Bivacco Frattini

Il Bivacco Frattini è situato sulla cresta che divide la Valsecca dalla Valle dei Piani del Campo, sul Sentiero delle Orobie Orientali, nella tappa che con il sentiero 225 collega il Rifugio Calvi (m. 2015) al Rifugio Baroni al Brunone (m. 2295). Lo troviamo scendendo dal Passo di Valsecca (m. 2496) nel versante Seriano.
Si tratta di una costruzione in lamiera di colore rosso che dispone di nove posti letto con materassi e coperte, un tavolo, tre sgabelli, un piccone, una pala e una scopa.

Itinerario da Carona (sentieri 210 E, 225 EE)

Con la statale 470 percorriamo il fondovalle della Val Brembana fino al bivio di Lenna dove lasciamo a sinistra la strada che sale al Passo San Marco e continuiamo sulla destra con la provinciale 2 in direzione di Foppolo.
Dopo Branzi prendiamo la provinciale 5 che si stacca sulla destra e conduce a Carona.
Attraversando il paese troviamo diversi cartelli che indicano i rifugi della zona.
Prendiamo Via Locatelli con la quale, in salita tra gli alberi, arriviamo al tornante sinistrorso dove sulla destra inizia la strada dell'Enel chiusa al traffico (n. 210). Lasciamo la macchina ai bordi della strada e ci incamminiamo (m. 1220). Ricordo che il parcheggio è soggetto al pagamento di 2 euro al giorno tramite un "gratta e sosta" acquistabile presso gli esercizi commerciali di Carona.
I segnavia indicano: Frazione Pagliari, Rifugio Calvi, Rifugio Longo, Val Carisole, Rifugio Terre Rosse. C'è anche una bacheca con una cartina della zona.
Superiamo una stanga. Un segnale stradale vieta il transito agli automezzi.

Il primo tratto è asfaltato, quasi in piano, nel bosco. Alla sinistra c'è un muro di pietre. Alla destra ci sono delle protezioni con pali di ferro che reggono tre cavi.
Una mulattiera, che sale da destra passando dalla Baita del Sala, si unisce al nostro percorso. Alcuni cartelli indicano se i Rifugi Longo e Calvi sono chiusi o aperti. Iniziamo a salire.
Passiamo sotto tre cavi che attraversano la strada obliquamente, da destra verso sinistra. Dalla destra in basso sentiamo provenire il rumore del Brembo.
Incontriamo l'indicazione, in lettere romane, dei primi 800 metri di cammino. Alla destra c'è una panchina di legno (m. 1240).
Allo scoperto, ripassiamo sotto ai tre cavi, questa volta da sinistra verso destra. Ignoriamo un sentiero, con dei gradini di legno, che scende a destra accompagnato da una staccionata corrimano (m. 1255).
Torniamo nel bosco.
Alla destra ci sono delle protezioni con paletti di ferro dipinti di verde che reggono tre cavi (m. 1270).

Vediamo una piccola croce su una roccia alla sinistra e subito incontriamo l'indicazione del km. 1. Lasciamo a sinistra la cabina idroelettrica della presa di Pagliari (m. 1275). Le protezioni alla destra terminano. Dopo alcuni metri su cemento torniamo a camminare su asfalto.
Alla sinistra, più in alto, ci sono delle reti paramassi (m. 1285).
Percorriamo una semicurva verso destra camminando tra pochi alberi. Alla destra ci sono le protezioni con paletti che reggono tre cavi.

Usciamo dal bosco.
Presso una curva verso sinistra lasciamo a destra un traliccio (m. 1290).
Alla sinistra c'è una targa di marmo a ricordo di una persona deceduta. Due sentieri scendono a destra e i segnavia indicano con il secondo: Rifugio Calvi con il "sentiero estivo" n. 247 a ore 3.10, Lago di Val dei Frati con il sentiero n. 236 a ore 2.30, Passo di Aviasco con il sentiero n. 236 a ore 3.45; diritto con la sterrata n. 210: Rifugio Fratelli Calvi a ore 2.40, Rifugio Fratelli Longo a ore 2.40 (sentiero n. 224).
Proseguiamo in leggera salita lungo la strada e superiamo due semicurve destra-sinistra.

Lasciamo a sinistra una fontana con vasca e attraversiamo il piccolo borgo di Pagliari (m. 1313).
Un cartello preannuncia a 150 metri un sentiero alternativo.
Dopo una semicurva verso sinistra, dei segnali stradali indicano che la strada è dissestata e il ciglio è cedevole.
Poco dopo ignoriamo una strada che scende a destra. In leggera salita transitiamo sotto a tre cavi dell'alta tensione.
La strada diventa sterrata. Un segnale stradale avverte del pericolo di caduta pietre. Superiamo una curva verso destra (m. 1320).
Alla sinistra ci accompagna un vecchio muretto di pietre. In basso alla destra vediamo il torrente.

