alla destra il Serbatoio Comunale mentre alla sinistra vediamo scorrere un torrente. Entriamo nel bosco (m. 535).
Un altro piccolo corso d'acqua scende dalla destra e passa sotto alla stradina.
In corrispondenza di una piazzola per lo scambio, un sentiero scende alla sinistra verso il torrente e poi risale la sponda opposta.
Subito dopo percorriamo una curva a destra.

Passiamo accanto ad un casello dell'acquedotto (m. 570). Ignoriamo un sentiero che alla sinistra, dopo aver attraversato il torrente su di una grata, con il fondo in cemento risale l'altra sponda. Su di un masso situato dietro al casello vediamo un bollo bianco rosso. La stradina diventa una mulattiera acciottolata.
Troviamo poi alla sinistra un'altra costruzione in muratura. Un segnale stradale indica il divieto di transito ai veicoli in quanto ci troviamo su di un percorso agro silvo pastorale.
Alla sinistra c'è una rete metallica.
Lasciando a destra uno slargo, giriamo a sinistra e passiamo sopra al torrente.
Subito dopo giriamo a destra. Ora il fondo è in cemento.
In alto alla sinistra vediamo una casa che si può raggiungere con un ampio sentiero.
Pochi passi più avanti alla destra troviamo un baitello di pietra (m. 600).
Vediamo una baita in alto a sinistra. Alcune canaline per lo scolo dell'acqua sono state scavate nel cemento.
La pendenza aumenta. Percorriamo due semicurve sinistra-destra.
Lasciamo a destra un masso sul quale sono stati dipinti i bolli (m. 635).
Proseguiamo con minore pendenza. In questo punto il fondo è un misto di cemento e pietre poi torniamo a camminare sulle sole pietre. Ai lati ci sono delle pareti rocciose; quella a destra, situata oltre una spazio con alcuni alberi, è verticale.

Alla destra troviamo un cancello di ferro e l'inizio di una recinzione realizzata con un muretto a secco sormontato da paletti di legno e filo spinato. Oltre la recinzione vediamo un rudere e, più avanti una casa. Alla sinistra invece c'è una panchina di legno.
Poco più avanti lasciamo a destra un cancello di ferro verde. Su di un cartello leggiamo: Piazzo m. 656.
Ora la mulattiera in cemento e pietre è un po' più stretta.
In leggera salita arriviamo all'altezza della casa alla destra che avevano precedentemente notato. Alla sinistra c'è una panchina di legno.

Il percorso si biforca. Non ci sono indicazioni e prendiamo la mulattiera in cemento e pietre alla sinistra ignorando la sterrata verso destra (m. 675).
Poco dopo troviamo un bollo bianco rosso a conferma della giusta direzione.
Un rivolo attraversa il percorso. Alla sinistra, oltre alcuni alberi, c'è una parete verticale.

Con un fondo misto, parte sterrato e parte in cemento e pietre, giriamo a sinistra, lasciamo una panchina di legno alla destra e poi guadiamo i due rami di un torrente (m. 690).
Subito dopo alla sinistra troviamo un casello dell'acquedotto.
Poi riprendiamo a salire con il fondo in cemento e pietre.

Troviamo una mulattiera che sale dalla destra e un piccolo slargo alla sinistra. I segnavia indicano a destra: Visino Valbrona a ore 0.30 con il Sentiero del Tivano; dietro: Candalino con il sentiero 4.
Pochi passi più avanti ad un bivio giriamo a sinistra ignorando l'altro percorso che prosegue diritto con il fondo in cemento. I segnavia indicano a sinistra: Valcerrina a ore 0.30, Pianezzo-Rifugio SEV a ore 1.30, Corni di Canzo-vetta a ore 1.50; dietro: Valbrona - Candalino a ore 0.15.
Subito alla destra troviamo un masso coperto da muschio.
Dalla destra, un ruscello scende da una parete rinforzata da tronchi posti in orizzontale. In questo punto il fondo della mulattiera è in pietre (m. 715).
Proseguiamo con il fondo dapprima in cemento e poi misto, con minore pendenza e con alla sinistra una robusta protezione di legno verso il torrente (m. 730).
Su di una pietra vediamo un quadratino con uno sbiadito numero 1.

