Bivacco Pedrinelli

Il Bivacco Pedrinelli è situato poco sotto al Passo del Publino (versante bergamasco) che mette in comunicazione la Val Sambuzza (Val Brembana) con la Valle del Livrio (Valtellina).
Una targa sulla facciata recita: "Ex casermetta recuperata a bivacco dal Gruppo Amici Escursionisti Sforzatica Dalmine affinché la memoria storica legata agli eventi della Grande Guerra non sia mai dispersa. 13 Settembre 1998". Dietro al bivacco ci sono i ruderi del precedente edificio.
Il bivacco dispone di letti a castello per otto persone con materassi e alcune coperte, un tavolone con panche, un armadietto, un fornelletto da campo con bombola, alcune stoviglie tra cui la caffettiera. C'era anche una stufa che è stata tolta a causa di vandalismo (hanno bruciato panche e sedie per scaldarsi in mancanza di legna). L'acqua va recuperata salendo, presso qualche torrente.

Primo itinerario: da Carona per la Val Sambuzza

Con la statale 470 percorriamo il fondovalle della Val Brembana fino al bivio di Lenna dove lasciamo a sinistra la strada che sale al Passo San Marco e continuiamo sulla destra con la provinciale 2 in direzione di Foppolo.
Dopo Branzi prendiamo la provinciale 5 che si stacca sulla destra e conduce a Carona.
Attraversando il paese troviamo diversi cartelli che indicano i rifugi della zona.
Prendiamo Via Locatelli con la quale, in salita tra gli alberi, arriviamo al tornante sinistrorso dove sulla destra inizia la strada dell'Enel chiusa al traffico (n. 210). Lasciamo la macchina ai bordi della strada e ci incamminiamo (m. 1220). Ricordo che il parcheggio è soggetto al pagamento di 2 euro al giorno tramite un "gratta e sosta" acquistabile presso gli esercizi commerciali di Carona.
I segnavia indicano: Frazione Pagliari, Rifugio Calvi, Rifugio Longo, Val Carisole, Rifugio Terre Rosse. C'è anche una bacheca con una cartina della zona.
Superiamo una stanga. Un segnale stradale vieta il transito agli automezzi.

Il primo tratto è asfaltato, quasi in piano, nel bosco. Alla sinistra c'è un muro di pietre. Alla destra ci sono delle protezioni con pali di ferro che reggono tre cavi.
Una mulattiera, che sale da destra passando dalla Baita del Sala, si unisce al nostro percorso. Alcuni cartelli indicano se i Rifugi Longo e Calvi sono chiusi o aperti. Iniziamo a salire.
Passiamo sotto tre cavi che attraversano la strada obliquamente, da destra verso sinistra. Dalla destra in basso sentiamo provenire il rumore del Brembo.
Incontriamo l'indicazione, in lettere romane, dei primi 800 metri di cammino. Alla destra c'è una panchina di legno (m. 1240).
Allo scoperto, ripassiamo sotto ai tre cavi, questa volta da sinistra verso destra. Ignoriamo un sentiero, con dei gradini di legno, che scende a destra accompagnato da una staccionata corrimano (m. 1255).
Torniamo nel bosco.
Alla destra ci sono delle protezioni con paletti di ferro dipinti di verde che reggono tre cavi (m. 1270).

Vediamo una piccola croce su una roccia alla sinistra e subito incontriamo l'indicazione del km. 1. Lasciamo a sinistra la cabina idroelettrica della presa di Pagliari (m. 1275). Le protezioni alla destra terminano. Dopo alcuni metri su cemento torniamo a camminare su asfalto.
Alla sinistra, più in alto, ci sono delle reti paramassi (m. 1285).
Percorriamo una semicurva verso destra camminando tra pochi alberi. Alla destra ci sono le protezioni con paletti che reggono tre cavi.

Usciamo dal bosco.
Presso una curva verso sinistra lasciamo a destra un traliccio (m. 1290).
Alla sinistra c'è una targa di marmo a ricordo di una persona deceduta. Due sentieri scendono a destra e i segnavia indicano con il secondo: Rifugio Calvi con il "sentiero estivo" n. 247 a ore 3.10, Lago di Val dei Frati con il sentiero n. 236 a ore 2.30, Passo di Aviasco con il sentiero n. 236 a ore 3.45; diritto con la sterrata n. 210: Rifugio Fratelli Calvi a ore 2.40, Rifugio Fratelli Longo a ore 2.40 (sentiero n. 224).
Proseguiamo in leggera salita lungo la strada e superiamo due semicurve destra-sinistra.

Lasciamo a sinistra una fontana con vasca e attraversiamo il piccolo borgo di Pagliari (m. 1313).
Un cartello preannuncia a 150 metri un sentiero alternativo.
Dopo una semicurva verso sinistra, dei segnali stradali indicano che la strada è dissestata e il ciglio è cedevole.
Poco dopo ignoriamo una strada che scende a destra. In leggera salita transitiamo sotto a tre cavi dell'alta tensione.
La strada diventa sterrata. Un segnale stradale avverte del pericolo di caduta pietre. Superiamo una curva verso destra (m. 1320).
Alla sinistra ci accompagna un vecchio muretto di pietre. In basso alla destra vediamo il torrente.

Un cartello segnala alla sinistra il sentiero alternativo per i Rifugi Calvi e Longo e la Val Sambuzza (m. 1330).
Superiamo una canalina per lo scolo dell'acqua collocata obliquamente di traverso alla strada (m. 1340).
Alla destra scende un muro a rinforzo della sede stradale. Nel muro sono stati conficcati degli spuntoni di pietra come fossero dei piccoli paracarri.
Superiamo un tratto tra gli alberi e torniamo a camminare allo scoperto (m. 1350).
Proseguiamo in salita. Alla sinistra c'è un muro e alla destra un guard-rail oltre il quale un ripido pendio erboso scende verso il torrente.
Con poca pendenza passiamo accanto a un segnale di pericolo generico (m. 1370).
Torniamo all'ombra degli alberi e troviamo una targa a ricordo di una persona deceduta (m. 1375).
In salita percorriamo una curva verso sinistra molto ampia. Alla destra ci sono le solite protezioni con pali di ferro verdi che reggono tre cavi.
Per un tratto, come protezione, ci sono solo gli spuntoni nel cemento alla destra e per un altro tratto i pali verdi che reggono tre cavi. Gli alberi sono radi (m. 1395).

