Baita Sciuch

La Baita di Sciuch è situata poco sotto al Laghetto delle Zocche, sul versante nord ovest del Pizzo Meriggio.
E' stata ricavata, nell'anno 2013, dalla ristrutturazione e ampliamento della preesistente baita ed è stata dedicata alla memoria dei gemelli Stefano e Fausto Facetti morti in un incidente stradale.
Si tratta di una costruzione in muratura a due piani. Al piano terra c'è un locale con: cucina completa di fornello, lavandino, armadietti con varie stoviglie; camino, stufa in maiolica e stufa economica, due tavoli rotondi ed uno rettangolare con varie sedie e panche. Una porta conduce nell'antibagno dal quale si accede al bagno e alla zona privata della baita. Al piano superiore c'è il dormitorio con undici posti letto con materassi e coperte. Illuminazione da pannello solare. All'esterno, accanto alla porta d'ingresso c'è la legnaia mentre a qualche metro di distanza c'è una fontana con vasca in metallo. Alcune sculture, raffiguranti prevalentemente degli animali, abbelliscono la zona adiacente alla struttura.

Lasciamo la tangenziale di Sondrio (statale 38) al km. 37.3 per prendere verso sud la prima uscita (Via Vanoni) per chi proviene da Morbegno.
Andiamo a destra in direzione di Albosaggia, superiamo il ponte sul fiume Adda e subito dopo giriamo a sinistra.
Saliamo con la provinciale 17. Ad un bivio andiamo a destra ignorando la provinciale 18 che si stacca a sinistra.
Nel centro di Albosaggia, lasciamo la carrozzabile che prosegue ampia verso i Campelli per girare a destra in Via Torre. Dopo alcuni metri in discesa, superiamo un torrente e giriamo subito a sinistra prendendo una stretta stradina asfaltata che sale in direzione di alcune case.
Continuiamo poi tra i castagni. Al primo bivio in Contrada Foppe (m. 676) andiamo a sinistra. Al successivo andiamo invece a destra seguendo un cartello che indica San Salvatore (m. 740).
Superiamo la bianca chiesetta di S. Antonio (m. 768) e raggiungiamo la frazione di Cantone (m. 995) dove lasciamo a destra il sentiero 219 che conduce a: La Crocetta in ore 1, alla G.V.O. (Gran Via delle Orobie) in ore 3.50 e al Rifugio Caprari in ore 4.10.

Più avanti troviamo due slarghi, uno per parte, al margine della strada e una panchina con la scritta Nembro (m. 1100). Poco dopo c'è un segnale stradale che vieta il transito agli automezzi da novembre ad aprile. La strada è ripida e varie cunette per lo scolo dell'acqua la attraversano costringendo le auto a ripartire quasi da fermo ogni volta. Pertanto, nel periodo invernale, occorre lasciare la macchina in questo punto anche perché questo tratto è in ombra e quindi è spesso ghiacciato.

Proseguendo, usciamo dal bosco e raggiungiamo un bivio (m. 1310). Alcuni segnavia indicano a sinistra con il percorso 220: Valle della Casera a ore 1.20, G.V.O. a ore 3.40, Lago Publino a ore 3.50; a destra: Alberi Monumentali e Località San Salvatore dove ci sono l'ex-rifugio Saffratti ed una chiesa, probabilmente la più antica di tutta la Valtellina (pare sia del principio del VI° secolo).
La stradina continua, alternando tratti su asfalto e cemento, dapprima nel bosco e poi allo scoperto tra prati, gruppi di baite e qualche fontana. Dietro cominciano ad apparire le cime della Val Masino e della Val Malenco.
Presso un tornante sinistrorso alcuni segnavia che invitano a proseguire indicano: Valle della Casera a ore 0.40, G.V.O. a ore 3.00, Lago Publino a ore 3.10.

Con un ultimo tratto sterrato raggiungiamo un'edicola del Parco delle Orobie Valtellinesi con una cartina della zona e parcheggiamo la macchina. Siamo in località Alla Cà (m. 1516).
I segnavia indicano a destra con il sentiero 221: Valle della Casera a ore 0.20, Lago della Casera a ore 0.50, Pizzo Campaggio a ore 2.50; e con il sentiero 220: Valle della Casera a ore 0.20, G.V.O a ore 2.30, Lago di Publino a ore 2.40. Altri cartelli indicano il Rifugio Caprari a ore 3 e l'agriturismo Stella Orobica a ore 0.50.

Seguendo le indicazioni e i bolli bianco rossi, in salita attraversiamo un prato ed entriamo in un bosco di radi larici.
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire.
Ad un bivio i bolli bianco rossi indicano di girare a sinistra (m. 1565).

