Rifugio Parafulmine

Il Rifugio Parafulmine è situato sui pendii della Montagnina, con bella vista panoramica sulla catena delle Orobie.
Partendo da sinistra (ovest) possiamo distinguere nettamente: l'Alben (m. 2019), poi dopo il Pizzo Fòrmico (m. 1636) che interrompe momentaneamente la sequenza, continuiamo con l'Arera (m. 2512), la Cima del Fop (m. 2322), il Monte Secco (m. 2267), l'affilata piramide del Pizzo del Diavolo (m. 2916), le cime simili e vicine del Pizzo Redorta (m. 3038) e del Pizzo Coca (m. 3050) e il Monte Ferrante (m. 2427). A destra invece spicca il Monte Guglielmo (m. 1948).

Con la provinciale 671 risaliamo la Valle Seriana. Dopo aver superato Gazzaniga, all'altezza del km. 19.3, prendiamo sulla destra la provinciale 42 della Val Gandino.
Dopo Leffe, arriviamo a Gandino. Seguendo la segnaletica, puntuale ad ogni bivio, ci dirigiamo verso il Monte Farno.
Poi, con una strada di recente costruzione, aggiriamo sulla destra la frazione Barzizza.
Superato l'abitato, all'esterno del primo tornante sinistrorso, parte il sentiero 549 descritto nel secondo itinerario (m. 880).
Continuando invece con la carrozzabile, fin quasi al termine dell'asfalto, raggiungiamo i parcheggi del Monte Farno (m. 1236).
La sosta è soggetta al pagamento di € 2 tramite "gratta e sosta" acquistabile presso: La Spiga d'Oro, Caffè Centrale, Edicola Bar Antica Fontana, Il Vizio, Bar Sport e presso i Rifugi Monte Farno e Parafulmine.

Primo itinerario: dal Monte Farno con il Percorso Basso/Principale (545)

Lasciamo la macchina nell'ultimo parcheggio a fianco di una bacheca che riporta due cartine della zona in versione estiva ed invernale.
Ci incamminiamo lungo l'asfalto, in leggera salita, seguendo il segnavia n. 545.
Ignoriamo una stradina con il fondo in cemento che si dirige a destra verso il Bivacco Baroncelli e la Tribulina Guazza (sent. 549A).
Una scritta scolpita nel legno indica di proseguire diritto per raggiungere il rifugio Parafulmine (km. 5 ore 1.30). Un altro cartello riporta le seguenti indicazioni: Pizzo Formico a ore 1.30 (sentiero 542), San Lucio a ore 2 (sentiero 508), Rifugio Parafulmine a ore 1.30 (sentiero 545), Campo d'Avene a ore 1.40 (sentiero 545), Malga Longa a ore 2.40 (sentiero 545). Un segnale stradale indica che il transito è consentito solo ai mezzi autorizzati.
Superiamo alcune case e arriviamo ad un bivio. La segnaletica indica a sinistra Guagiöla.
Il percorso principale continua diritto passando accanto al Rifugio Farno ma possiamo anche andare a sinistra allungando un poco il cammino.

Se andiamo a sinistra, saliamo, con una strada sterrata con due strisce di selciato ai lati, verso il roccolo del Morét. Proseguiamo poi con un sentiero verso destra che segue la cresta del monte con bella vista panoramica sull'Arera alla sinistra oltre la vallata. A destra invece, parallelo ma più basso, vediamo scorrere il percorso principale nel quale più avanti torniamo ad immetterci (vedi la descrizione dettagliata nella prima parte del terzo itinerario).

Proseguiamo diritto, passiamo accanto ad una rudimentale cartina della zona scolpita nel legno e raggiungiamo il Rifugio Farno (m. 1250).
La strada ora continua con il fondo in cemento tra prati, recinzioni e qualche abitazione.

Poco prima di raggiungere un gruppo di case, troviamo una strada che si stacca sulla destra. Il segnavia 545 invita a proseguire diritto ma possiamo anche andare a destra e, con minore pendenza, aggirare le case per poi tornare sul percorso principale nei pressi di una grande vasca in cemento.
Se invece andiamo diritto, con due corti e ripidi tornanti raggiungiamo la vasca (m. 1315).

Ignoriamo alcune stradine che si staccano dal percorso e continuiamo a salire tra prati e qualche casa isolata.
Al termine della salita continuiamo quasi in piano seguendo una staccionata di legno alla nostra destra (m. 1405). La strada ora è sterrata. Cominciamo a vedere il Pizzo Formico e la grande croce in vetta.