Incontriamo l'indicazione del km. 2 nei pressi di una baita diroccata e torniamo a camminare tra gli alberi (m. 1410).
Poco dopo, all'esterno di un'ampia curva verso destra, troviamo la splendida cascata alimentata dal torrente che scende dalla Val Sambuzza; l'acqua, dopo averci rinfrescato con qualche spruzzo, attraversa la strada passando sotto un ponte (m. 1415).
Subito dopo alla sinistra c'è una bacheca con una cartina della zona.
La strada prosegue allo scoperto, con il fondo in cemento nel quale sono state incastrate alcune pietre lisce. Sul bordo destro ci sono alcuni spuntoni di roccia fissati nel cemento.
In basso alla destra, al limitare tra il prato e il bosco, vediamo una baita diroccata raggiungibile con un sentierino.
Un segnale stradale preannuncia una serie di tornanti. Ora il fondo stradale è solo in cemento (m. 1430).

Poco dopo trascuriamo una scorciatoia che sale a sinistra.
Torniamo tra gli alberi e percorriamo un tornante sinistrorso, all'inizio del quale alla destra ci sono le solite protezioni con pali verdi che reggono tre cavi mentre verso la fine c'è un muro di pietre a secco (m. 1435).
Per un tratto, la stradina si trasforma in una larga mulattiera con il fondo di pietre. La scorciatoia la attraversa da sinistra verso destra.
Torniamo a camminare su cemento. Alla sinistra c'è un corto guardrail. Percorriamo un tornante destrorso ignorando due sentieri che continuano diritto, il primo in discesa e il secondo in salita. Su di una parete di roccia il segnavia 210 a bandierina invita a proseguire con la strada (m. 1450).
Superiamo una canalina per lo scolo dell'acqua che attraversa obliquamente la strada. Alla destra ci sono gli spuntoni, prima di ferro e poi di roccia, infissi nel cemento.
Torniamo allo scoperto. Dalla destra si immette la scorciatoia. Subito dopo alla destra c'è un rudere.

Raggiungiamo un ampio tornante destrorso all'esterno del quale alcuni segnavia indicano con il sentiero 209 che sale a sinistra: Incrocio Sentiero Orobie Occidentali 208 a ore 1, Lago Val Sambuzza a ore 2, Passo Publino a ore 3, Rifugio Terrerosse. A seguire ci sono una fontana con l'acqua che cade in un tronco scavato, l'inizio di una mulattiera e la Baita Birone (m. 1470). Prendiamo il sentiero 209 che si addentra nel bosco, inizialmente in piano e poi in leggera salita.
Lasciamo a destra una scorciatoia che si stacca accanto ad un palo metallico (m. 1485).
Percorriamo un tornante destrorso dove vediamo un segnavia a bandierina.
Poi la scorciatoia rientra, poco prima di arrivare ad un tornante sinistrorso (m. 1495).
Superiamo un altro tornante destrorso e passiamo accanto ad un tempietto contenente varie statuette a carattere religioso.
Alla destra su di una grande roccia vediamo un segnavia con il n. 209.

Sentiamo uno scroscio d'acqua e, poco dopo, alla sinistra ritroviamo il torrente che più sotto genera la bella cascata della Val Sambuzza. Anche qui scorre ripidamente (m. 1510).
Incrociamo una linea di tralicci con cavi dell'alta tensione. Alla destra c'è un prato.
Raggiungiamo un incrocio di sentieri. Davanti vediamo il torrente formare un'altra cascata. Ignoriamo sulla sinistra una passerella con la quale è possibile portarsi sull'altro lato del corso d'acqua e, seguendo l'indicazione per il Passo del Publino, andiamo a destra (m. 1520).
Il sentiero entra in un prato e subito si biforca. Possiamo prendere la traccia a sinistra che attraversa il prato al sole o prendere l'altra che si porta a destra all'ombra degli alberi.
Al termine del prato i due sentieri tornano ad unirsi (m. 1550).

All'esterno di un tornante sinistrorso troviamo la prima delle due "Baite della Forcella"; l'altra è più lontana, seminascosta (m. 1565).
Per due volte passiamo sotto i cavi dell'alta tensione.
Il sentiero si divide ma ben presto torna ad unirsi (m. 1575).
In salita, superato un casello dell'acquedotto, arriviamo ad un bivio dove andiamo a sinistra seguendo il sentiero principale (m. 1590).
Poco dopo la pendenza diminuisce. Passiamo sotto un cavo (m. 1605) e più avanti sotto un altro (m. 1620).

Nei pressi di un tornante destrorso, torniamo a sentire lo scroscio del torrente e davanti riusciamo a intravedere tra gli alberi una cascata raggiungibile con un sentierino (m. 1630).
Percorriamo un tratto in salita e poi proseguiamo con minore pendenza.
Una apertura nel bosco verso destra consente una prima veduta dei monti dietro Carona e sulle sottostanti due Baite della Forcella che ora vediamo dall'alto (m. 1640).
Rientriamo nel bosco e continuiamo con quella salita poco accentuata, mai ripida, che caratterizza buona parte del percorso.
Troviamo un'altra apertura a destra dove in un prato vediamo un traliccio (m. 1670).
Tornati nel bosco percorriamo un tornante sinistrorso seguito da uno destrorso dove ignoriamo un piccolo sentiero che prosegue diritto (m. 1690).
Superato un altro tornante sinistrorso la pendenza aumenta un poco (m. 1700).
Arriviamo ad un bivio accanto ad un masso dove un bollo indica verso sinistra ma in ogni caso poco dopo i due sentieri tornano ad unirsi (m. 1720).
Ora è alla sinistra che c'è una apertura tra gli alberi e in basso possiamo vedere Carona e il suo lago.