Un cartello segnala alla sinistra il sentiero alternativo per i Rifugi Calvi e Longo e la Val Sambuzza (m. 1330).
Superiamo una canalina per lo scolo dell'acqua collocata obliquamente di traverso alla strada (m. 1340).
Alla destra scende un muro a rinforzo della sede stradale. Nel muro sono stati conficcati degli spuntoni di pietra come fossero dei piccoli paracarri.
Superiamo un tratto tra gli alberi e torniamo a camminare allo scoperto (m. 1350).
Proseguiamo in salita. Alla sinistra c'è un muro e alla destra un guard-rail oltre il quale un ripido pendio erboso scende verso il torrente.
Con poca pendenza passiamo accanto a un segnale di pericolo generico (m. 1370).
Torniamo all'ombra degli alberi e troviamo una targa a ricordo di una persona deceduta (m. 1375).
In salita percorriamo una curva verso sinistra molto ampia. Alla destra ci sono le solite protezioni con pali di ferro verdi che reggono tre cavi.
Per un tratto, come protezione, ci sono solo gli spuntoni nel cemento alla destra e per un altro tratto i pali verdi che reggono tre cavi. Gli alberi sono radi (m. 1395).

Incontriamo l'indicazione del km. 2 nei pressi di una baita diroccata e torniamo a camminare tra gli alberi (m. 1410).
Poco dopo, all'esterno di un'ampia curva verso destra, troviamo la splendida cascata alimentata dal torrente che scende dalla Val Sambuzza; l'acqua, dopo averci rinfrescato con qualche spruzzo, attraversa la strada passando sotto un ponte (m. 1415).
Subito dopo alla sinistra c'è una bacheca con una cartina della zona.
La strada prosegue allo scoperto, con il fondo in cemento nel quale sono state incastrate alcune pietre lisce. Sul bordo destro ci sono alcuni spuntoni di roccia fissati nel cemento.
In basso alla destra, al limitare tra il prato e il bosco, vediamo una baita diroccata raggiungibile con un sentierino.
Un segnale stradale preannuncia una serie di tornanti. Ora il fondo stradale è solo in cemento (m. 1430).

Poco dopo trascuriamo una scorciatoia che sale a sinistra.
Torniamo tra gli alberi e percorriamo un tornante sinistrorso, all'inizio del quale alla destra ci sono le solite protezioni con pali verdi che reggono tre cavi mentre verso la fine c'è un muro di pietre a secco (m. 1435).
Per un tratto, la stradina si trasforma in una larga mulattiera con il fondo di pietre. La scorciatoia la attraversa da sinistra verso destra.
Torniamo a camminare su cemento. Alla sinistra c'è un corto guardrail. Percorriamo un tornante destrorso ignorando due sentieri che continuano diritto, il primo in discesa e il secondo in salita. Su di una parete di roccia il segnavia 210 a bandierina invita a proseguire con la strada (m. 1450).
Superiamo una canalina per lo scolo dell'acqua che attraversa obliquamente la strada. Alla destra ci sono gli spuntoni, prima di ferro e poi di roccia, infissi nel cemento.
Torniamo allo scoperto. Dalla destra si immette la scorciatoia. Subito dopo alla destra c'è un rudere.

Continuiamo con un ampio tornante destrorso all'esterno del quale alcuni segnavia indicano con il sentiero 209 che sale a sinistra: Incrocio Sentiero Orobie Occidentali 208 a ore 1, Lago Val Sambuzza a ore 2, Passo Publino a ore 3, Rifugio Terrerosse. A seguire ci sono una fontana con l'acqua che cade in un tronco scavato, l'inizio di una mulattiera e una vecchia baita con due cartelli sui quali leggiamo: "Località Dosso. Baita Birone". Alla destra ci sono le protezioni con pali verdi e tre cavi (m. 1470).
La strada prosegue con il fondo in cemento nel quale sono state incastrate alcune pietre lisce.
Poco dopo percorriamo un tornante sinistrorso all'esterno del quale ci sono le solite protezioni (m. 1475).
La pendenza è minima. Un segnale stradale indica il divieto di sosta da entrambi i lati. Lasciamo a sinistra una vecchia baita.
Superiamo un paio di canaline per lo scolo dell'acqua, di traverso alla strada.

Presso una semicurva verso sinistra molto ampia, alla destra c'è una bacheca con un cartellone intitolato "I colori delle Orobie" che mostra i fiori della zona e indica i loro nomi (m. 1485).
Un sentiero sale dalla destra. Alla sinistra c'è un muretto di pietre.
In alcuni punti camminiamo tra gli alberi, in altri allo scoperto.
Alla sinistra c'è un muretto di cemento. Alla destra, in alcuni tratti, ci sono gli spuntoni di roccia (m. 1495).
Continuiamo con poca pendenza e con un muretto di pietre alla sinistra.

In basso alla destra, oltre il torrente, vediamo una baitella di pietre (m. 1515).
Superiamo una canalina per lo scolo dell'acqua, di traverso alla strada.
Presso una curva verso destra un torrente scorre sotto alla strada. Alla sinistra c'è un muretto in cemento (m. 1525).
Subito dopo troviamo anche un rivolo e un ruscello che scendono dalla montagna e, intubati, passano sotto alla strada. Un muretto fa da protezione alla sinistra. Troviamo un'altra canalina in cemento di traverso alla strada e l'indicazione del Km. 3.
Alcuni metri più avanti rientriamo nel bosco (m. 1540).
Proseguiamo in salita.
Vediamo il segnavia 210 a bandierina e lasciamo a sinistra uno slargo tra le rocce (m. 1555).