Alla destra troviamo un casello dell'acquedotto. Accanto c'è un rivolo che attraversa passando sotto al percorso (m. 735).
Subito dopo c'è una fontana; l'acqua tramite un tubicino di ferro esce da un tronco e cade in una vaschetta di legno. Accanto ci sono anche una madonnina e una panchina di legno.
Passiamo sotto ad un cavo che termina la sua corsa alla sinistra. Il fondo è ancora formato da cemento e pietre.
Un ruscelletto passa sotto al percorso.
Subito dopo alla destra c'è una casa (m. 750).
Troviamo poi una rete alla sinistra. Un altro ruscelletto attraversa passando sotto. Alla sinistra c'è un baitello.

Il percorso si biforca e andiamo verso destra come indicato dai bolli su di una baita con il civico 39 (m. 750).
Proseguiamo in salita con una mulattiera di pietre circondata da alberi e prati.
Continuiamo poi con minore pendenza su sterrato. La mulattiera si divide in due tracce parallele e prendiamo quella alla destra indicata dai bolli.
Camminiamo tra radi castagni. Ritroviamo la mulattiera parzialmente interrata e vediamo un bollo bianco rosso su di un masso (m. 775).
Poi torniamo a salire. Nel prato alla sinistra c'è una vecchia vasca da bagno riciclata come abbeveratoio.

Guadiamo un torrente verso sinistra (m. 805).
Subito dopo alla sinistra c'è una casa. Quasi in piano ne seguiamo la recinzione lasciando a destra un baitello.
Troviamo poi un'altra casa e anche in questo caso ne aggiriamo la recinzione lasciandola alla destra.
Subito dopo giriamo a sinistra guadando un ruscello.
Torniamo a salire e attraversiamo un prato con alcune betulle. Alla sinistra, al termine del prato, tra gli alberi vediamo l'ex Rifugio Polalba, da tempo chiuso.
Passiamo accanto ad un masso. Su di un cartello leggiamo: "Sass de la pegura m. 800".

In leggera salita raggiungiamo un prato dove ci immettiamo sul percorso che proviene dall'Alpe Oneda (m. 820). Su di una palina leggiamo i seguenti segnavia: Valcerrina; a sinistra: Alpe Oneda a ore 0.20, Valbrona - Osigo a ore 0.45; a destra: Pianezzo - Rifugio SEV a ore 1, Corni di Canzo - vetta a ore 1.20; dietro: Piazzo a ore 0.25, Valbrona - Candalino a ore 0.40.
Proseguiamo come descritto nel settimo itinerario.

Tempo impiegato: ore 2 - Dislivello: m. 753
Data escursione: febbraio 2014

Nono itinerario: da Valmadrera con il sentiero n. 4

Come descritto all'inizio del quarto e del quinto itinerario arriviamo a San Tomaso.
Alla destra troviamo una bacheca con la scritta: "Località San Tomaso 572" e un monumento dedicato alla Resistenza; davanti ci sono le cascine e, a sinistra, dopo un grande prato circondato da alberi di mandorlo, la chiesa e una croce (m. 580).
A destra si staccano due sentieri. I segnavia indicano davanti verso destra il sentiero n. 4/8 per Pianezzo; dietro verso destra il sentiero n. 5 (descritto nel quinto itinerario) per Pianezzo Via Sambrosera, Sambrosera Forcellina Preguda, la palestra di roccia del Corno Rat e l'itinerario attrezzato del 30° Osa. Prendiamo il sentiero n. 4.

In leggera salita passiamo accanto ad un pannello che parla della "calchera" e spiega come veniva costruita e come funzionava per produrre la calce.
Giriamo a destra e riprendiamo a salire ignorando alcuni sentieri che si staccano ai lati.
Percorriamo un tratto incassato nel terreno circostante. Alcune pietre formano dei rudimentali gradini.
Alla sinistra c'è un muretto di pietre. Vediamo alcuni piccoli bolli bianco rossi.
Alla destra c'è un praticello.