Ritroviamo la sterrata, la attraversiamo e riprendiamo il sentiero (m. 1575).
Superiamo un tratto con maggiore pendenza (m. 1595).
Il sentiero si scompone in tre tracce e subito si ricompone (m. 1615).
Poco dopo torna a dividersi in tre solo per aggirare alcuni alberi (m. 1625).
Poi si sdoppia in due tracce parallele che dopo una diecina di metri si riuniscono (m. 1640).

Attraversiamo nuovamente la sterrata. Su di un albero un cartello indica l'agriturismo Stella Orobica (m. 1650).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido su di un largo sentiero.
Troviamo un pozzetto in cemento e ignoriamo un sentiero che si stacca alla destra (m. 1660).
Più avanti la pendenza diminuisce un poco. Il bosco ora è meno rado (m. 1685). Di tanto in tanto vediamo un bollo bianco rosso dipinto su di un larice.
Percorriamo quattro brevi tratti: in leggera salita, in salita, quasi in piano e nuovamente in leggera salita.

Torniamo a salire. Per un po' il sentiero è incassato nel terreno circostante (m. 1705).
Percorriamo una curva a sinistra quasi in piano (m. 1715).
Continuiamo con un lungo tratto in leggera salita.
Dopo alcuni metri quasi in piano torniamo a salire (m. 1745).
Proseguiamo tra radi larici con poca pendenza e con delle serpentine appena accennate.
Percorriamo pochi passi quasi in piano e riprendiamo a salire. Troviamo alcuni mucchi di pietre.

Seguendo una traccia tra l'erba, attraversiamo una radura. Volgendo lo sguardo, dietro vediamo i Corni Bruciati e il Disgrazia.
Dopo alcuni passi quasi in piano riprendiamo a salire. Passiamo accanto ad altri mucchi di pietre (m. 1800).
Lasciamo a sinistra un larice isolato (m. 1810).

Raggiungiamo una fontana con una lunga vasca abbeveratoio. Dalla sinistra arriva una sterrata. Alla destra, poco lontano, vediamo un baitello e una baita (m. 1815).
Continuiamo diritto, superando un tombino verde.
Il sentiero si divide in due tracce parallele, che passano accanto ad un mucchio di pietre, e poi si ricompone (m. 1840).

Arriviamo ad un bivio (m. 1850). Alcuni segnavia indicano diritto il sentiero 221: Lago della Casera a ore 0.30, Pizzo Campaggio a ore 2.30; a destra con il sentiero 220: G.V.O a ore 2.10, Rifugio Caprari a ore 2.20, Lago di Publino a ore 2.20. Continuiamo diritto in leggera salita.
Poco dopo, davanti ad una chiusa dell'acquedotto sul torrente, giriamo a sinistra (m. 1860).
Riprendiamo a salire, lasciamo a sinistra un altro mucchietto di pietre e percorriamo una curva a destra.

Dapprima con poca pendenza e poi in salita iniziamo ad attraversare una radura con qualche albero. Alla destra scorre il torrente (m. 1880).
Alcune pietruzze su di un masso formano un ometto (m. 1905).
Poco dopo il sentiero si divide e dopo una diecina di metri si ricompone.
Alla sinistra c'è un rudere.

Raggiungiamo lo splendido Lago della Casera nelle cui verdi acque si specchiano i larici che lo circondano (m. 1924).
Lo aggiriamo alla sinistra, quasi in piano, scavalcando un ruscelletto e passando accanto ad una zona recintata riservata all'acquedotto.
In leggera salita percorriamo una curva a destra.
Lasciamo a destra un mucchio di pietre e giriamo a sinistra (m. 1935).
Alla destra scorre il torrente immissario ed emissario del lago.
Nei prati vediamo un barech rotondo alla sinistra ed uno rettangolare alla destra. Davanti ci sono cinque baite allineate. La più a destra non è ancora visibile ma poco dopo la raggiungiamo.

Alla destra troviamo una vasca per il bucato in cemento ed una passerella di legno con la quale è possibile attraversare il torrente. Giriamo invece a sinistra e, quasi in piano, passiamo accanto alle prime due baite (m. 1960). Sulla prima leggiamo: "vendita diretta formaggi e ricotta". La seconda è l'agriturismo Stella Orobica.
In leggera salita raggiungiamo la terza baita e poi quasi in piano la quarta.

L'ultima baita è il Rifugio Lago della Casera. Una incisione sopra la porta d'ingresso lo definisce come "Baita del Tor". Di fronte ci sono due tavoloni in legno con relative panche (m. 1966).
Oltre il rifugio passiamo tra una bacheca e il monumento agli alpini e proseguiamo con una stradina sterrata.
Dopo un tratto in leggera salita continuiamo quasi in piano.
Un ruscelletto attraversa passando sotto alla sterrata.