Subito dopo ignoriamo un ripido sentiero che sale a sinistra all'inizio del quale ci sono dei gradini e una staccionata corrimano.
Per un tratto, alla destra ci accompagnano le protezioni con paletti di ferro verdi e tre cavi (m. 1560).
Su di una roccia vediamo il segnavia 210 a bandierina (m. 1575).
Un rivolo passa sotto alla strada in un tubo.

Alla sinistra, due cartelli marroni informano che siamo nel Parco Regionale Orobie Bergamasche, Alta Val Brembana Laghi Gemelli (m. 1585).
Alla destra, dopo un masso squadrato, ripartono le protezioni con paletti verdi e tre cavi.
Un torrente scende formando una piccola cascata e passa sotto alla strada (m. 1590).
Per un tratto, alla sinistra abbiamo un muro di pietre.
Poco dopo un sentiero scende a destra verso la Baita della Prida.
Alla destra, riprendono gli spuntoni di roccia al bordo della strada (m. 1600)
Un piccolo torrente scorre sotto alla strada. Alla sinistra c'è un muretto.

Poco dopo, presso un'ampia curva verso destra, la strada diventa sterrata (m. 1610). Due cartelli indicano con un sentiero che si stacca alla sinistra: Baitone Cai Sesto S. Giovanni, Rifugio Longo a ore 1.20.
Proseguiamo quasi in piano seguendo la strada al fresco di una pineta e troviamo l'indicazione del km. 3.6.
Percorriamo due curve verso sinistra. Presso la seconda, in basso a destra tra gli alberi, vediamo una casa. Poco dopo troviamo il sentiero che scende a raggiungerla.
Superiamo un'altra curva verso destra.
Percorriamo un tratto su cemento. Alla destra ci sono dei paletti di ferro (questa volta non colorati) che reggono tre cavi.
Il bosco termina e torniamo a camminare su sterrato.
Continuiamo con poca pendenza.

I segnavia indicano con un sentiero che si stacca alla destra: Sentiero delle Orobie a ore 0.30, Lago Val dei Frati a ore 1, Passo di Aviasco a ore 2.30 (m. 1625).
Alla destra per un tratto ci sono gli spuntoni di roccia che escono dal cemento a bordo strada.
Torniamo nel bosco.

Incontriamo l'indicazione del km. 4.
Ora alterniamo tratti al sole ad altri tra gli alberi.
Superiamo una curva a sinistra (m. 1630).
Su una parete di roccia alla sinistra una targa marmorea ricorda una persona scomparsa all'età di 35 anni.

Percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio, incassato nel terreno circostante (m. 1645).
Quasi in piano superiamo un tornante destrorso, rinforzato da due muri che scendono ai lati, sotto al quale scorre un torrente. Un cartello segnala a sinistra un sentiero che conduce al Baitone del Cai di Sesto.
Proseguiamo con pochissima pendenza e con un muro di pietre alla sinistra.
Lasciamo a destra uno slargo con un baitello e percorriamo un'ampia curva verso sinistra (m. 1650).

Troviamo l'indicazione del km. 4.4.
Continuiamo praticamente in piano alternando tratti dentro e fuori dal bosco.
Un ruscello passa sotto alla strada.
Presso una semicurva verso sinistra vediamo il segnavia 210 a bandierina dipinto su di una roccia.
Alla sinistra ci sono due pali in cemento che sostengono un cavo.
Continuiamo con una semicurva verso destra e due curve sinistra-destra.

Usciamo dal bosco. La valle si apre. Alla destra scorre il Brembo oltre il quale, nascosto da un rialzo del terreno, c'è il Lago del Prato. In alto a sinistra vediamo due tavoli di legno con relative panche.
Superata una curva verso sinistra arriviamo ad un bivio (m. 1655). I segnavia indicano davanti con il percorso n. 210: Rifugio F.lli Calvi a ore 1.20; a sinistra con il n. 208: Baita Casera Val Sambuzza a ore 0.40, Carisole a ore 2, Foppolo a ore 3.30, Baita Armentarga a ore 0.40, Rifugio F.lli Calvi a ore 1.30; a sinistra con il n. 224: Rifugio F.lli Longo a ore 1.15, Passo di Cigola a ore 2.30, Passo di Venina a ore 2.40; dietro con il n. 210: Carona a ore 1. C'è anche una bacheca con una cartina della zona. Continuiamo diritto.