Al termine del tratto incassato, alla destra troviamo la calchera (m. 605).
Il sentiero si sdoppia e subito si ricompone.
Ignoriamo un sentiero che si stacca verso sinistra.
Poco dopo il sentiero si divide in tre tracce parallele tra le quali ci sono alcuni alberi e due massi di cui uno abbastanza grande. Trascuriamo un sentiero che si stacca verso destra.
Passiamo accanto ad un altro masso. Sembra di camminare sul fondi di un valloncello e sul letto di un torrente in secca (m. 625).
Poi riunitesi le tre tracce, ne usciamo (m. 635).
Proseguiamo con poca pendenza. Per alcuni metri il sentiero nuovamente si divide in due tracce parallele che poi si riuniscono. Una breve deviazione verso destra conduce in un prato.
Riprendiamo a salire mentre il sentiero torna a scomporsi in varie tracce.
Passiamo accanto ad una pietra a forma di cubo. Alla destra c'è un muretto con pietre a secco oltre il quale vediamo un prato (m. 650). Ci teniamo alla destra, accanto al muretto.

Un cartello indica la: "Casota n. 33 a 50 metri", facilmente raggiungibile con un sentiero a sinistra. Su di una pietra una freccia bianca indica diritto il "" (m. 660).
Proseguiamo diritto. Le varie tracce si ricompongono in un unico sentiero che per un tratto è abbastanza ampio.
Presso un tornante sinistrorso ignoriamo un sentiero che prosegue diritto (m. 670).
Subito dopo troviamo un segnavia a bandierina con i numeri 4 e 8 (in realtà il numero 4 sembra un 6).
Vediamo dei piccoli bolli gialli e rossi. Percorriamo alcune serpentine.

Presso una curva a destra troviamo un ceppo, dal quale escono vari tronchi, nel mezzo del sentiero che subito dopo si biforca. Seguendo i bolli andiamo a destra (m. 685).
Camminiamo attorniati da alcune piccole pietre. Percorriamo uno zig-zag sinistra-destra (m. 695).
Giriamo poi a sinistra e iniziamo a salire in modo abbastanza ripido con dei corti tornanti (m. 705).
Il sentiero si sdoppia ma solo per aggirare un albero.
Subito dopo si divide nuovamente, passa tra delle roccette e si ricompone.
Con minore pendenza percorriamo una curva a sinistra. Dalla destra sale un sentiero contrassegnato da bolli verdi.

Ora il sentiero è più largo.
Dopo un tornante sinistrorso riprendiamo a salire con il fondo roccioso (m. 725).
Subito dopo percorriamo un tornante destrorso e vediamo un segnavia a bandierina che questa volta indica chiaramente i sentieri numero 8 e 4 (m. 730).
Dopo un tratto con minore pendenza riprendiamo a salire.
Il sentiero si divide e riunisce diverse volte dopo aver aggirato degli alberi e una bassa fila di roccette.
Nuovamente si divide in due tracce parallele che girano a sinistra. Su di un masso vediamo dei bolli di colore giallo, rosso e bianco disposti a triangolo che invitano a tenere la destra (m. 750).
Ora il sentiero sale in modo abbastanza ripido ed è incassato nel terreno circostante.

Un altro sentiero si affianca alla sinistra (m. 765). Qui i bolli di colore giallo, rosso e bianco disposti a triangolo indicano di seguire un tornante che gira a destra.
Proseguiamo poi con un tornante sinistrorso.
Il sentiero nuovamente si sdoppia. Un segnavia n. 4/8 a bandierina indica di andare a destra. Percorriamo uno zig-zag con il sentiero incassato tra i massi poi le due tracce si ricompongono (m. 780).
Saliamo alcuni rudimentali gradini di pietra.

Arriviamo ad un bivio (m. 790). I segnavia indicano a sinistra con il sentiero 4: Fo, Pianezzo; dietro con il sentiero 4: San Tomaso, Valmadrera; diritto con il sentiero 8: Corno Rat, Pianezzo; diritto con bolli verdi: Purtiöla Canzo. Troviamo anche il primo dei cartelli che indicano il Confine della Riserva Naturale del Sasso Malascarpa. Andiamo a sinistra con alcuni zig-zag.
Poi passiamo tra delle roccette su una delle quali è stato dipinto il segnavia n. 4 a bandierina (m. 805).
Dopo un tornante sinistrorso percorriamo un tratto incassato tra le rocce.
Con minore pendenza proseguiamo con delle serpentine lasciando a sinistra una palina grigia senza alcun segnavia (m. 810).