Proseguiamo in leggera salita tra i prati. In basso a sinistra vediamo una baita e in alto a destra la pensana che poco dopo raggiungiamo (m. 1740). Incisa nel cemento leggiamo la scritta: "Baitone Valle Sambuzza". I segnavia indicano a sinistra con il sentiero 209: Passo Publino a ore 2.30; a sinistra con il sentiero 208: Foppolo a ore 3; a destra con il sentiero 208: Rifugi Calvi e Longo; dietro: Carona a ore 1. Un cartello indica a destra una azienda agricola dove si può acquistare formaggio di capra.
Proseguiamo in salita tra radi larici. La pendenza diminuisce un poco poi riprendiamo a salire (m. 1760).
Iniziamo a percorrere tra l'erba un lungo traverso a mezza costa, sul lato destro della vallata (m. 1785). Ogni tanto troviamo un larice. Dietro di noi vediamo i monti oltre Carona: Pizzo del Becco, Corna di Sardegnana ecc.

Percorriamo pochi passi su fondo roccioso poi, terminato il traverso, giriamo a destra e tra l'erba raggiungiamo una baita. Anche qui, scritto nel cemento ne leggiamo il nome: "Baita Cascina Vecchia" (m. 1862).
Prima di arrivare alla baita avevamo l'impressione di essere arrivati in fondo alla vallata, ora invece vediamo che prosegue sulla destra. Il percorso si divide e i segnavia indicano a sinistra con il sentiero 208: Val Carisole a ore 1.15, Passo della Croce a ore 2, Variante per Carona a ore 2.30, Foppolo; a destra con il sentiero 209: Passo del Publino a ore 2; dietro: Carona a ore 1.30, Rifugio Calvi.
Andiamo a destra passando dietro alla baita. Il sentiero diventa una mulattiera con il lato a valle rinforzato da pietre. Continuiamo a risalire il lato destro della vallata alternando tratti al sole ad altri all'ombra di qualche gruppo di alberi, in prevalenza pini e larici. Ci sono anche vari cespugli di rododendro.
In basso a sinistra vediamo scorrere un ruscello (m. 1940).
La pendenza aumenta un poco. Gli alberi sono terminati. Ci affianchiamo al ruscello (m. 1960).
Poi pieghiamo a sinistra e attraversiamo il ruscello che passa sotto a delle pietre. Di fronte abbiamo un pianoro.
Proseguiamo in leggera salita con un rivolo alla sinistra.
Poi lasciamo a sinistra un piccolo dosso e quasi in piano iniziamo ad attraversare i pascoli in fondo ai quali vediamo una baita.
Superiamo una zona infangata poi proseguiamo in leggera salita.
Alla sinistra scorre il torrente oltre il quale vediamo un rudere.

Raggiungiamo la baita. Scritto nel cemento leggiamo: "Baita Arale" (m. 1985).
Lasciata a destra la baita proseguiamo camminando tra due piccoli dossi, circondati da erba, rododendri e pietre.
Superiamo un tornante sinistrorso (m. 2005) e poi una curva a destra.
Alla sinistra un po' discosto ci accompagna il torrente.
Arrivati davanti ad una colata di massi e pietre, percorriamo un tornante sinistrorso (m. 2030).
Torniamo a salire e ci avviciniamo al torrente (m. 2065).

Raggiungiamo un altro pianoro in fondo al quale vediamo una baita. Ora camminiamo quasi in piano o in leggera salita. In alto, poco sotto il Passo del Publino, cominciamo a vedere il bivacco.
Lasciamo, in basso a sinistra, una stalla davanti alla quale pascolano dei cavalli (m. 2080).
Più avanti raggiungiamo una passerella di legno con la quale possiamo passare alla sinistra del torrente. Se invece proseguiamo diritto nei prati, senza sentiero, in breve possiamo arrivare al Lago di Val Sambuzza (m. 2085).
Andiamo a sinistra verso la baita e alla destra cominciamo a vedere il lago.

Arriviamo alla "Baita del Lago" di fronte alla quale da un tubo nero esce un flebile filo di acqua tiepida (m. 2100).
Dopo due passi in salita decisa proseguiamo con la solita pendenza poco accentuata.
Salendo, in basso a destra, ci accompagna la veduta del sottostante Lago di Val Sanbuzza e di un suo satellite situato un poco più in alto.

Arriviamo ad un bivio (m. 2135). I segnavia indicano diritto con il sentiero 209: Passo del Publino a ore 0.30, Pizzo Zerna a ore 1.15; a sinistra con il sentiero 209A: Laghetti di Caldirolo-P. Publino a ore 0.45
Proseguiamo diritto. Il percorso è attraversato dapprima da un rivolo e poi da un ruscello.
Attorno alla mulattiera ora ci sono parecchi massi e pietre.
Superato un tornante sinistrorso la pendenza aumenta (m. 2185).
Una scorciatoia sale a destra tagliando il successivo tornante destrorso (m. 2200).
In due punti il percorso è ben rinforzato a valle e in altri due dei rivoli lo bagnano (m. 2215).
Per un attimo in alto a sinistra vediamo il bivacco (m. 2235).
Dopo un tornante a sinistra camminiamo tra massi, pietre e qualche ciuffo d'erba. La pendenza aumenta (m. 2250).
Da un tubicino nero esce dell'acqua freschissima. In basso a sinistra torniamo a vedere il Lago di Val Sambuzza. Proseguiamo con la solita salita poco accentuata.
Presso una curva a destra un rivolo attraversa passando sotto a delle pietre (m. 2270).
Raggiungiamo un valloncello nel quale ci sono alcuni piccoli dossi pietrosi.

Poi giriamo a sinistra e, in salita, arriviamo al punto in cui alla sinistra c'è un rudere mentre alla destra, raggiungibile con alcuni passi quasi in piano e senza sentiero, c'è il Laghetto Varobbio (m. 2282).
Proseguiamo con poca pendenza. Giriamo a destra e camminiamo verso una parete di roccia.
Raggiuntala pieghiamo a sinistra. La pendenza aumenta un poco.
Con la mulattiera coperta da piccole pietre arriviamo ad un tornante destrorso, all'esterno del quale vengono indicati verso sinistra i Laghetti di Caldirolo (m. 2305).
Ora siamo in direzione del bivacco. Alterniamo alcuni tratti con maggiore o minore pendenza durante i quali il bivacco appare e scompare alla vista in quanto coperto da alcuni piccoli dossi (m. 2330).
Infine, dopo una curva a sinistra, lo raggiungiamo.