Quasi in piano, dopo due semicurve sinistra-destra, attraversiamo il Brembo su di un ponte privo delle sponde ma con solo dei paletti di ferro alla destra.
Continuiamo con una curva a sinistra e un tornante destrorso molto ampio all'interno del quale si stacca una stradina che conduce ad una malga. [Il modo migliore per raggiungere il Lago del Prato è proseguire tra i prati oltre la malga.]
Seguiamo la sterrata e troviamo dei segnavia che indicano con un sentiero che si stacca alla sinistra: Rifugio F.lli Calvi a ore 1.20; dietro: Carona a ore 1, Foppolo a ore 3.30. Continuiamo con la sterrata che presso una curva a sinistra riprende a salire con il fondo in cemento.
Poco dopo la strada ritorna sterrata (m. 1670). Alla sinistra c'è un muro di pietre e in basso alla destra vediamo il Lago del Prato.
Per un breve tratto camminiamo su cemento e continuiamo su sterrato.

Incontriamo l'indicazione del km. 5 (m. 1680).
Alla sinistra ci sono delle rocce, poi ricomincia il muro. Percorriamo una curva verso destra.
Uno dopo l'altro, superiamo altri tre brevi tratti con il fondo in cemento e riprendiamo a camminare su sterrato.

La strada ora ha il fondo in cemento con delle pietre lisce incastrate (m. 1695).
Lasciamo a destra una stradina che scende verso una casa (m. 1700).
Alla sinistra, poco più in alto rispetto alla strada, vediamo delle pietre franate.
Poco dopo una semicurva verso sinistra, la strada torna ad essere sterrata. Transitiamo sotto a tre cavi dell'alta tensione (m. 1715).
Superiamo un breve tratto su cemento e pietre e riprendiamo a camminare su sterrato.
Subito dopo percorriamo un tornante sinistrorso molto ampio, incassato tra le rocce (m. 1730).
Su cemento percorriamo due semicurve destra-sinistra. Alla destra ci sono dei frammenti di roccia infissi a bordo della strada.

Per un tratto la strada diventa una mulattiera di pietre. Superiamo una semicurva verso destra (m. 1740).
Torniamo a camminare su cemento e superiamo una semicurva verso sinistra.
Due rivoli scendono dalla montagna e passano sotto alla strada che è protetta da un muretto (m. 1750).
Camminiamo allo scoperto con il bosco solo alla sinistra.
Presso una semicurva verso sinistra torniamo tra gli alberi (m. 1770).
Passiamo sotto ad un grande pino nato alla sinistra e cresciuto obliquamente sopra alla strada.
Poco dopo torniamo a camminare allo scoperto e con gli alberi solo alla sinistra.
Superiamo un tornante destrorso molto ampio (m. 1790).

Con il fondo sterrato, percorriamo un tornante sinistrorso passando tra due rocce (m. 1795).
Troviamo alcuni maggiociondoli. Lasciamo a sinistra uno slargo (m. 1800).
Dopo un tratto allo scoperto torniamo tra gli alberi. Il fondo è in cemento (m. 1810).
Usciamo dagli alberi e superiamo due semicurve destra-sinistra (m. 1820). Nel cemento, al bordo destro della strada, in alcuni punti ci sono degli spuntoni di roccia e in altri dei paletti di ferro.
Un vecchio segnavia, affisso al tronco di un pino, preannuncia il sentiero per i Laghi Gemelli (m. 1830).
Poco dopo vediamo questo sentiero che scorre parallelo in basso alla destra mentre più sopra alla sinistra ci sono delle pareti di roccia verticali.

Arriviamo al punto in cui il "sentiero estivo", che avevamo lasciato prima di Pagliari, si immette dalla destra (m. 1845). I segnavia indicano diritto con la strada: Rifugio Calvi a ore 0.50 (210/213), Rifugio Longo a ore 1.40 (208/258); dietro: Carona a ore 1.30 (210); a destra con il sentiero 213: Sentiero Estivo per Carona a ore 2, Rifugio Laghi Gemelli a ore 2.30, Passo di Aviasco a ore 4.
Su di una pietra vediamo un segnavia rosso-bianco-rosso a strisce orizzontali.
Poco dopo riprendiamo a camminare su sterrato, quasi in piano (m. 1875).
Superiamo due serpentine destra-sinistra e continuiamo con poca pendenza tra erba e radi alberi. Alla sinistra c'è un muretto di pietre a secco.
Dopo un tratto con il fondo in cemento e una semicurva verso sinistra, torniamo a camminare su sterrato e percorriamo un tornante destrorso (m. 1895).

Ad una biforcazione prendiamo la strada alla sinistra, quasi in piano. Un segnale stradale indica il divieto di transito ai veicoli. In alto verso sinistra vediamo una baita e un rudere (m. 1900).
Poco dopo un'altra sterrata si stacca a sinistra. I segnavia indicano diritto: Rifugio Calvi; a sinistra: Rifugio Longo, Alpe Mersa. Nei prati alla sinistra vediamo alcune vecchie baite e stalle dell'alpeggio.
Presso una curva verso sinistra superiamo una stanga che troviamo alzata.
In leggera discesa percorriamo una curva verso destra e transitiamo sotto a tre cavi dell'alta tensione.
Continuiamo quasi in piano.
In leggera salita passiamo sotto ad un cavo.
Superiamo una stanga che troviamo alzata (m. 1905).
Proseguiamo quasi in piano.
Dopo una semicurva verso destra riprendiamo a salire.
Sull'altro lato della valle vediamo la sterrata n. 224 per il Rifugio Longo.