Superata una sbarra, troviamo un cartello che indica: Prato della Porta; a sinistra: Pizzo Formico (sentiero 542); diritto: S. Lucio (sentiero 508), Rifugio Parafulmine (sentiero 545), pista di fondo e Campo d'Avene; dietro: Monte Farno.
Poco dopo, un cartello segnala il sentiero che sale a sinistra verso il Pizzo Formico; un altro indica invece la Baita Montagnina davanti a noi.
Con percorso quasi pianeggiante continuiamo tra i prati. A destra in alcuni punti ci accompagna una staccionata di legno.
Quasi ad ogni curva, un ruscello scende dalla montagna a sinistra e l'acqua passa sotto la strada in un tubo.

Raggiungiamo una vecchia cascina, con una grande vasca abbeveratoio e una pozza recintata da una palizzata. Un cartello invita i pedoni a camminare sui lati della pista (in caso di neve).
Camminiamo in leggera discesa poi, dopo un tratto quasi in piano, continuiamo in leggera salita su fondo selciato.
Un altro cartello invita i pedoni a tenersi alla sinistra all'andata e a destra al ritorno (praticamente sempre a monte).
Troviamo un'altra pozza recintata sulla sinistra poco sopra la strada, mentre percorriamo una curva verso destra.
Torniamo poi in piano e, su fondo sterrato, aggiriamo il versante sud del Pizzo Formico.

Superiamo un prefabbricato metallico e raggiungiamo un bivio (m. 1430). La segnaletica indica: Montagnina; a sinistra: San Lucio; diritto: Campo d'Avene; a destra: Rifugio Parafulmine. Dalla destra arriva anche il sentiero descritto nel secondo itinerario.
Possiamo proseguire diritto fino alla Tribulina dei Morti e poi salire a destra facendo un giro più lungo (vedi la descrizione dettagliata nell'ultima parte del terzo itinerario).

Scegliamo invece di andare a destra con il percorso più diretto.
Ci abbassiamo di qualche metro e poi, seguendo le paline a fianco di una pista di fondo, iniziamo a salire nella neve in direzione del rifugio già visibile in cima.
La salita è abbastanza ripida. Alle nostre spalle è ben visibile l'Alben mentre a sinistra il panorama si allarga sempre più sulla catena orobica.
Raggiunto un dosso (m. 1475), percorriamo un tratto quasi in piano e poi torniamo a salire ripidamente.
Infine un ultimo tratto con minore pendenza ci conduce al rifugio. Una scritta scolpita nel legno ce ne da la conferma: "Si riácc al Parafülmen".

Tempo impiegato: ore 1.30 - Dislivello m. 300
Data escursione: marzo 2008

Secondo itinerario: dal primo tornante della strada Barzizza-Monte Farno (549)

Lasciamo la macchina alla destra del primo tornante sinistrorso che troviamo lungo la strada che sale da Barzizza verso il Monte Farno.
All'interno del tornante c'è una grande pietra trasformata in monumento alla montagna. Nei pressi, una bacheca riporta una cartina della zona (m. 880).
Ci incamminiamo su di una stradina sterrata all'inizio della quale c'è una sbarra che troviamo aperta. Un cartello indica: 549 Guazza. Alzando gli occhi è già possibile vedere la grande croce nei pressi del Bivacco Baroncelli.

Dopo pochi passi in piano, lasciato un cancello a sinistra, continuiamo in discesa con un sentiero tra gli arbusti.
Subito troviamo dei bolli bianchi e rossi che indicano a sinistra il sentiero con il quale risaliremo la montagna.
Nella prima parte dell'itinerario dovremo prestare un poco di attenzione (soprattutto al ritorno in discesa), perché il sentiero ha il fondo in pietrisco ed è decisamente scivoloso.

Superato un boschetto di alberelli, percorriamo un breve tratto in piano con vista sulla vallata.
Poi giriamo a sinistra e saliamo ripidamente. Un cartello indica il divieto di transito ai mezzi motorizzati.
Troviamo subito un bivio senza indicazioni ed andiamo a sinistra. Poco dopo un cartello di legno con il segnavia 549 conferma che procediamo nella giusta direzione.
Usciamo dal bosco. Pieghiamo a destra e, salendo a zig-zag, torniamo tra gli alberi.
Troviamo un palo, posto a terra a lato del sentiero per rinforzarlo (m. 930).
Continuiamo tra i noccioli con minore pendenza.
Sulla destra troviamo una piccola grotta (m. 945). Il bosco diventa più fitto.
Raggiungiamo il punto in cui il sentiero si affianca al letto di un torrente in secca (m. 960). Poi gira a sinistra (catene passamano all'esterno) e se ne allontana.