Percorriamo un tratto in salita tra roccette, terminato il quale, con minore pendenza, passiamo accanto ad una palina con due cartelli che indicano il confine della riserva del Sasso Malascarpa e il divieto di caccia.
Torniamo a salire. Il sentiero si divide. Andiamo a sinistra ma poco dopo anche l'altra traccia rientra (m. 830).
Vediamo su di un masso il segnavia n. 4 a bandierina.
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire e passiamo accanto ad un'altra palina con i due cartelli che indicano il confine della riserva e il divieto di caccia (m. 850).

Proseguiamo in leggera salita. Alla destra ci sono degli agrifogli con le bacche rosse.
Poi, nuovamente in salita passiamo accanto ad un'altra palina con i soliti due cartelli. Vediamo alcuni alberi di maggiociondolo che danno un bel tocco di giallo a primavera (m. 865).
Percorriamo un tratto quasi in piano. Gli alberi alla sinistra sono radi e consentono una bella vista panoramica sul Lago di Annone (m. 875).
Riprendiamo a salire con uno zig-zag destra-sinistra agevolati da alcuni rudimentali gradini di pietra.
Dopo un tratto quasi in piano torniamo a salire.

Presso una curva a destra passiamo accanto ad una palina priva di cartelli.
Subito dopo percorriamo una curva a sinistra aggirando il rudere di una casota crollata (m. 885).
Superata un'altra palina con i soliti due cartelli, la pendenza aumenta (m. 895).
Aggiriamo un ceppo dal quale escono cinque tronchi (m. 910).
Presso una curva a sinistra troviamo un'altra palina che porta solo il cartello indicante il confine della riserva del Sasso Malascarpa. Da questo punto in avanti non troveremo più i cartelli di divieto di caccia (m. 915).
Proseguiamo quasi in piano passando accanto ad altri due cartelli, uno dopo l'altro, che segnalano il confine della riserva. Poi vediamo il segnavia n. 4 su di un faggio.

Torniamo a salire camminando sopra delle lastre di roccia oblique (m. 930).
Dopo pochi passi in leggera discesa e con un ripido pendio alla destra, proseguiamo quasi in piano.
Troviamo, una dopo l'altra, altre due paline con il cartello che indica il limite della riserva del Sasso Malascarpa e torniamo a salire. Vediamo alcune radici affioranti dal terreno.
Quasi in piano percorriamo un tratto con dei tronchi collocati raso terra come rinforzo al sentiero (m. 940).
Presso una curva a destra vediamo il segnavia n. 4 a bandierina su di un albero.
Passiamo accanto all'ennesima palina con il solito cartello della riserva e giriamo a sinistra.
In basso alla destra c'è un valloncello nel quale scorre un torrente che troviamo quasi asciutto.
Vediamo il segnavia n. 4 dipinto su di un masso coperto di muschio ed un'altra palina con il solito cartello.

Più avanti, superata un'altra palina con il cartello della riserva, troviamo sulla sinistra la Casota n. 15 (m. 955).
Dopo un breve tratto in salita, quasi in piano passiamo in un intaglio tra delle roccette e subito dopo attraversiamo il torrente.
Riprendiamo a salire e giriamo a destra.
Passiamo tra dei faggi con hanno alcune radici scoperte.
Un cartello annuncia, a chi proviene dalla direzione opposta, la Casota n. 15. Troviamo una palina con il cartello che indica i confini della riserva del Sasso Malascarpa (m. 970).
Proseguiamo con maggiore pendenza e ne troviamo un'altra.

Raggiungiamo un faggio monumentale all'ombra del quale ci sono una sorgente con una tazza di metallo legata ad una catenella per potersi dissetare, un tavolo in legno con relative panche e vari segnavia che indicano: Acqua del Fo 1000 m.; diritto con il sentiero 4: Pianezzo Rifugio SEV a ore 0.50, Bocchetta di Luera a ore 0.30; a sinistra: Terz'Alpe, Canzo; a destra con il sentiero 2: Corno Rat, Sambrosera; dietro con il sentiero 4: antica casota a ore 0.05, S. Tomaso a ore 0.40, Valmadrera a ore 1.15. C'è anche l'ultimo cartello indicante il confine della Riserva del Sasso Malascarpa.
Piegando leggermente a sinistra, proseguiamo diritto in salita.
Poi la pendenza aumenta e saliamo in modo abbastanza ripido con delle serpentine.
Su delle pietre vediamo il segnavia 4 a bandierina e un bollo bianco e rosso (m. 1020).