Dopo un tornante destrorso (m. 1920) continuiamo con maggiore pendenza fino al successivo tornante sinistrorso (m. 1940).
Superiamo un tratto con poca pendenza e proseguiamo in salita. Alla sinistra della strada c'è un canalino in cemento.
Percorriamo due tornanti sinistra-destra a poca distanza uno dall'altro (m. 1955).

In leggera salita arriviamo ad un bivio. Troviamo chiusa la strada alla destra verso la diga del Lago Fregabolgia e proseguiamo verso sinistra quasi in piano costeggiando il lago che vediamo più in basso con ben poca acqua rispetto alla possibile capienza e all'altezza della diga (m. 1960).
In alto, alla sinistra della strada, ci sono delle pareti di roccia verticali.
Giunti quasi in fondo al lago, dopo un tratto in leggera salita torniamo a camminare quasi in piano (m. 1970).
Superiamo una serpentina destra-sinistra attorniati da erba e roccette.
Per un tratto il fondo è in cemento con qualche pietra poi torniamo a camminare su sterrato alternando tre tratti in leggera salita ad altrettanti quasi in piano (m. 1980). Davanti cominciamo a vedere il Rifugio Calvi. Alla sinistra vediamo il Diavolo e il Diavolino.

La sterrata scorre alta rispetto al valloncello alla sinistra e alla parte finale del lago alla destra.
Percorriamo pochi passi in salita su fondo roccioso.
Continuiamo dapprima quasi in piano e poi in leggera salita.
Dopo una curva verso destra superiamo un tratto in salita ed uno con minore pendenza (m. 1995).
Proseguiamo con il fondo in cemento lasciando a sinistra una valletta.
Vediamo un segnavia a strisce orizzontali su di una roccia.
Continuiamo quasi in piano su sterrato.

In basso a sinistra vediamo il Lago Rotondo. I segnavia indicano a sinistra con il sentiero 208: Lago del Prato a ore 1, Passo Croce a ore 4.30, Foppolo a ore 5.15.
Passiamo tra due pilastrelli di pietra.
Pochi metri più avanti c'è il Rifugio Calvi (m. 2015). Alla sinistra, accanto ad una bacheca con una cartina della zona, alcuni segnavia indicano con un sentiero che scende verso il lago: Rifugio Brunone a ore 5, Rifugio Longo a ore 2. Prendiamo questo sentiero.
Su di una pietra vediamo i segnavia 246 e 225. Superiamo una curva verso sinistra.
Il sentiero si sdoppia e dopo una diecina di metri si ricompone.
Nuovamente, per altre due volte, si divide ma subito si riunisce.
Superiamo due tornanti destra-sinistra (m. 1995).
Su di una pietra nel mezzo del sentiero vediamo un bollo bianco-rosso.
Dopo un tratto in leggera discesa, quasi in piano e con serpentine appena accennate iniziamo a costeggiare il Lago Rotondo situato poco sotto alla destra (m. 1980).
Vediamo un bollo bianco-rosso.
Superiamo una semicurva verso destra.

Raggiungiamo un ponticello in cemento, con protezioni ai lati realizzate con paletti di ferro dipinti di verde che reggono tre cavi alla sinistra e due alla destra, tramite il quale passiamo sopra alla chiusa che blocca l'emissario del lago (m. 1980).
Subito dopo, una freccia invita a risalire per un breve tratto le roccette alla sinistra.
Continuiamo con pochi passi quasi in piano (m. 1985) seguiti da altrettanti in discesa mentre il sentiero si divide e si ricompone.
Proseguiamo in leggera discesa (m. 1975).
Presso una semicurva verso sinistra un rivolo attraversa il sentiero (m. 1970).
Continuiamo con poca pendenza. Di tanto in tanto troviamo un bollo bianco-rosso.
Dopo pochi passi in salita su fondo roccioso continuiamo con poca pendenza su sentiero sterrato.

Quasi in piano passiamo accanto ad un grande ometto e percorriamo una curva a destra (m. 1975).
In leggera discesa, camminiamo sopra delle rocce lisce.
Proseguiamo in discesa. Ad una biforcazione, i bolli indicano di tenere la sinistra ma possiamo utilizzare entrambe le direzioni infatti poco dopo i due percorsi si riuniscono.
Continuiamo su sentiero con due semicurve destra-sinistra.

Superiamo una curva verso destra e proseguiamo tra gli alberi, quasi in piano (m. 1970).
Il sentiero si divide, si ricompone e continua in leggera salita.
Superiamo uno zig-zag sinistra-destra.
Lasciamo a sinistra una roccia con i bolli.
Il sentiero nuovamente si sdoppia, si riunisce e per un tratto diventa una mulattiera.
Continuiamo su sentiero sterrato con delle serpentine appena accennate.
In leggera discesa attraversiamo un rivolo (m. 1950).