Con alcune serpentine percorriamo un ripido tratto.
Troviamo una pietra con dei gradini, in mezzo al sentiero. C'è anche una piccola freccia rossa che indica la nostra direzione di marcia (m. 1005).
Percorriamo un breve tratto nel quale il sentiero sembra scavato nella roccia circostante. In questo punto vediamo un segnavia a bandierina con il n. 549 ed un bollo rotondo, rosso all'interno e bianco all'esterno.
Un'apertura tra gli alberi lascia vedere il sottostante abitato e la vallata.

Percorriamo un traverso a sinistra (m. 1040) al termine del quale riprendiamo il ripido zig-zag.
Ancora un altro traverso, sempre a sinistra ma con minore pendenza. Il bosco diventa più fitto.
Riprendiamo a salire (m. 1080). Il sentiero si sdoppia, e prendiamo il ramo di destra più agevole. Poi torna a riunirsi.
Superiamo un altro tratto incassato nella roccia e alcune ripide serpentine. La pendenza diminuisce (m. 1125).
Dopo una curva a sinistra, per un attimo usciamo dal bosco e percorriamo pochi passi tra erba e mughi. Continuiamo tra i noccioli (m. 1140).

Riprendiamo a salire con altre serpentine. Percorriamo un tratto incassato tra le rocce.
Continuiamo su sentiero sterrato, in leggera salita, e ancora nel bosco.
Poi torniamo a salire a zig-zag. Il bosco si infittisce.
Successivamente torniamo allo scoperto, quasi in piano, tra cespugli e alberelli (m. 1210).
Lasciamo a sinistra una ripida scorciatoia e continuiamo diritto. Dopo un tornante a sinistra tra pini mughi ritroviamo i noccioli e la scorciatoia che si innesta da sinistra.

All'uscita dal bosco davanti a noi vediamo la grande Croce dei Pastori.
Tra prati e qualche albero, pieghiamo a sinistra. Superiamo un paletto sul quale è stata dipinta una bandierina. Davanti vediamo la Tribulina della Guazza e la bandiera del Bivacco Baroncelli.
In salita superiamo un cartello che indica il sentiero 549 Girù nella direzione dalla quale proveniamo.
Poco dopo raggiungiamo una fontana e la Tribulina della Guazza. All'interno della cappella c'è un affresco, opera del pittore Ignazio Nicoli, raffigurante una madonna e la scritta "Mater Decor Carmeli". Sotto una veranda c'è una rudimentale panca fatta con una trave. Poco a destra c'è il Bivacco Baroncelli (m. 1260).

Passando tra la tribulina e il bivacco, continuiamo diritto seguendo il segnavia che indica la Capanna Ilaria, dapprima in salita tra i prati, poi con minore pendenza tra mughi e alberelli, e successivamente tra i noccioli. Davanti vediamo la croce sulla cima del Pizzo Formico.
Continuiamo in salita tra l'erba. Prima a sinistra e poi a destra, troviamo un prato recintato con paletti di legno che reggono un filo metallico.
Camminiamo in leggera salita tra i prati seguendo tracce si sentiero.

Troviamo un paletto infilato tra le pietre, con un cartello che, incisa nel legno, reca l'indicazione del sentiero 549 (m. 1345).
Continuiamo in leggera salita seguendo i bolli. Davanti vediamo la Baita Bassa della Guazza e a sinistra una grande pozza. In fondo, alle pendici del Pizzo Formico, già distinguiamo la sterrata, descritta nel primo itinerario, che arriva del Monte Farno.
La pendenza aumenta. Raggiungiamo i ruderi di un riparo per gli animali e la Baita Bassa della Guazza (m. 1388). L'edificio, parte abitazione e parte stalla, sembra abbandonato.

Continuiamo in leggera salita, seguendo tracce di sentiero tra i prati.
Dopo un breve saliscendi, proseguiamo quasi in piano a mezza costa, verso una lontana baita.
Il sentiero gira a destra seguendo il colle. La baita ora è alla sinistra, oltre un valloncello (m. 1410).
Troviamo un segnavia in legno che indica il sentiero 549 nella direzione dalla quale proveniamo.
Infine, tra i prati, arriviamo al bivio della Montagnina (m. 1430). La segnaletica indica: a sinistra San Lucio; a destra il Rifugio Parafulmine; diritto Campo d'Avene.
Ci immettiamo così sul percorso già descritto nel primo itinerario con il quale continuiamo fino al Rifugio Parafulmine.