Tempo impiegato: ore 3.10 - Dislivello m. 1133
Data escursione: giugno 2012

Secondo itinerario: dalla loc. Alla Cà per la Valle del Livrio

Lasciamo la tangenziale di Sondrio (statale 38) al km. 37.3 per prendere verso sud la prima uscita (Via Vanoni) per chi proviene da Morbegno.
Andiamo a destra in direzione di Albosaggia, superiamo il ponte sul fiume Adda e subito dopo giriamo a sinistra.
Saliamo con la provinciale 17. Ad un bivio andiamo a destra ignorando la provinciale 18 che si stacca a sinistra.
Nel centro di Albosaggia, lasciamo la carrozzabile che prosegue ampia verso i Campelli per girare a destra in Via Torre. Dopo alcuni metri in discesa, superiamo un torrente e giriamo subito a sinistra prendendo una stretta stradina asfaltata che sale in direzione di alcune case.
Continuiamo poi tra i castagni. Al primo bivio in Contrada Foppe (m. 676) andiamo a sinistra. Al successivo andiamo invece a destra seguendo un cartello che indica San Salvatore (m. 740).
Superiamo la bianca chiesetta di S. Antonio (m. 768) e raggiungiamo la frazione di Cantone (m. 995) dove lasciamo a destra il sentiero 219 che conduce a: La Crocetta in ore 1, alla G.V.O. (Gran Via delle Orobie) in ore 3.50 e al Rifugio Caprari in ore 4.10 (si tratta di un itinerario con maggiore dislivello rispetto a quello qui descritto).

Più avanti troviamo due slarghi, uno per parte, al margine della strada e una panchina con la scritta Nembro (m. 1100). Poco dopo c'è un segnale stradale che vieta il transito agli automezzi da novembre ad aprile. La strada è ripida e varie cunette per lo scolo dell'acqua la attraversano costringendo le auto a ripartire quasi da fermo ogni volta. Pertanto, nel periodo invernale, occorre lasciare la macchina in questo punto anche perché questo tratto è in ombra e quindi è spesso ghiacciato.

Proseguendo, usciamo dal bosco e raggiungiamo un bivio (m. 1310). Alcuni segnavia indicano a sinistra con il percorso 220: Valle della Casera a ore 1.20, G.V.O. a ore 3.40, Lago Publino a ore 3.50; a destra: Alberi Monumentali e Località San Salvatore dove ci sono l'ex-rifugio Saffratti ed una chiesa, probabilmente la più antica di tutta la Valtellina (pare sia del principio del VI° secolo).
La stradina continua, alternando tratti su asfalto e cemento, dapprima nel bosco e poi allo scoperto tra prati, gruppi di baite e qualche fontana. Dietro cominciano ad apparire le cime della Val Masino e della Val Malenco.
Presso un tornante sinistrorso alcuni segnavia che invitano a proseguire indicano: Valle della Casera a ore 0.40, G.V.O. a ore 3.00, Lago Publino a ore 3.10.

Con un ultimo tratto sterrato raggiungiamo un'edicola del Parco delle Orobie Valtellinesi con una cartina della zona e parcheggiamo la macchina. Siamo in località Alla Cà (m. 1516).
I segnavia indicano a destra con il sentiero 221: Valle della Casera a ore 0.20, Lago della Casera a ore 0.50, Pizzo Campaggio a ore 2.50; e con il sentiero 220: Valle della Casera a ore 0.20, G.V.O a ore 2.30, Lago di Publino a ore 2.40. Altri cartelli indicano il Rifugio Caprari a ore 3-4 e l'agriturismo Stella Orobica a ore 0.50. Molti di questi segnavia indicano tempi decisamente stretti.

Seguendo le indicazioni e i bolli bianco rossi, in salita attraversiamo un prato ed entriamo in un bosco di radi larici.
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire.
Ad un bivio i bolli bianco rossi indicano di girare a sinistra (m. 1565).

Ritroviamo la sterrata, la attraversiamo e riprendiamo il sentiero (m. 1575).
Superiamo un tratto con maggiore pendenza (m. 1595).
Il sentiero si scompone in tre tracce e subito si ricompone (m. 1615).
Poco dopo torna a dividersi in tre solo per aggirare alcuni alberi (m. 1625).
Poi si sdoppia in due tracce parallele che dopo una diecina di metri si riuniscono (m. 1640).

Attraversiamo nuovamente la sterrata. Su di un albero un cartello indica l'agriturismo Stella Orobica (m. 1650).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido su di un largo sentiero.
Troviamo un pozzetto in cemento e ignoriamo un sentiero che si stacca alla destra (m. 1660).
Più avanti la pendenza diminuisce un poco. Il bosco ora è meno rado (m. 1685). Di tanto in tanto vediamo un bollo bianco rosso dipinto sul tronco di un larice.
Percorriamo quattro brevi tratti: in leggera salita, in salita, quasi in piano e nuovamente in leggera salita.

Torniamo a salire. Per un po' il sentiero è incassato nel terreno circostante (m. 1705).
Percorriamo una curva a sinistra quasi in piano (m. 1715).
Continuiamo con un lungo tratto in leggera salita.
Dopo alcuni metri quasi in piano torniamo a salire (m. 1745).
Proseguiamo tra radi larici con poca pendenza e con delle serpentine appena accennate.
Percorriamo pochi passi quasi in piano e riprendiamo a salire. Troviamo alcuni mucchi di pietre.

Seguendo una traccia tra l'erba, attraversiamo una radura. Volgendo lo sguardo, dietro vediamo i Corni Bruciati e il Disgrazia.
Dopo alcuni passi quasi in piano riprendiamo a salire. Passiamo accanto ad altri mucchi di pietre (m. 1800).
Lasciamo a sinistra un larice isolato (m. 1810).