Percorriamo un lungo ripido tratto poi, davanti ad un faggio, giriamo a sinistra (m. 1060).
La pendenza diminuisce un poco.
Lasciamo alla sinistra un altro grande faggio, camminiamo sulle sue radici e subito dopo giriamo a destra (m. 1070).
Con pendenza minore percorriamo alcune serpentine.
Torniamo a salire con varie serpentine, dapprima in modo abbastanza ripido e poi ripido (m. 1085).
Alla destra troviamo un masso con i bolli bianco-rossi (m. 1100).
Dopo una curva a sinistra vediamo il segnavia n. 4 a bandierina (m. 1115).
Percorriamo una curva a destra (m. 1130).

Dopo alcune serpentine lasciamo a sinistra due rocce perfettamente sovrapposte una sull'altra (m. 1155).
La pendenza diminuisce un poco ma è comunque abbastanza ripida. Dopo altre serpentine percorriamo un tratto più rettilineo (m. 1175).
Tra le rocce risaliamo un largo canale nel quale ci sono anche alcuni alberi.
Giunti in cima (m. 1190), proseguiamo quasi in piano con un sentiero sterrato. In basso a destra possiamo vedere il Lago di Annone e dietro il Monte Rai e il Monte Cornizzolo.
Dopo un tratto con poca pendenza ed un altro quasi in piano, riprendiamo a salire. Ora il sentiero è in parte sterrato e in parte roccioso.
In alto a destra vediamo la croce sulla cima del Corno Orientale.

Raggiungiamo un pianeggiante slargo prativo dove troviamo una palina con vari segnavia che indicano: Bocchetta di Luera 1209 m.; a sinistra: Rifugio SEV ai Corni a ore 0.25, Corno Centrale a ore 0.20 EE; a destra: Corno Orientale a ore 0.15; dietro: Acqua del Fò a ore 0.15, Colma Val Ravella a ore 0.20, Corno Rat, San Tomaso, Valmadrera.
Andiamo a sinistra in leggera salita rientrando nel bosco.
Proseguiamo quasi in piano con lievi saliscendi. Alla sinistra ci sono meno alberi e vediamo il Corno Centrale.
Ora camminiamo su pietrisco.

Passiamo ai piedi del Corno Centrale camminando tra massi e pietre e ammirando una guglia sormontata da una croce sulla quale arrampicano alcuni alpinisti. Alla destra possiamo vedere le Grigne, il Resegone, il Moregallo, Lecco e uno spicchio di lago.
Dopo un tratto in salita (m. 1235) ne percorriamo uno in discesa e un altro quasi in piano. Cominciamo a vedere il rifugio.
Continuiamo in leggera discesa. Due pietre formano dei rudimentali gradini.
Ai lati del sentiero ci sono delle piccole pietre franate.
Dopo un tratto in discesa (m. 1220) ne percorriamo uno quasi in piano ad un altro in leggera discesa.
Poi camminando quasi in piano arriviamo ai piedi del rifugio.
Con lievi saliscendi lo aggiriamo lasciandolo alla sinistra e sbuchiamo in un grande prato. I segnavia indicano a coloro che devono scendere, alle nostre spalle con il sentiero 4: Fo, San Tomaso, Valmadrera; poco più a destra con il sentiero 7: Sambrosera e Valmadrera e con il 6 il Moregallo.
Giriamo a sinistra e con un ultimo tratto in salita arriviamo al rifugio.

Tempo impiegato: ore 2.50 - Dislivello: m. 939 -20
Data escursione: maggio 2014

Note:

Occorre prestare attenzione al fatto che esistono due numerazioni: una che riguarda i sentieri che salgono da nord e l'altra quelli da sud. Pertanto i numeri sono doppi il che può generare confusione.

Escursioni partendo dal Rifugio:


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