Tempo impiegato: ore 2.00 - Dislivello m. 656
Data escursione: agosto 2009

Terzo itinerario: dal Monte Farno con il Sentiero Alto (542)

Escursione effettuata nel periodo invernale su percorso innevato. Abbiamo seguito la traccia nella neve pertanto la descrizione potrebbe non corrispondere perfettamente con il sentiero estivo.

Come descritto all'inizio del primo itinerario arriviamo al Rifugio Monte Farno (m. 1250).
Pochi metri prima del rifugio, prendiamo sulla sinistra la sterrata, con due strisce di selciato ai lati, che sale verso il Roccolo del Morét già ben visibile lungo la cresta che scende a ovest dal Pizzo Fòrmico.
Dopo un tratto con pochissima pendenza, proseguiamo quasi in piano tra alcune case e poi cominciamo a salire (m. 1265).
Percorriamo un tratto con poca pendenza lasciando a sinistra due baite circondate da una staccionata (m. 1275)
Torniamo a salire. Percorriamo un tornante destrorso (m. 1285) ed uno sinistrorso (m. 1300).
Continuiamo con un tratto quasi in piano passando a valle del roccolo che vediamo in alto alla destra.

Proseguiamo in leggera salita e abbandoniamo la stradina, che si dirige verso una casa privata, e con un tornante destrorso imbocchiamo un sentiero in salita (m. 1315).
Vediamo un cassottello in cemento situato alla sinistra a qualche metro dal sentiero.
Dopo un tratto quasi in piano riprendiamo a salire.

Raggiungiamo il grande Roccolo del Moret circondato da una fila di alberi e situato sul crinale (m. 1335). Lo lasciamo alla sinistra e proseguiamo, con bella vista sull'Arera, in direzione del Pizzo Formico.
Alterniamo due tratti in leggera salita ad uno quasi in piano.
Troviamo sulla destra dapprima un solitario abete e poco dopo altri tre.
Proseguiamo quasi in piano. Alla destra ci sono dei pali di legno che reggono due cavi metallici (m. 1345).
Continuiamo in leggera salita. Davanti vediamo la croce sulla cima del Pizzo Formico. A destra invece, più sotto, c'è la stradina dell'altro percorso.

Alla destra troviamo una casa gialla recintata con una rete e circondata da alberi (m. 1355).
Proseguiamo in salita, sempre seguendo i pali, alla destra dei quali ora scorre una stradina.
Più avanti, seguendo la traccia nella neve, attraversiamo questa recinzione e continuiamo sulla stradina (m. 1385).
Dopo un tratto con poca pendenza proseguiamo quasi in piano. Qui, girando a destra, è possibile scendere verso il percorso basso (m. 1400).

Continuiamo diritto e lasciamo alla sinistra una recinzione dentro la quale vediamo un piccolo roccolo ed una gabbia per uccelli.
Percorriamo due tratti in discesa intervallati da uno quasi in piano (m. 1395).
Proseguiamo dapprima in leggera salita e poi quasi in piano. Poco più in basso alla destra, una pista ci segue in parallelo e, ancora più in basso, vediamo la sterrata del percorso basso.
Davanti torniamo a vedere la croce sulla cima del Pizzo Formico. Saliamo in modo abbastanza ripido.
Continuiamo poi con poca pendenza mentre il percorso diventa più largo (m. 1435).

Torniamo a salire. Poi la pendenza aumenta e, in modo abbastanza ripido, raggiungiamo una pozza recintata che lasciamo alla destra (m. 1465).
La traccia si biforca, a sinistra sale e a destra scende, ma dopo pochi metri si ricompone.
Dopo un tratto in salita continuiamo con minore pendenza (m. 1475).
Percorriamo una lunga curva verso destra (m. 1485).
Quasi in piano, giriamo a sinistra e torniamo a vedere la croce sulla vetta (m. 1500).
Riprendiamo a salire.
Percorriamo una curva a sinistra (m. 1515).
In modo abbastanza ripido superiamo altre due curve, entrambe verso destra (m. 1530).
Con minore pendenza percorriamo un lungo tornante sinistrorso e torniamo a vedere la croce (m. 1540).
Dopo una curva a destra, alterniamo due tratti quasi in piano ad altrettanti in leggera salita. In alto alla sinistra c'è il pannello di un ripetitore. Alla destra, oltre il fondovalle, vediamo il rifugio (m. 1560).

Torniamo a salire in modo abbastanza ripido. Lasciamo a destra un solitario abete (m. 1570).
Percorriamo pochi passi in cresta con bella vista panoramica da entrambi i lati.
Poi saliamo ripidamente. Il sentiero è incassato nel terreno circostante. Alla destra ci sono alcuni abeti. Le radici del primo formano dei gradini (m. 1580).
Subito dopo giriamo a sinistra.
Per due volte il sentiero si divide e si ricompone.
Con minore pendenza percorriamo delle serpentine (m. 1600).
Ora saliamo ripidamente. La traccia si divide e subito si ricompone (m. 1625).