Raggiungiamo una fontana con una lunga vasca abbeveratoio. Dalla sinistra arriva una sterrata. Alla destra, poco lontano, vediamo un baitello e una baita (m. 1815).
Continuiamo diritto, superando un tombino verde.
Il sentiero si divide in due tracce parallele, che passano accanto ad un mucchio di pietre, e poi si ricompone (m. 1840).

Arriviamo ad un bivio (m. 1850). Alcuni segnavia indicano diritto con il sentiero 221: Lago della Casera a ore 0.30, Pizzo Campaggio a ore 2.30; a destra con il sentiero 220: G.V.O a ore 2.10, Rifugio Caprari a ore 2.20, Lago di Publino a ore 2.20.
Andiamo a destra in leggera salita e ci immettiamo sul sentiero di servizio al canale di gronda che raccoglie le acque su questo versante della Valle del Livrio. Il sentiero è pianeggiante e procede tra larici e rododendri assecondando ogni minima ansa della montagna.
Percorriamo una curva a sinistra molto ampia.
Troviamo una roccia sporgente alla sinistra e alcuni massi alla destra.
Alla sinistra, una piccola frana è stata arginata con delle pietre.
Percorriamo un'ampia curva a destra.
Per un breve tratto, il tubo interrato del canale di gronda affiora dal sentiero.
Troviamo un baitello sulla destra.
Percorriamo una curva a sinistra. Passiamo su di una grata sotto la quale scorre l'acqua che scende verso una fontana con una lunga vasca.

Alla sinistra, in posizione sopraelevata rispetto al sentiero, vediamo il Bivacco Baita Calchera (m. 1853).
Poco dopo percorriamo due curve sinistra-destra, vicine tra loro.
Troviamo il primo tratto protetto a valle con una serie di paletti di ferro che reggono due cavi.

Subito dopo entriamo nella prima galleria e dopo 27 passi ne usciamo dall'altro lato.
Percorriamo una curva a destra con protezioni a valle. Un ruscello scende dalla sinistra su di un letto in cemento. Accanto c'è un casello sul muro del quale leggiamo: "La caccia è vietata con cani". Passiamo su di una grata.
Troviamo poi una lunga vasca in cemento, poco più in basso alla destra del sentiero.
Lasciamo un rudere alla sinistra.
Poco dopo troviamo un'altra presa d'acqua. Un ruscello scende dalla montagna e, dopo un breve tratto su fondo in cemento, entra in una griglia.

Percorriamo un tratto senza alberi e possiamo così vedere il susseguirsi delle cime lungo la sponda occidentale della valle. Partendo dalla destra (nord): Pizzo Pidocchio (m. 2329), Monte Vespolo (m. 2385), Cima Pizzinversa (m. 2419), Cima Sasso Chiaro (m. 2395), Punta Cerech (m. 2412) Cima Tonale (m. 2544) e Corno Stella (m. 2621). In basso vediamo un gruppo di tre case e una strada che sale a zig-zag verso un'altra casa isolata.
Torniamo nel bosco.
Per alcuni metri, un muretto in cemento di rinforzo scende alla destra del sentiero.
Usciamo dal bosco e poco dopo vi rientriamo.

Poco dopo, nuovamente allo scoperto, raggiungiamo un'altra presa d'acqua. Un torrente incanalato scende dalla sinistra accanto ad un casello in cemento, chiuso da una porta con una inferriata, sul muro del quale vediamo in numero 5. Alla destra ci sono delle protezioni con pali di ferro e tre cavi.
Continuiamo tra alberelli. Passiamo su di una griglia.
Attraversiamo un rivolo.

Il sentiero ora disegna un ampissimo tornante destrorso. Alla destra ci sono le protezioni con paletti di ferro e tre cavi. Alla sinistra troviamo delle gabbie contenenti pietre e una vecchia carriola arrugginita.
Poco dopo, in alto a sinistra, vediamo una baita. Un sentiero sale a raggiungerla.
Torniamo nel bosco.

Percorriamo una larga cengia scavata nella roccia, protetta a valle con paletti che reggono due cavi. Sia la parete alla sinistra che quella che scende alla destra sono verticali. Con una curva a destra arriviamo al termine della cengia.
Alterniamo due brevi tratti senza protezioni a valle ad altrettanti protetti. Alla sinistra ci sono delle rocce.

Raggiungiamo la più breve delle gallerie e la attraversiamo con solo 13 passi.
All'uscita, per alcuni metri ci sono le protezioni a valle.
Percorriamo una curva a destra.
Il sentiero alla destra precipita verticalmente. Superiamo una curva a sinistra senza protezioni a valle. Percorriamo un tratto con protezioni ed un altro senza.
Troviamo poi delle roccette alla destra.
Percorriamo una curva a sinistra protetta a valle da paletti che reggono tre cavi.
Troviamo un piccolo ruscello che scende tra le rocce ed entra nella presa d'acqua contrassegnata dal numero 6.

Subito dopo raggiungiamo la terza galleria e con 25 passi la attraversiamo.
All'uscita troviamo un'altra piccola presa d'acqua. Alla destra ci sono le protezioni con paletti che reggono due cavi.
Torniamo nel bosco.
Un'apertura tra gli alberi consente di vedere in basso a destra un muraglione con archi in cemento. Si tratta della decauville che collega lo sbarramento del Lago del Publino con quello della Val Venina.

Arriviamo alla quarta galleria, la più lunga e buia. Accendiamo le nostre pile a la attraversiamo con 177 passi.
All'uscita troviamo una presa d'acqua. Alla destra ci sono due tratti protetti separati da una roccia.

Troviamo poi un'altra presa d'acqua e la quinta e ultima galleria che attraversiamo con 65 passi.
Dopo l'uscita, alla sinistra troviamo delle rocce e alla destra le protezioni con paletti che reggono tre cavi.
Passiamo accanto a dei manufatti in cemento che parrebbero la base di alcuni vecchi tralicci. C'è anche un cartello le cui scritte sono state cancellate dal tempo.
Percorriamo un tratto tra gli alberi e torniamo allo scoperto.
Un torrente scende dalla sinistra e, anche in questo caso, l'acqua viene captata dal canale di gronda.
Dopo alcuni passi in leggera discesa ed altri in leggera salita torniamo a camminare in quasi in piano.
L'acqua di un ruscelletto entra in una griglia.