Lasciamo a sinistra un ometto e risaliamo un valloncello; davanti vediamo il Pizzo del Diavolo.
Percorriamo una serpentina destra-sinistra.
Al termine di questa salita (m. 1970), in discesa percorriamo un'altra serpentina sinistra-destra
Continuiamo dapprima quasi in piano e poi in leggera discesa. Alla sinistra il pendio scende ripidamente tra alberelli. Davanti vediamo il Diavolo, il Diavolino e il Grabiasca.
Superiamo un breve tratto in leggera salita ed uno in leggera discesa. Proseguiamo con lievi saliscendi.

Il sentiero attraversa un prato dapprima quasi in piano e poi in leggera discesa (m. 1950). Si divide in due tracce parallele e dopo una diecina di metri si ricompone.
Scavalchiamo un ruscelletto (m. 1945). Dopo un tratto in leggera salita ed uno in leggera discesa, ne superiamo un altro.
Con poca pendenza arriviamo al termine del prato.

Per un tratto camminiamo in un largo sentiero con le rocce ai lati.
In salita, passiamo accanto ad un cartello che segnala il divieto di caccia (m. 1950).
Continuiamo con poca pendenza. Davanti spunta il tetto di una baita. Alla sinistra, sotto al Pizzo del Diavolo, vediamo una cascata.

Passiamo tra un rudere alla sinistra e una vecchia baita semi diroccata alla destra (m. 1960).
Il sentiero, diviso in due tracce, scende verso un torrente dove su di una pietra vediamo due frecce bianche che indicano verso sinistra e dietro. Camminando su alcune pietre affioranti attraversiamo il torrente da destra verso sinistra.
In leggera salita superiamo una curva verso sinistra.
In leggera discesa scavalchiamo un rivolo e proseguiamo in salita
Percorriamo due curve sinistra-destra (m. 1965).
Camminiamo su fondo roccioso, in posizione sopraelevata rispetto alla zona circostante. Alla sinistra, il torrente forma una cascatella.
Il sentiero prosegue sterrato e con qualche pietra, quasi in piano, con serpentine appena accennate.
Attraversiamo un rivolo.
Alla sinistra vediamo un nevaio che copre il letto di un torrente in secca (m. 1975).

In leggera salita arriviamo ad un bivio dove troviamo dei vecchi segnavia e delle scritte sulle pietre che indicano i seguenti sentieri, tutti per escursionisti esperti: a sinistra il sentiero 246 per il Rifugio Longo a ore 2; diritto il sentiero 225 per il Passo di Valsecca a ore 2 e per il Rifugio Brunone a ore 4.30; dietro il sentiero 225/246 per il Rifugio Calvi a ore 0.30. Continuiamo diritto in salita (m. 1980).
Seguendo una freccia ricurva attraversiamo il torrente in secca.
Proseguiamo con un sentiero tra erba e pietre.
Percorriamo una curva verso destra (m. 1990).

Lasciamo a sinistra un dosso. Subito dopo, piegando un po' a sinistra, risaliamo una piccola valletta.
La pendenza aumenta (m. 2015). Saliamo con serpentine appena accennate. Davanti vediamo il Diavolo e il Diavolino.
Al termine della salita (m. 2035) troviamo un masso con la targa e la foto di Franco Togni [1960-2016]. Accanto c'è anche la medaglia di primo classificato alla Cinque Mulini 2012.

Davanti abbiamo una conca e, in lontananza, vediamo una cascata.
In leggera discesa superiamo una semicurva verso sinistra.
Dopo un breve tratto in leggera salita (m. 2030) percorriamo una curva verso destra e ci affianchiamo al Torrente Brembo.
Poco dopo, cerchiamo il punto migliore per guadarlo e lo attraversiamo da destra verso sinistra.
In leggera salita, proseguiamo tra erba, pietre e massi completando l'attraversamento della conca.

Due frecce su di una pietra indicano a sinistra il Brunone e dietro il Calvi. Pieghiamo pertanto a sinistra e riprendiamo a salire (m. 2035).
Davanti, più in alto, vediamo un solitario albero.
Poco dopo ne vediamo un altro alla sua destra.
Percorriamo un tornante destrorso (m. 2065).
Il sentiero si divide in più tracce e si ricompone (m. 2075).
Dopo un tratto con poca pendenza riprendiamo a salire e superiamo uno zig-zag sinistra-destra su fondo roccioso.
Continuiamo in leggera salita. In questo punto il sentiero è acciottolato.
Superiamo una curva verso sinistra con il sentiero diviso in due e proseguiamo in salita. Davanti vediamo i due alberi solitari.

Percorriamo un tornante destrorso (m. 2095). Davanti vediamo i Diavoli e il Poris mentre l'intaglio del Passo di Valsecca per il momento solo si intuisce.
Alla destra, delle pietre su di un masso formano un ometto (m. 2105).
In salita, pieghiamo a destra tra alcuni massi (m. 2115) e subito dopo a sinistra tornando in direzione del passo.
In un tratto con pendenza minima attraversiamo un rivolo (m. 2130).
Camminiamo su di una lastra di roccia.
Proseguiamo in salita. Davanti vediamo una cascata e pieghiamo a sinistra (m. 2145).
Per due volte il sentiero si divide e si ricompone; la seconda passando accanto ad un masso sormontato da alcune pietre per formare un ometto (m. 2150).
Dopo una semicurva verso destra saliamo in modo abbastanza ripido.