In leggera salita arriviamo ad un bivio (m. 1975). Qui abbiamo tre possibilità.

a)
Proseguiamo diritto dapprima quasi in piano e poi in lievissima discesa.
Quasi in piano percorriamo una curva a destra.
Continuiamo in leggera salita (m. 1960).
Poco dopo, quasi in piano, percorriamo un tornante destrorso.
Dopo un tratto in discesa continuiamo con minore pendenza (m. 1945).
Percorriamo due curve sinistra-destra vicine tra loro (m. 1935).
Proseguiamo in discesa e giriamo a sinistra.

Subito dopo lasciamo la strada sterrata per prendere una stradina alla destra (m. 1930).
Con poca pendenza percorriamo un tratto tra radi alberi.
Continuiamo in salita in un largo corridoio tra gli alberi e troviamo tre mucchi di pietre alla destra e uno alla sinistra (m. 1965).
Percorriamo un'ampia curva a destra (m. 1985).
Ora alla sinistra scorre un ruscello.
Continuiamo con minore pendenza passando accanto ad altri tre mucchi di pietre.
Poco dopo, la stradina gira a destra e termina accanto alla Baita di Sciuch.

Tempo impiegato: ore 1.40 - Dislivello: m. 529 -45
Data escursione: settembre 2015

b)
Andiamo a destra con un tornante. Subito lasciamo la sterrata per prendere un sentiero che sale a sinistra.
La pendenza diventa abbastanza ripida. Alla destra vediamo una baita situata ad alcune diecine di metri di distanza.
Ora saliamo ripidamente e raggiungiamo il Rifugio Baita Növa (m. 2025).
Lo lasciamo alla destra e proseguiamo diritto con un sentiero quasi in piano tra cespugli di ginepro e alcuni larici.
In leggera salita percorriamo una curva a destra. Continuiamo quasi in piano (m. 2040).
Poco dopo, in basso alla sinistra, cominciamo a vedere la Baita di Sciuch, riconoscibile dalla bandiera.
Alterniamo alcuni tratti in leggera discesa ad altri quasi in piano.
Allo scoperto, quasi in piano, percorriamo un'ampia curva a sinistra (m. 2030).
Continuiamo in discesa tra i larici.
Quasi in piano percorriamo una curva a sinistra (m. 2015).
Riprendiamo a scendere. Poi la pendenza diminuisce.
Quasi in piano usciamo dal bosco, attraversiamo un prato e arriviamo alla Baita di Sciuch.

Tempo impiegato: ore 1.40 - Dislivello: m. 524 -40
Data escursione: settembre 2015

c)
Andiamo a destra con un tornante. Subito ignoriamo il sentiero che alla sinistra sale verso il Rifugio Baita Növa. Continuiamo con la sterrata, quasi in piano tra radi larici.
Troviamo, uno dopo l'altro, tre rivoli che attraversano la stradina mentre passiamo a valle della baita.
In leggera salita percorriamo una curva a destra.
Quasi in piano arriviamo ad un bivio dove teniamo la sinistra e attraversiamo una radura (m. 1990).
Passiamo accanto ad alcuni mucchi di pietre.
Proseguiamo tra radi larici dapprima con poca pendenza e dopo un tornante sinistrorso torniamo a salire (m. 2000).
Percorriamo una curva a sinistra. I larici sono sempre più radi (m. 2015).
Continuiamo con minore pendenza e vediamo la Baita Növa davanti alla sinistra.
Poco dopo, presso un tornante destrorso, trascuriamo la stradina che prosegue diritto verso la Baita Növa (m. 2035).
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire.
Percorriamo un tornante sinistrorso (m. 2045).
In leggera salita arriviamo al successivo tornante destrorso.
Dopo un tratto in salita continuiamo quasi in piano con delle semicurve. Alla sinistra ci sono dei paletti di legno. Davanti vediamo la croce in cima al Pizzo Meriggio.
Con una curva a sinistra, aggiriamo un piccolo dosso oltre il quale troviamo una baita. Qui termina la sterrata. (m. 2070).
Davanti, più in basso, vediamo il Laghetto delle Zocche. Scendiamo tra i prati e in un paio di minuti lo raggiungiamo (m. 2046).
Quasi in piano aggiriamo il laghetto. Su di un albero, un cartello conferma che ci troviamo al Laghetto delle Zocche.
Prendiamo un sentiero che inizia tra l'emissario del laghetto e una costruzione dell'acquedotto (m. 2040).
Scendiamo tra erba, rododendri, ginepri e alcuni larici. In basso già vediamo la Baita di Sciuch.
Terminati gli alberi (m. 2010) il sentiero prosegue tra l'erba. Poco dopo arriviamo alla baita.

Tempo impiegato: ore 2 - Dislivello: m. 554 -70
Data escursione: settembre 2015

Escursioni/Ascensioni partendo dalla Baita:


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