Prima di arrivare ad una vecchia baita, che vediamo poco più avanti, la scritta a terra "Publino" ed una freccia che punta a sinistra invitano a lasciare il sentiero fin qui percorso (m. 1840).
Saliamo tra cespugli ed alberelli che invadono il sentiero.
Dopo una curva a sinistra sentiamo il rumore di un ruscello provenire dalla destra.
Continuiamo poi tra erba e cespugli. La pendenza diventa abbastanza ripida (m. 1850).
Il sentiero si divide e si ricompone.

Troviamo subito un altro bivio (m. 1860). I bolli indicano il ramo alla destra tra gli alberi ma conviene proseguire diritto allo scoperto. Poi il sentiero si ricompone (m. 1875).
Seguiamo sempre i bolli bianco rossi perché il sentiero in alcuni punti è poco visibile tra l'erba.
La pendenza diminuisce un poco. Percorriamo alcuni zig-zag: sx-dx-sx-dx. Dietro sono sempre ben visibili il Disgrazia e i Corni Bruciati.
Saliamo tre gradini di pietra. Vediamo un bollo bianco, giallo e rosso.
Subito percorriamo un tornante sinistrorso.

Il sentiero inizia un traverso obliquo a sinistra.
Percorriamo due curve destra-sinistra vicine tra loro (m. 1890).
Lasciamo a sinistra un masso su quale vediamo un bollo bianco rosso.
Tra radi mughi e piccoli larici percorriamo un'ampia curva a destra (m. 1905).

Continuiamo con traverso obliquo a destra.
Raggiungiamo alcuni massi e giriamo a sinistra (m. 1935).
Poco dopo, davanti ad un masso con i bolli, continuiamo verso destra.
Dopo alcuni passi quasi in piano, percorriamo una curva a sinistra in leggera salita.

Guadiamo un torrente (m. 1950).
Proseguiamo dapprima con poca pendenza tra l'erba e poi in salita tra erba e radi alberi.
Continuiamo attorniati da cespugli di rododendro e roccette.
Percorriamo due brevi tratti quasi in piano intervallati da una breve discesa (m. 1965).
Torniamo a salire camminando tra cespugli di rododendro e alcuni larici.
Dopo una semicurva a sinistra la pendenza aumenta.

Al termine di questa salita, davanti vediamo dei ruderi. Senza raggiungerli pieghiamo subito a destra, quasi in piano (m. 1990).
Proseguiamo in leggera discesa tra l'erba (m. 1985) e poi in leggera salita tra pietre e rododendri.
Passiamo accanto ad alcuni massi.
Continuiamo dapprima in leggera discesa e poi quasi in piano (m. 1990).
Percorriamo una curva a sinistra. Davanti, in lontananza vediamo i tetti di due baite.
Proseguiamo in discesa.
Percorriamo una curva a destra.
In sentiero si divide e si ricompone.
Continuiamo in leggera discesa tra mughi e rododendri.

Guadiamo un torrente, agevolati dalla presenza di pietre affioranti dall'acqua (m. 1975). Su di un masso vengono indicate le due direzioni: S. Salvatore e Caprari.
Continuiamo quasi in piano tra gli alberi e poi in leggera discesa tra i cespugli.

Guadiamo un ruscello e continuiamo dapprima in leggera salita e poi quasi in piano. Davanti vediamo una baita e un traliccio dell'alta tensione (m. 1970).
Raggiungiamo la baita. Il vecchio edificio è privo della porta d'ingresso e pertanto può essere un buon riparo in caso di un improvviso acquazzone. Sul muro vediamo una freccia e la sigla "P6" (m. 1975).
Continuiamo diritto, quasi in piano, e transitiamo sotto ai cavi dell'alta tensione lasciando alla destra un traliccio.
Proseguiamo in leggera salita tra gli alberi (m. 1980).

Percorriamo due tratti in discesa intervallati da un tratto con minore pendenza e proseguiamo quasi in piano (m. 1970).
Dopo una curva a sinistra e un breve tratto in leggera discesa, continuiamo quasi in piano con una roccia alla sinistra.
Torniamo a scendere e superiamo una curva a sinistra.
Percorriamo un tratto in leggera discesa e uno in discesa.
Continuiamo quasi in piano tra i larici (m. 1955).

Ora camminiamo a mezza costa, dapprima tra l'erba e poi anche tra rododendri a radi larici. In alto, davanti verso destra, vediamo una baita.
Proseguiamo in leggera salita. Il sentiero si divide. La traccia alla sinistra scorre più in alto rispetto all'altra. Poco dopo si ricompone (m. 1965). Alle nostre spalle ci sono sempre i Corni Bruciati e il Disgrazia.
Guadiamo un ruscello (m. 1980).
Dopo un tratto in salita ne guadiamo un altro e proseguiamo con poca pendenza.
Quasi in piano, scavalchiamo un rivolo e pieghiamo a destra (m. 1995).
Dopo una curva a sinistra camminiamo tra foglie di rabarbaro che coprono il sentiero.

Costeggiamo il bordo di un valloncello nel quale, in basso a destra, scorre un ruscello (m. 2005).
Proseguiamo diritto, in leggera salita, seguendo qualche bollo.
Quasi in piano giriamo a destra e con un breve tratto in leggera discesa arriviamo al guado del ruscello. Lo troviamo con poca acqua, lo attraversiamo e riprendiamo a salire.
Camminiamo tra erba, rododendri e pietre.
Tra le rocce, saliamo rudimentali gradini di pietra bagnati dall'acqua di un rivolo.
Proseguiamo tra erba e pietre.
Continuiamo dapprima quasi in piano e poi con poca pendenza tra erba, rododendri e pietre (m. 2025).
Dopo una curva a sinistra riprendiamo a salire.