Poi, con minore pendenza, raggiungiamo la vetta del Pizzo Formico (m. 1636).
Iniziamo a scendere lungo versante orientale.
La discesa ben presto diventa ripida. Ci teniamo un poco alla destra della cresta.
Uno dopo l'altro percorriamo due zig-zag destra-sinistra (m. 1625).
Dopo un tornante destrorso il tratto più ripido termina (m. 1605).
Superiamo due tornanti sinistra-destra (m. 1595).

Con uno zig-zag sinistra-destra passiamo alla sinistra del primo abete (si può aggirarlo anche alla destra) e scendiamo ripidamente (m. 1590).
Il percorso di divide e si ricompone subito. Giriamo a destra (m. 1575).
Continuiamo a scendere con minore pendenza e passiamo alla sinistra di alcuni abeti (m. 1555).
Dopo un tratto in leggera discesa, riprendiamo a scendere con maggiore pendenza tra gli alberi.
In leggera discesa percorriamo un tornante destrorso (m. 1545) seguito da una curva a sinistra.
Continuiamo con uno zig-zag destra-sinistra (m. 1525). Alla destra, un centinaio di metri più in basso, vediamo il Bàet de Cornèi, posto di ristoro lungo la sterrata del percorso basso.

Dopo un tratto allo scoperto torniamo tra gli alberi su uno dei quali vediamo un cartellino giallo che segnala la Traversata tra i Pizzi (m. 1510).
Proseguiamo alternando tratti quasi in piano ad altri in leggera discesa.
Percorriamo in discesa uno zig-zag destra-sinistra.

In leggera discesa raggiungiamo la campana situata nei pressi dei ruderi della Capanna Ilaria; la lasciamo a sinistra e torniamo a scendere (m. 1475).
Arriviamo ad un bivio (m. 1465). I segnavia indicano: dietro il Pizzo Formico (n. 542) a ore 0.30; verso sinistra il Rifugio San Lucio (n. 508) a ore 1; a destra il Rifugio Parafulmine (n. 545). Andiamo a destra in leggera discesa seguendo una recinzione di legno.
Proseguiamo tra prati e qualche giovane abete.
Con rudimentali gradini ci abbassiamo di un metro (m. 1460).
Continuiamo dapprima quasi in piano poi in discesa.
La pendenza diminuisce. Ignoriamo un sentiero che scende alla destra verso la stradina sul fondovalle.

Proseguiamo in lievissima discesa fino ad immetterci sulla sterrata nei pressi di alcune baite che troviamo sulla destra (m. 1430).
Quasi in piano seguiamo la sterrata trasformata in pista di fondo.
Troviamo il cartellino che indica il km. 4 della pista.
In leggera salita percorriamo un lungo tratto nel quale troviamo dapprima un masso alla destra e poi altri due, uno di fronte all'altro (m. 1450).

Sulla destra troviamo una pozza recintata e subito dopo raggiungiamo la Tribulina dei Morti della Montagnina, una piccola cappella recante la scritta "Decor Carmeli" e contenente le foto di alcune persone decedute (m. 1480). I segnavia indicano diritto con il sentiero n. 545: Campo d'Avene a ore 0.25, Baita Monte Alto a ore 0.45, Malga Lunga, Traversata tra i Pizzi. Giriamo invece a destra e iniziamo l'ascesa verso il Rifugio Parafulmine.

La salita ben presto diventa ripida. Seguiamo dei pali con due nastri di colore arancione che indicano il percorso migliore.
Poi ci spostiamo un poco alla sinistra. La pendenza diminuisce (m. 1515).
Dopo una curva a destra percorriamo un tratto con poca pendenza e torniamo a salire (m. 1525).
Passiamo accanto ad una targa con foto in ricordo di Alex, un ciclista colpito da un fulmine.
Al termine della salita, davanti vediamo il rifugio (m. 1540).
Alterniamo due tratti in leggera discesa ad altrettanti quasi in piano.
In basso alla sinistra c'è una pozza con una recinzione quadrata. Proseguiamo con lievi saliscendi.
Lasciamo a destra un'area recintata. Un cartellino segnala il km. 5 della pista di fondo.
Con un ultimo tratto in salita raggiungiamo il rifugio.

Tempo impiegato: ore 2.30 - Dislivello m. 520 -220
Data escursione: gennaio 2015

Escursioni/Ascensioni partendo dal Rifugio:


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