Raggiungiamo quello apparentemente sembra un bivio. Un bollo bianco-rosso è stato dipinto alla sinistra ma il percorso continua verso destra (m. 2170). Andiamo a destra e poco dopo un altro bollo conferma la corretta direzione.
Camminiamo sopra delle rocce lisce.
Davanti alla cascata pieghiamo a sinistra e continuiamo tra erba e pietre (m. 2175).
Il sentiero è bagnato da un rivolo.
Percorriamo un ampio tornante destrorso e continuiamo con delle serpentine (m. 2185).
Superiamo un tratto abbastanza ripido (m. 2190).

Presso un tornante sinistrorso lasciamo a destra una roccetta composta da lastre verticali (m. 2200).
Continuiamo a zig-zag: dx-sx-dx.
Percorriamo un altro tornante sinistrorso con il torrente che alla destra si infila in una gola formando una cascata.
Subito dopo, risaliamo o aggiriamo alla sinistra una roccia liscia.
Proseguiamo in salita con il torrente alla destra. Il sentiero si divide e si ricompone.
Percorriamo un tornante destrorso e una curva verso sinistra vicini tra loro (m. 2210).
Camminiamo tra erba e alcune pietre, ad alcuni metri di distanza dalla gola nella quale scorre il torrente.
Il sentiero se ne allontana ma dopo una curva verso destra si avvicina nuovamente (m. 2215).

Con un tornante sinistrorso volgiamo le spalle al torrente (m. 2225).
Proseguiamo a zig-zag: dx-sx-dx.
Continuiamo in modo abbastanza ripido su fondo roccioso costeggiando la gola con il torrente.
Percorriamo un breve tratto in leggera salita seguito da un altro breve tratto ripido.
Continuiamo in leggera salita. Terminata la gola, camminiamo a fianco del torrente (m. 2245).
Dopo un tratto in salita proseguiamo con poca pendenza.
Passiamo accanto ad un masso, formato da lastre di pietra, sul quale vediamo il segnavia 225 a bandierina (m. 2260).
Dopo un breve tratto in salita torniamo a camminare con poca pendenza.

Una diecina di metri prima di arrivare al punto in cui il Torrente Brembo compie un altro salto, lo guadiamo verso destra (m. 2265).
Dopo il guado giriamo a sinistra e riprendiamo a salire.
In leggera salita passiamo accanto a delle pietre collocate sopra una roccetta per formare un ometto.
Con una curva a destra volgiamo le spalle al torrente e proseguiamo in salita (m. 2270).
Superiamo uno zig-zag sinistra-destra.
Continuiamo quasi in piano (m. 2290).

Lasciamo alla destra un laghetto di forma allungata, poco profondo. In alto verso destra cominciamo a vedere il Passo di Valsecca che si apre tra il Diavolino e il Poris.
Alla fine del laghetto, superiamo uno zig-zag sinistra-destra e riprendiamo a salire.

Raggiungiamo un bivio (m. 2300). I segnavia indicano a sinistra con il sentiero 248: Passo Selletta a ore 0.50, Rifugio Longo a ore 1.30; a destra con il sentiero 225 EE: Bivacco Frattini a ore 1, Rifugio Brunone a ore 3.30; dietro con il sentiero 225 EE: Rifugio Calvi a ore 1.10. Le stesse indicazioni accompagnate da frecce rosse sono riassunte su di un masso. Andiamo a destra.
Poco dopo, un altro sentiero si stacca alla sinistra. Le scritte su due pietre indicano a sinistra: P. Diavolo; diritto: 225. Alla sinistra c'è una valletta nella quale si adagia il torrente. Lo costeggiamo camminando alla sua destra, quasi in piano.

Due torrenti si uniscono presso un ponticello senza le sponde, alto e largo circa un metro, con il quale passiamo alla loro sinistra (m. 2305).
Percorriamo un tratto in leggera salita, uno quasi in piano ed uno in leggera discesa.
Continuiamo in leggera salita passando accanto a due ometti (m. 2010-2030).
Dopo un tratto quasi in piano proseguiamo con poca pendenza.

In salita raggiungiamo un nevaio e per po' camminiamo alla sua sinistra alternando due tratti quasi in piano ad uno in leggera salita (m. 2340).
Quando il sentiero si infila sotto alla neve (m. 2360) dobbiamo valutare se attraversare il nevaio o aggirarlo. Poiché non vediamo tracce di recenti passaggi sopra alla neve scegliamo la seconda ipotesi. Saliamo pertanto a sinistra tra sfasciumi, poi giriamo a destra (m. 2370) e sempre costeggiandolo, dapprima tra pietrisco e poi al margine della neve, scendiamo fino a riprendere il sentiero (m. 2360).
Proseguiamo in salita. Il sentiero ha il fondo di pietrisco.
Dopo alcuni metri quasi in piano torniamo a salire (m. 2375).
Con pochi passi giù e su superiamo un solco nel terreno. Davanti abbiamo la verticale parete del Poris.
Il sentiero si divide in due tracce parallele e si ricompone (m. 2395).
Percorriamo due tornanti sinistra-destra vicini tra loro (m. 2400).