Giriamo a sinistra e, tra foglie di rabarbaro, raggiungiamo una vecchia baita (m. 2045).
Proseguiamo quasi in piano passando tra la baita ed una lunga vasca in cemento.
Scavalchiamo un rivolo.
Torniamo a salire. Il sentiero è bagnato dall'acqua di un rivolo.
Percorriamo due curve sinistra-destra vicine tra loro.

Saliamo in modo abbastanza ripido (m. 2065).
Percorriamo una curva a sinistra, all'interno di un piccolo avvallamento accanto al rivolo.
Continuiamo tra l'erba, con poca pendenza e con un'altra curva a sinistra. In basso a sinistra vediamo il tetto della baita da poco superata.
Riprendiamo a salire (m. 2075).
Passiamo tra due piccoli dossi rocciosi e subito giriamo a destra (m. 2090).
Proseguiamo in modo abbastanza ripido tra erba, rododendri e basse roccette affioranti dal terreno. Dietro vediamo buona parte della Valle del Livrio e, sul fondo, le cime della Val Masino e della Val Malenco.

Al termine della salita (m. 2115), davanti cominciamo a vedere il Rifugio Caprari e, poco più in alto, la diga del Lago del Publino.
Dopo un tratto quasi in piano, torniamo a salire su fondo roccioso.
Proseguiamo dapprima in leggera salita e poi quasi in piano. In basso alla destra vediamo il sentiero di fondovalle (m. 2130).

Poco più in basso alla destra del sentiero c'è una passerella di legno.
Percorriamo un tratto in salita, uno quasi in piano, uno in leggera discesa ed un altro quasi in piano (m. 2140).
In leggera salita superiamo una curva a destra tra pietre ed erba.
Continuiamo quasi in piano tra l'erba.
In discesa attraversiamo, uno dopo l'altro, un paio di ruscelletti (m. 2135).
Proseguiamo in leggera salita, lasciano a sinistra dei ruderi.

In salita raggiungiamo una vecchia baita con il tetto in lamiera (m. 2140). Su di una targa gialla affissa alla facciata leggiamo: "N. 1 Sentiero Bruno Credaro. Val del Livrio - Baita Scoltador m. 2048. A sinistra: Passo dello Scoltador m. 2454 h 1.15, diritto: Rifugio A. Caprari m. 2100 h 0.15". Accanto c'è una palina con segnavia che indicano a sinistra con il sentiero della G.V.O: Piattaforma dei muli a ore 1.20, Passo dello Scoltador a ore 1.20, Valle di Venina; dietro con il sentiero 220: Valle della Casera a ore 1.30, Parcheggio a ore 1.50, San Salvatore a ore 2.40. Continuiamo diritto quasi in piano.

Dopo un tratto in discesa tra roccette proseguiamo in leggera discesa tra erba, rododendri e pietre.
Continuiamo in discesa su fondo roccioso fino ad un bollo giallo-rosso con il segnavia 1 (m. 2125).
Riprendiamo a salire con il sentiero incassato tra roccette.
Alterniamo alcuni tratti quasi in piano ad altri in discesa o in leggera discesa.
Dopo una curva a destra scendiamo dei gradini di pietra e dopo una curva a sinistra proseguiamo quasi in piano.
Lasciamo a sinistra un rudere e scavalchiamo un rivolo.

Accompagnati da una staccionata protettiva alla destra, arriviamo al Rifugio Caprari (m. 2118).
Proseguiamo diritto e raggiungiamo una zona recintata e chiusa con un cancello, nella quale vediamo un edificio di servizio alla diga.
Giriamo a sinistra e saliamo una scalinata con gradini di pietra percorrendo alcuni zig-zag: sx-dx-sx-dx.
Continuiamo in leggera salita verso la diga a nord (quella più piccola).
Con cinque gradini in cemento la raggiungiamo e lasciamo a sinistra il camminamento chiuso da un cancello (m. 2135).

Proseguiamo alla destra del lago con un sentiero pianeggiante che collega le due dighe.
Dopo una ampia curva verso destra, troviamo una scalinata che scende al lago, una torre in cima alla quale c'è una casetta e la grande diga sul versante NW.
Troviamo anche il segnavia 1 giallo-rosso. Seguendolo scendiamo alcuni gradini e proseguiamo con un sentiero tra erba e mughi.
Dopo un breve tratto quasi in piano (m. 2130) percorriamo un tratto in discesa su pietrisco.
La discesa diventa ripida e arriviamo ai piedi della diga dove troviamo un pianoro con un prato e due tralicci. Senza attraversare il prato, giriamo a destra (m. 2115).
Ignoriamo una scalinata che scende dalla destra e che proviene dalla casa recintata di servizio alla diga che avevano visto subito dopo il Caprari. Prendiamo un sentiero che scende ripidamente a sinistra.
Percorriamo una curva a sinistra ed un tornante destrorso presso il quale si immette un altro sentiero che arriva dalla pianoro sotto la diga.

Continuiamo in discesa ma con minore pendenza. Costeggiamo un canale nel quale scorre dell'acqua che esce dalla diga. Alla sinistra ci sono delle protezioni con paletti verdi che reggono un cavo. Vediamo un bollo giallo-rosso.
Giriamo a sinistra e con un ponticello attraversiamo il canale. Proseguiamo quasi in piano (m. 2095).
Percorriamo un'ampia curva a destra aggirando una baita. Su di una parete vediamo un cartello giallo sul quale leggiamo: "N. 1 Sentiero Bruno Credaro. Val del Livrio - Baita dei Laghi m. 2093. Dietro: Passo dello Scoltador m. 2454 h 1.30; davanti: Passo del Tonale m. 2352 h 2". Il Passo del Publino non è indicato.
Continuiamo diritto con un'ampia curva a sinistra. Alla sinistra ci sono delle pareti di roccia; alla destra vediamo la Valle del Livrio.

Dopo una curva a destra proseguiamo camminando tra la montagna alla sinistra e un piccolo dosso alla destra che chiude la vista sulla vallata. Troviamo dei bolli bianco-rossi e giallo-rossi.
Terminato il dosso alla destra torniamo a vedere tutta la Valle del Livrio. Continuiamo tra pietre.
Percorriamo un tratto in leggera discesa ed un altro in leggera salita tra erba e pietre.
Quasi in piano attraversiamo un rivolo.