Saliamo in modo abbastanza ripido.
Superiamo uno zig-zag sinistra-destra.
Vediamo un bollo su di un masso che possiamo aggirare da entrambi i lati (m. 2410).
La pendenza diminuisce un poco e percorriamo due curve sinistra-destra.
Riprendiamo a salire in modo abbastanza ripido. Superiamo una curva verso sinistra (m. 2430).
Presso una curva verso destra vediamo un segnavia ricurvo (m. 2435).
Dopo un breve tratto con pendenza minima riprendiamo a salire e superiamo, uno dopo l'altro, tre solchi nel terreno, ogni volta con un due o tre passi in discesa e altrettanti in salita (m. 2450).
Continuiamo con uno zig-zag sinistra-destra (m. 2475). Poco dopo, in modo abbastanza ripido, ne superiamo un altro (m. 2480).
Presso il successivo zig-zag sinistra-destra, troviamo una traccia che, salendo diritta, si innesta.

Raggiungiamo il Passo di Valsecca (m. 2496). Delle scritte e delle frecce rosse dipinte sulle rocce indicano davanti: Brunone; dietro: Calvi 225, Longo 248.
Iniziamo a scendere e subito troviamo un bivio. Altre scritte indicano diritto: Brunone; a destra: 255 Grabiasca, P. Poris. Davanti cominciamo a vedere il Bivacco Frattini sulla cresta che scende verso il P. Tendina.
Scendiamo ripidamente. Il sentiero si divide e si ricompone.
Su scivoloso ghiaietto percorriamo una curva verso sinistra, seguita da un traverso in leggera discesa su stretto sentiero e da una curva verso destra (m. 2455).
Continuiamo in discesa.

Ora il sentiero scende quasi in verticale, incassato nel terreno, per circa quatto metri. Cerchiamo di disarrampicare utilizzando alcuni appigli e con qualche fatica arriviamo in basso (m. 2445).
Dopo un tratto in leggera discesa, proseguiamo in discesa.
Presso una curva verso destra attraversiamo un canalino (m. 2430).

Torniamo a scendere ripidamente e raggiungiamo un canalino innevato nel quale scorre un piccolo torrente che dobbiamo attraversare. Onde evitare che la neve ceda al nostro passaggio, preferiamo aggirarla scendendo alcuni metri alla destra e, dopo il guado, risaliamo lungo l'altra sponda per riprendere il sentiero (m. 2410).
Continuiamo in discesa con pendenza abbastanza ripida.
Superiamo una curva verso sinistra, seguita da una verso destra con il sentiero diviso in due che subito dopo si ricompone (m. 2375).
La pendenza diminuisce un poco.
Attraversiamo un ruscelletto (m. 2360).
Passiamo accanto ad una roccia sulla quale è stata tracciata la scritta: Sentiero delle Orobie 225.
Proseguiamo quasi in piano, a mezza costa, con un ripido pendio che scende alla destra.
Continuiamo in discesa e poi in leggera discesa. Da questo punto il bivacco non è visibile.
Quasi in piano superiamo una semicurva verso sinistra (m. 2345).

Il sentiero continua diritto ma, seguendo i bolli, saliamo verso sinistra in modo abbastanza ripido.
Dopo un breve traverso quasi in piano verso destra, giriamo a sinistra e torniamo a salire in modo abbastanza ripido.
Arriviamo in cresta (m. 2365) e torniamo a vedere il bivacco, più in basso.
Seguiamo la cresta dapprima in leggera discesa e poi in discesa. Per ora è larga circa tre metri ma già vediamo che più in basso si restringe.
Superiamo due zig-zag destra-sinistra, il secondo dei quali scendendo ripidamente (m. 2350).
Continuiamo con altri zig-zag.
La pendenza diminuisce e la cresta si restringe (m. 2335).
Per un tratto camminiamo un poco alla sinistra della cresta.
Troviamo una corda stesa a terra e con i capi fissati a due picchetti di ferro, assicurati dalla quale per un tratto passiamo alla destra della cresta (m. 2330).
Continuiamo alternando tratti quasi in piano ad altri in leggera discesa. La cresta è larga circa un metro; meglio non guardare il precipizio da entrambi i lati.
Aggiriamo una roccetta alla destra e poco dopo un'altra alla sinistra sulla quale troviamo una targa con un nome: Angela e una data: 2007.
Poi la cresta si allarga e tra l'erba raggiungiamo il bivacco.

Tempo impiegato: ore 6 - Dislivello m. 1425 -370
Data escursione: luglio 2018

Escursioni/Ascensioni partendo dal Bivacco:


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