Su di una roccia alla sinistra (m. 2095) troviamo un cartello giallo sul quale leggiamo: "N. 1 Sentiero Bruno Credaro. Val del Livrio m. 2050. A sinistra: Passo del Publino m. 2368 h 1.20; diritto: Passo del Tonale m. 2352 h 1.40; dietro: Passo dello Scoltador m. 2454 h 1.45; a destra: Cantone (Albosaggia) m. 994 h 2.40". Alla sinistra sale un sentiero quasi verticale; non ci pare il caso di utilizzarlo e proseguiamo diritto in modo da aggirarlo, dapprima in leggera discesa e poi quasi in piano.
Tra rododendri percorriamo un ampio tornante sinistrorso, in leggera salita.

In basso alla destra vediamo un laghetto accanto al quale c'è un tavolo di legno con relative panche (m. 2100).
Giriamo a sinistra e cominciamo a salire ripidamente tra erba e alcuni rododendri. Il sentiero è ben tracciato ma è privo di bolli.
Continuiamo attorniati solo da cespugli di rododendro (m. 2115). Il sentiero si divide in due tracce; una che sale direttamente e l'altra che procede a zig-zag con minore pendenza. Ogni tanto si incrociano.
Più avanti il sentiero si ricompone. Continuiamo con pendenza minore, tra erba e pietre (m. 2140).

Percorriamo pochi passi in leggera salita lasciando alla destra una pietraia e subito riprendiamo a salire in modo abbastanza ripido (m. 2155).
Dopo una curva a destra e un breve tratto con poca pendenza percorriamo due curve a sinistra tornando a salire (m. 2175).
Proseguiamo in leggera salita.
In salita percorriamo un ampio tornante sinistrorso.
Continuiamo con un traverso, dapprima con poca pendenza e poi in salita.
Superiamo due tornanti, il primo verso destra (m. 2195) e il secondo verso sinistra (m. 2205).
Poco dopo percorriamo un tratto quasi in piano e mezza costa. Proseguiamo dapprima con poca pendenza e poi in salita.

Attorniati da un mare di rododendri superiamo un tornante destrorso (m. 2225).
Continuiamo con un traverso alternando due tratti con poca pendenza ad uno in salita.
Ora saliamo tra pietre e alcuni cespugli di rododendro. In basso a destra torniamo a vedere il laghetto con il tavolo e le panche (m. 2245).
Dopo un tornante sinistrorso continuiamo dapprima in leggera salita e poi in salita (m. 2255). Man mano che saliamo le pietre aumentano e i rododendri diventano più radi.
Continuiamo quasi in piano (m. 2270).
In leggera salita passiamo accanto ad un masso sopra al quale sono state ammucchiate delle pietre per formare un ometto.
In salita superiamo un tornante destrorso (m. 2280).

Percorriamo un tratto leggermente incassato tra le pietre. Alla destra, oltre un valloncello, vediamo una pietraia.
Continuiamo con due tornanti sinistra-destra vicini tra loro (m. 2295).
Per un tratto la traccia è quasi inesistente. Poi, in leggera salita tra le pietre, la ritroviamo.
Dopo pochi passi quasi in piano troviamo due massi a breve distanza uno dall'altro. Accanto al secondo giriamo a sinistra (m. 2315).

Pochi passi in discesa tra le pietre e, seguendo la traccia, continuiamo dapprima in leggera salita e poi quasi in piano passando tra due piccoli nevai.
Presso una semicurva verso destra passiamo accanto ad un ometto e torniamo a salire (m. 2315).
Troviamo un ometto all'inizio di un piccolo nevaio che possiamo attraversare o aggirare alla sinistra, sul lato a valle. Oltre il nevaio c'è un altro ometto (m. 2325).
Passiamo accanto ad un masso sopra al quale delle pietre ammucchiate formano un altro ometto.
Torniamo a salire.

Risaliamo una roccia liscia oppure la aggiriamo alla sinistra (m. 2335).
In basso, davanti, vediamo il Lago del Publino. Facciamo una sosta per ammirarlo. Tramite una cartina riusciamo anche a distinguere verso est le cime che dividono il versante orientale della Valle del Livrio dalla Val Venina; partendo da nord: Pizzo Campaggio (m. 2502), Cime Biorche (m. 2456), Pizzo di Sulghera (m. 2412), Pizzo Baitelli (m. 2496) e le Cime dello Scoltador ( m. 2573-2562).
Riprendiamo il cammino girando dapprima a destra e poi, in leggera salita, a sinistra (m. 2355).
Continuiamo camminando su pietruzze, a mezza costa, dapprima in salita, poi quasi in piano (m. 2385) e poi in modo abbastanza ripido.
Superiamo due tornanti sinistra-destra vicini tra loro (m. 2410).
Dopo un breve tratto con poca pendenza torniamo a salire in modo abbastanza ripido.
Percorriamo due tornanti sinistra-destra vicini tra loro (m. 2420).
Continuiamo con uno zig-zag sinistra-destra poi la pendenza diminuisce un poco (m. 2430).
In lievissima salita percorriamo una curva a sinistra tra erba e pietre (m. 2445).
Torniamo a salire tra le pietre.

Ci immettiamo sul sentiero (m. 2450) che collega il Passo del Publino (in basso a destra) alla cima del Pizzo Zerna (in alto a sinistra). Davanti vediamo la Val Sambuzza e i suoi laghetti e all'orizzonte la catena orobica; dietro la Valle del Livrio e le cime valtellinesi.
Prendiamo il sentiero che scende a destra e dopo sei tornanti raggiungiamo il Passo del Publino.
Giriamo a sinistra e passiamo accanto ad una palina con dei segnavia che indicano: Passo del Publino m. 2368; nella direzione dalla quale proveniamo, con il sentiero 219: Valle del Livrio, Incr. Gran Via delle Orobie a ore 1.15, San Salvatore a ore 4.
Continuando a scendere, poco dopo passiamo accanto a dei ruderi e raggiungiamo il bivacco.

Tempo impiegato: ore 5.30 - Dislivello: m. 1087 -250
Data escursione: luglio 2016

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